IL MARCHIO(NNE) DI FABBRICA DI RIGOR MONTIS - L’ALLEANZA FRA I CENTRISTI E IL PD SI PROSPETTA ANCHE PIÙ STRANA DI QUELLA CHE TENEVA INSIEME IL DISASTRATO GOVERNO PRODI - POTREBBE AVVENIRE L’IMPENSABILE, E CIOÈ CHE RIGOR MONTIS, FORTEMENTE SPALLEGGIATO DALLA FIAT DI MARPIONNE, POSSA RITROVARSI NELLA STESSA COALIZIONE DI GOVERNO INSIEME AI SINDACALISTI DI FIOM E CGIL, ARRUOLATI NELLE FILE DI SEL…

Paolo Bracalini per "Il Giornale.it"

Un inedito asse di governo Fiat-Fiom, Marchionne-Cgil? Si profila uno scenario interessante nel probabile accordo post elettorale tra Pd-Sel e lista Monti-Montezemolo, una maggioranza ben più strana della «strana maggioranza» che ha sostenuto per un anno il premier.

Bersani ha dalla sua la Camusso (i voti mobilitati dalla Cgil hanno permesso al segretario di neutralizzare il pericolo Renzi alle primarie), molti candidati Pd, anche capilista, vengono dalla Cgil, che dunque avrà voce in capitolo sull'eventuale governo Bersani, mentre Vendola candida alla Camera il segretario nazionale Fiom Giorgio Airaudo, e capolista di Sel è uno dei tre operai licenziati dalla Fiat di Marchionne a Melfi. Ovvero proprio là dove Mario Monti ha inaugurato il mese scorso la sua campagna elettorale, insieme a Marchionne, ad Fiat, e al presidente John Elkann, entrambi generosi di lodi - ricambiate - per «la credibilità ritrovata con Monti» (Elkann) e il «coraggio, chiarezza e lungimiranza della sua agenda» (Marchionne). Tutto il contrario della Camusso, non invitata, e di Airaudo, candidato Fiom-Sel, che previde: «In campo si vedono già le tre M: Monti, Montezemolo, Marchionne». Non parrebbero le migliori fondamenta per un'alleanza di governo, ma in politica tutto è possibile.

Per ora, in campagna elettorale, quel che conta è prendere voti, e per farlo si accettano di buon grado gli endorsement eccellenti. Marchionne a Detroit è stato diplomatico («Ho sostenuto Monti ma ora è una fase diversa»), per realpolitik aziendale di fronte all'incognita elezioni, ma nei mesi scorsi non ha mai nascosto l'appoggio a Monti (a ottobre: «Spero che Monti stia in carica per sempre»), come pure all'eventuale impegno di Montezemolo («Luca in politica? L'Italia ha bisogno, io lo voterei»), presidente della Ferrari e oggi principale partner politico di Monti nonché suo motore elettorale con Italia Futura.

Un sostegno, insomma, da parte della Fiat (proprietaria della Ferrari montezemoliana) che secondo alcuni potrebbe essere fatto non soltanto di pacche sulle spalle, come racconta sul giornale on line Linkiesta Marco Alfieri, firma economica proveniente dalla Stampa, quotidiano della Fiat: «Anche qui è il network del ferrarista Montezemolo a fare da collettore.

L'obiettivo è raccogliere tra i 15 e i 20 milioni di euro. Chiaro che una Fiat bisognosa di sponde racconta chi sa potrebbe scambiare un po' di nuova cassa integrazione con un aiuto finanziario per la campagna elettorale...». Chi si occupa del fund raising, cioè della raccolta dei finanziamenti per la Lista Monti è una persona di Italia Futura, Orietta Palumbo, già consigliera di Interporto Campano Spa presieduto da Gianni Punzo, socio fondatore dei treni Ntv con Montezemolo.

Dunque lista Monti ovvero partito Fiat-Ferrari? Sintesi troppo frettolosa. Certo, c'è molta ex Fiat col premier Monti, e la Stampa è il giornale più decisamente pro Monti, mentre Corriere e Repubblica sembrano averlo mollato dopo la discesa in campo. Monti stesso è stato membro del Cda di Fiat Spa, per cinque anni (1988-1993). E nel partito di Monti si riconosce un po' dello storico marchio di Torino. C'è Luca Cordero di Montezemolo, ovviamente, ex presidente della Fiat, ma anche Enrico Bondi, uno degli uomini di cui Monti si fida di più, a lungo manager Fiat (e controllate). Anche nelle liste montiane-montezemoliane si trovano tracce Fiat.

Candidato montiano è l'ex direttore del Sole24Ore Ernesto Auci, a lungo capo delle relazioni esterne di Fiat, come candidato è anche Alberto Bombassei, già in corsa (poi battuto da Squinzi) alla presidenza di Confindustria con l'appoggio della Fiat, clamorosamente uscita da Confindustria (ma «con Bombassei rientriamo» aveva detto Marchionne). Da citare anche l'endorsement pro Monti dell'ex presidente della Fiat Paolo Fresco, dopo la delusione della vittoria di Bersani su Renzi, da lui sostenuto alle primarie del Pd. Tutto un mondo che orbita attorno al Lingotto, e che potrebbe ritrovarsi alleato coi «giovani turchi» di Fassina, con Camusso, Vendola, Airaudo e gli ex operai Fiat licenziati e diventati onorevoli, parigrado dei «padroni». Una strana maggioranza per davvero.

 

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