L’ULTIMA DI MARPIONNE (BASTA! MEJO UNA FINE SPAVENTOSA CHE UNO SPAVENTO SENZA FINE) - IL RILANCIO DI ALFA ROMEO NEGLI USA RINVIATO AL 2014 E NON NELLA SECONDA METÀ DEL 2012 COME PREVISTO, A CAUSA DELLA CRISI EUROPEA - DI PIETRO ANCORA SPRECA IL FIATO: “DEVONO SPIEGARCI QUANDO LA FIAT HA INTENZIONE DI FARE GLI INVESTIMENTI, QUALI SONO I MODELLI INNOVATIVI E DOVE INTENDE PRODURLI” - BONANNI ESULTA, LA CAMUSSO INVECE: “NON È CAMBIATO NIENTE”…

Da "Ansa.it"

Sergio Marchionne rilancerà l'Alfa Romeo negli Stati Uniti nel 2014 e non nella seconda metà del 2012 come previsto, a causa delle difficoltà del settore in Europa. Secondo il Wall Street Journal online che cita concessionari che hanno assistito all'ultimo briefing dell'ad a Las Vegas, la Fiat conta di iniziare l'operazione rilancio con un'auto sportiva a due posti e poi una berlina d'alta gamma, la Giulia. Il primo modello sarà costruito in Italia, il secondo a Belvidere, Illinois, in una fabbrica Chrysler.

"Nonostante gli sforzi del governo, mi pare che il problema Fiat rimanga del tutto aperto. Al tavolo di ieri c'era un convitato di pietra e cioè una nuova stagione di ammortizzatori sociali costosi per i lavoratori e per lo Stato, senza una prospettiva sicura". All'indomani dell'incontro tra i vertici del Lingotto e il premier Mario Monti, Pier Luigi Bersani che chiede di allargare il confronto. E dubbi vengono espressi da tutti i leader della maggioranza.

"Dati alla mano - afferma il segretario Pd Pier Luigi Bersani - una prospettiva sicura non sembra poter esser più garantita dalla sola Fiat. Credo che ci vorranno anche altri e urgenti incontri con i protagonisti del settore auto: componentistica, reti commerciali, e organizzazioni sindacali. E' sull'intero settore che ci giochiamo un pezzo dell'avvenire del paese".

"E' certamente positivo l'avvio di un percorso condiviso tra Fiat e Governo nel corso del quale dovrà essere protetto il reddito dei lavoratori. In quest'ottica, pensiamo necessaria e possibile la conservazione di tutti i siti produttivi", sottolinea il segretario del Pdl Angelino Alfano, che chiede al governo di "individuare misure per la generalità delle imprese e non solo per Fiat".

"Sono tendenzialmente contrario ad altri incentivi. Non mi sento rassicurato ma preoccupato". Così il leader Udc Pier Ferdinando Casini, a Skytg24. "La Fiat adempia agli impegni che aveva preannunciato. Questa è serietà. Non si può chiedere ai politici e riservarsi parti in commedia. Lo Stato ha fatto bene ad aiutare, abbiamo già dato, ora dia la Fiat".

"La Lega Nord si opporrà ad eventuali incentivi dati ad hoc per la Fiat; se sono necessari ad aiutare le imprese, come crediamo, allora bisogna darli a tutte, in particolar modo alle piccole e medie imprese, locomotiva dell'economia del nostro Paese, che stanno vivendo un gravissimo momento di crisi senza mai ricevere, a differenza della Fiat, aiuti di Stato". Lo afferma Gianni Fava, responsabile federale Sviluppo Economico della Lega Nord.

"Ieri l'ad Fiat, Sergio Marchionne, e il presidente del Consiglio, Mario Monti, hanno messo in scena la solita farsa. Invece di continuare a rimandare la soluzione, il governo avrebbe dovuto porre a Marchionne delle domande precise che noi dell'Italia dei Valori facciamo da almeno due anni e che ribadiamo ancora una volta: quando la Fiat ha intenzione di fare gli investimenti, quali sono i modelli innovativi e dove intende produrli". Lo scrive Antonio di Pietro, leader dell'Idv sulla sua pagina Facebook.

L'incontro Fiat-Governo "non ha dato risposte" ai problemi e gli impegni contenuti nel comunicato finale sono "talmente generici" da risultare "inadeguati" a garantire il futuro. Così Stefano Fassina, responsabile Economia Pd, che chiede al governo di riferire in Parlamento e di allargare il 'tavolo' presso il Mse ai sindacati. "Le nubi sul futuro dell'automotive in Italia restano minacciose - sostiene Fassina - Gli impegni affermati nel comunicato al termine dell'incontro, in particolare la continuità produttiva del gruppo nel nostro Paese, sono talmente generici da risultare inadeguati a fornire rassicurazioni ai lavoratori direttamente coinvolti e alle imprese dell'indotto. Anzi, l'insistenza su investimenti nel momento idoneo confermano che l'azienda, nonostante i proclami di Fabbrica Italia già irrealistici nel 2010, intende affrontare passivamente un mercato in profondo e strutturale mutamento con conseguenze negative per l'azienda, per i lavoratori e per il tessuto produttivo nazionale".

"In Italia sappiamo fare tantissime cose, dall'auto, alla moda e all'alimentare, dobbiamo entrare nella logica che lavorare in questi settori sono punti di Pil. Credo però che non ci sia questa consapevolezza, altrimenti non ci sarebbero casi di gioco al massacro autolesionisti come su Fiat, Ilva e Val di Susa che fanno stare al palo l'Italia". Lo dice il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. L'incontro tra la Fiat e il governo è stato certamente un fatto positivo, ma ora la Fiat deve incontrare anche i sindacati che si sono assunti le proprie responsabilità per gli investimenti peraltro già realizzati di Pomigliano e Grugliasco, dice Bonanni.

"Noi vogliamo una verifica puntuale con Marchionne sui futuri piani di investimento della Fiat in Italia", aggiunge. "I gufi sono stati smentiti. Marchionne ha confermato che la Fiat non andrà via dall'Italia ma punterà nei prossimi mesi sull'export in attesa che si riprenda il mercato interno - aggiunge - Questa è una strada giusta in un momento difficile della nostra economia, in cui il governo e le parti sociali dovranno stipulare un patto sociale per far ripartire la crescita, i salari e i consumi".

"Ci sembra che non sia cambiato nulla rispetto al giorno prima", afferma il segretario generale della Cgil Susanna Camusso. "La Fornero aveva preannunciato un incontro con le parti sociali subito dopo quello che si è svolto ieri - aggiunge - credo sia il caso di accelerare i tempi e invitare all'incontro anche l'azienda".

 

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