BANCO VINCE, BANCO PERDE - PER NON SPARIRE, MPS DOVRÀ FONDERSI CON UN PARTNER ITALIANO O ESTERO, CHE ABBIA SUPERATO GLI STRESS TEST, MA PRIMA TOCCA COPRIRE I BUCHI - NELLA CARIGE, LA FONDAZIONE SCENDERÀ AL 5%

1 - BORSA: DUE KO IN AVVIO PER MPS E CARIGE, -15% E -18% DOPO BOCCIATURA BCE

mpsmps

Radiocor - Partenza shock in Borsa per Mps e Carige, le due italiane bocciate dalla Bce negli stress test diffusi ieri. Entrambi i titoli in avvio segnano perdite in doppia cifra. In particolare, Monte dei Paschi, che aveva come prezzo di riferimento di venerdi' 1 euro, ha segnato come primo prezzo 0,852 euro e ora viaggia a 0,8485 euro con una flessione del 15,15%. Il titolo e' in asta di volatilita' dopo che sono stati scambiati 32 milioni di azioni in pochi minuti contro una media giornaliera di 94 milioni. Per Carige un tonfo del 17,83% a 0,0765 euro (dopo un avvio a 0,0762 euro): quasi 21 i milioni di pezzi trattati (media giornaliera 60 milioni) prima che le azioni entrassero anch'esse in asta di volatilita'.

 

2 - LA MALEDIZIONE DI MPS - ORA CERCA UN COMPRATORE - MANCANO 2,1 MILIARDI. L’AD VIOLA: VALUTIAMO TUTTE LE OPZIONI

Gianluca Paolucci per “la Stampa

 

«Non si cresce per 542 anni senza saper superare un periodo un po’ complicato», recitava lo slogan che nel maggio scorso, al via dell’aumento di capitale da 5 miliardi di euro, voleva sancire la ripartenza di Montepaschi. Peccato che ad ogni svolta l’istituto senese, la banca più antica del mondo, si trovi davanti un nuovo muro.
 

alessandro profumoalessandro profumo

Ora, la prossima direzione che dovrà prendere Mps l’ha indicata chiaramente il vicedirettore di Bankitalia, Fabio Panetta, commentando i risultati dell’esame della Bce. «Un’eventuale operazione di concentrazione che coinvolgesse Mps», ha detto Panetta rispondendo alle domande dei giornalisti, troverebbe via Nazionale «estremamente felice, se fosse un’operazione in grado di rilanciare l’offerta di credito all’economia reale e rafforzare la solidità della banca». La domanda, dopo il disastroso quanto sorprendente esito degli stress test, è piuttosto chi potrà farsi carico di una banca che negli ultimi tre anni ha attraversato ben più di «un periodo un po’ complicato».
 

Riassumendo: proprio tre anni fa in questi giorni la banca stava affrontando una crisi di liquidità dalla quale è uscita solo ricorrendo ad prestito d’emergenza di Bankitalia. Poi è arrivato un brusco ribaltone ai vertici, uno scandalo planetario, un sostegno pubblico di 4 miliardi - l’unico aiuto statale in Europa, va detto, nel quale lo Stato ci ha guadagnato - un invito più volte reiterato da parte del Fondo monetario alla nazionalizzazione, un aumento di capitale da 5 miliardi e uno sconvolgimento nell’azionariato che ha visto lo storico azionista di controllo (la Fondazione Mps) ridursi fino al 2,5%. Basta? No, non basta. Da ieri c’è da fare i conti anche con i risultati dell’esame europeo che richiedono nuovo capitale per altri 2,1 miliardi di euro. 
 

fabrizio violafabrizio viola

Certo, la stessa Bankitalia riconosce che lo stress test che condanna Mps è quanto meno cattivello: al di là dei parametri decisi per l’Italia, la loro applicazione a Mps è come far correre i 100 metri ad un convalescente, dice ancora Panetta. Certo, l’ad Fabrizio Viola dopo aver rassicurato i clienti («nessuna conseguenza per la gestione ordinaria»), e i mercati («faremo un piano solido e sostenibile» valutando «tutte le opzioni strategiche a disposizione») sottolinea quello che non è proprio un dettaglio.

 

«Il nostro piano di ristrutturazione - dice - è stato avviato solo nel novembre 2013», e di questo «non è stato tenuto conto». Piano, va aggiunto, concordato, approvato e seguito passo nella sua applicazione dalla Commissione europea. Ma il senno di poi non sarà di grande utilità per risolvere i problemi dell’istituto e il cda, riunitosi già sabato, ha dato mandato a Ubs e Citigroup di valutare «tutte le opzioni strategiche». Ivi compresa, appunto, una fusione. Con un partner italiano o, perché no, un concorrente estero. Magari uscito a testa alta dall’esame Bce e già presente nel nostro Paese, che possa aver interesse ad ampliare la propria rete.

 

BANCA CARIGE E LA NUOVA BANCA CARIGE ITALIA BANCA CARIGE E LA NUOVA BANCA CARIGE ITALIA

La volontà dei manager sarebbe quella di scongiurare lo spezzatino, pur ipotizzato già nei giorni scorsi. Ma prima sarà necessario coprire il buco evidenziato dalla Bce. Per questo sembra inevitabile il ricorso ad un nuovo aumento di capitale, il terzo in tre anni, di ammontare ancora da stabilire. Per rispondere a Francoforte, Viola e il presidente Alessandro Profumo hanno 15 giorni di tempo. La Fondazione, intanto, ha ribadito la strategicità dell’investimento e la volontà di mantenere il legame «tra banca e territorio». Fino alla prossima svolta, o al prossimo muro.

 

3. CARIGE VARA L’AUMENTO FINO A 650 MILIONI - LA FONDAZIONE SCENDERÀ INTORNO AL 5%

Teodoro Chiarelli per “la Stampa

FONDAZIONE CARIGE FONDAZIONE CARIGE

 

Alla fine la bocciatura è stata più pesante del previsto. Ben tre su tre le insufficienze in pagella rifilate dalla Bce sui dati 2013, che diventano due grazie all’intervento di Bankitalia che permette di considerare le operazioni patrimoniali fatte nel 2014. Grazie a ciò la valutazione delle attività di bilancio (Aqr, asset quality review), diventa positiva, poiché il capitale «di migliore qualità» (il Cet1) supera la soglia minima dell’8% attestandosi all’8,1% con un avanzo di 69,57 milioni dei euro. 
 

Giovanni BerneschiGiovanni Berneschi

A Carige, dice Bankitalia, servono altri 814 milioni di euro di capitale per adempiere alle prescrizioni della Bce. La risposta dell’istituto presieduto da Cesare Castelbarco e guidato dall’ad Piero Luigi Montani prevede un aumento di capitale riservato agli azionisti per un importo non inferiore a 500 milioni e sino a 650 milioni, garantito da Mediobanca, più una serie di operazioni che vanno dalla cessione del comparto assicurativo, alla vendita del private banking (Banca Ponti) e delle attività di credito al consumo (Creditis), oltre a economie di scala da realizzarsi con l’incorporazione delle controllate (Carige Italia, Carisa, Banca del Monte).

 

Ultimi Dagoreport

elly schlein almasri giuseppe conte giorgia meloni

DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI CHURCHILL PER NON FINIRE NELLA TRAPPOLA PER TOPI TESA ALL'OPPOSIZIONE DALLA DUCETTA, CHE HA PRESO AL BALZO L’ATTO GIUDIZIARIO RICEVUTO DA LO VOI PER IL CASO ALMASRI (CHE FINIRÀ NELLA FUFFA DELLA RAGION DI STATO) PER METTERE SU UNA INDIAVOLATA SCENEGGIATA DA ‘’MARTIRE DELLA MAGISTRATURA’’ CHE LE IMPEDISCE DI GOVERNARE LA SUA "NAZIONE" - TUTTE POLEMICHE CHE NON GIOVANO ALL’OPPOSIZIONE, CHE NON PORTANO VOTI, DATO CHE ALL’OPINIONE PUBBLICA DEL TRAFFICANTE LIBICO, INTERESSA BEN POCO. DELLA MAGISTRATURA, LASCIAMO PERDERE - I PROBLEMI REALI DELLA “GGGENTE” SONO BEN ALTRI: LA SANITÀ, LA SCUOLA PER I FIGLI, LA SICUREZZA, I SALARI SEMPRE PIÙ MISERI, ALTRO CHE DIRITTI GAY E ALMASRI. ANCHE PERCHE’ IL VERO SFIDANTE DEL GOVERNO NON È L’OPPOSIZIONE MA LA MAGISTRATURA, CONTRARIA ALLA RIFORMA DI PALAZZO CHIGI. DUE POTERI, POLITICO E GIUDIZIARIO, IN LOTTA: ANCHE PER SERGIO MATTARELLA, QUESTA VOLTA, SARÀ DURA...

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?