METODO URBANO - OGNI GIORNO CAIRO SI SVEGLIA E TAGLIA 300 MILA EURO IN RCS - IL PATRON DEL TORINO HA ELIMINATO “COSTI SUPERFLUI” PER 117 MILIONI NEL SOLO 2017: IL 90% DAL COMPARTO SERVIZI E IL 10% TRA IL PERSONALE - IN VISTA SFORBICIATE PER ALTRI 28 MILIONI - LA “CAIRO COMMUNICATION” NON HA MAI CHIUSO IN PERDITA ANCHE NEGLI ANNI DELLA CRISI E SFORNA UNA MEDIA DI UTILI DI 20 MILIONI L'ANNO
Fabio Pavesi per “la Verità”
urbano cairo ceccherini tim cook
Ci deve essere del genio sicuramente in quell' uomo, ma soprattutto ci deve essere molta tenacia e meticolosità. Il metodo è fondamentale. Lui è Urbano Cairo l' imprenditore, patron del Torino (di fatto l' unico editore puro in Italia) che in poco tempo ha fatto rinascere Rcs dalle ceneri. In neanche 20 mesi, da quando conquistò l' editrice del Corriere della Sera, nella piena estate del 2016, Urbano Cairo è riuscito nel miracolo di resuscitare dalle ceneri il primo gruppo editoriale italiano, reduce da perdite per oltre un miliardo negli ultimi anni.
Pensavano in molti allora che per uno, certo molto capace ma che veniva dall' editoria periodica di stampo nazional popolare, l' impresa della conquista del colosso Rcs fosse un azzardo. Di fatto c' era il rischio che l' impegno finanziario messo nella partita dell' esangue Rizzoli-Rcs potesse travolgere lui è la sua Cairo communication.
lapo elkann andrea monti urbano cairo
Ha smentito molti. Lo dicono le cifre sfornate nel primo anno intero della sua gestione, il 2017 appena chiuso. Pur con ricavi in calo (come accade per tutta l' editoria italiana ormai dal lontano 2010) di 72 milioni tra il 2016 e il 2017 è riuscito, e qui si misura la sua tenacia e abilità gestionale, a restituire la redditività perduta del gruppo Rcs. Il margine industriale, salito da 90 milioni a 138 milioni, valeva a fine 2017 il 15,4% dei ricavi, una profittabilità che ben pochi oggi vantano nel settore.
Già a fine del 2016 quando da neanche cinque mesi Cairo era salito sulla tolda di comando la redditività industriale era sì salita, ma si fermava a meno del 10% del fatturato. Ma la velocità con cui Cairo ha messo mani ai conti del gruppo è impressionante.
A giugno del 2016 un mese prima della conquista, il margine operativo lordo del gruppo Rcs era a quota 34 milioni su 504 milioni di ricavi non andando oltre il 7%. Un anno e mezzo è bastato all' imprenditore alessandrino cresciuto in gioventù a pane e pubblicità alla scuola di Silvio Berlusconi, per raddoppiare di fatto la profittabilità industriale. Il segreto non è poi così oscuro e miracoloso.
Bastava affondare le mani, mani di forbice vien da dire, nelle colossali inefficienze gestionali del primo editore italiano cui i vecchi, plurimi e litigiosi azionisti di peso evidentemente non badavano. Nel primo anno pieno del suo controllo Cairo ha tagliato tra costi operativi e costo del lavoro la bellezza di 117,5 milioni.
Il ritmo metodico è di meno di 10 milioni al mese. Se volete fanno 300.000 euro al giorno, sabato e domenica compresi, di risparmi. Più del 90% della sforbiciata hanno riguardato le spese generali e i servizi, il personale ha contribuito per soli 10 milioni.
Oggi, o meglio a fine 2017 il complesso di tutti i costi valeva 749 milioni su 896 milioni di ricavi. Nel giugno del 2016, un mese prima dell' arrembaggio riuscito alla corazzata nello scontro a colpi di Opa con Andrea Bonomi e la cordata di Mediobanca e vecchi soci, quei costi si mangiavano oltre il 92% dell' intero fatturato. E che dire del 2015 quando su un miliardo di ricavi i costi toccavano i 998 milioni? Ora l' equilibrio tra costi e ricavi è raggiunto e l' utile netto è salito a 71 milioni dai soli 3,5 milioni del 2016. Un cambio di pelle radicale.
Non solo. Cairo ha portato i debiti con le banche a 287 milioni dai 487 milioni che gravavano su Rcs fino a tutto il 2015. Ora quei debiti, per i quali le banche, Intesa in testa, hanno seriamente temuto, sono del tutto sotto controllo. Valgono solo due volte il margine lordo e poco più di una volta e mezzo il capitale.
INTERVISTA A MASSIMO GILETTI SUL CORRIERE CON FOTO CON URBANO CAIRO
Tra l' altro l'imprenditore alessandrino ha promesso di ridurre ulteriormente il debito finanziario per fine anno a 200 milioni. E di tagliare entro la fine del 2018 altri 28 milioni di euro, con la stessa proporzione tra costi operativa e costi del lavoro, ovvero nove a uno. Già oggi Rcs non è più in tensione finanziaria come è stata per anni e la crescita così sostenuta dei margini non lascia dubbio alcuno sulla rimborsabilità futura del debito.
Risanata e di nuovo fortemente redditizia.
Il margine operativo lordo a oltre il 15% del fatturato oggi se lo sognano tutti i concorrenti. Il gruppo l' Espresso (oggi Gedi dopo a fusione di Repubblica con la La Stampa e il Secolo XIX), da sempre quello con la più alta profittabilità, arriva a malapena a un margine lordo sui ricavi all' 8% quasi la metà del risultato sfornato in poco più di un anno e mezzo dalla nuova Rcs a marchio Cairo. La cura sui costi senza deprimere l' efficienza aziendale è la specialità, riconosciuta da tutti, in cui Cairo è maestro.
Tutte le sue attività producono profitti e flussi di cassa. La Cairo Communication non ha mai chiuso in perdita anche negli anni della crisi e sforna una media di utili di 20 milioni l' anno. In cassa ci sono tuttora 125 milioni di liquidità, praticamente intonsa dalla quotazione nel lontano Duemila. La7 che perdeva 100 milioni quando l' acquisì nel 2013, pur con qualche tribolazione in più, farà il primo utile quest' anno.
Che ci sappia fare a giostrare tra costi e ricavi è indubbio. Ma anche lui sa che se i ricavi nella grande editoria non smettono di flettere, allora raschiato il barile dei costi da tagliare ci sarà da arrendersi. Ma lui nasce e viene dalla pubblicità e non a caso anziché ridurre formati e pagine, come fan tutti, lui rilancia e allarga. Nuovi dorsi, più carta, più contenitori. Sarà da lì che un domani Cairo si aspetta di fermare l' emorragia dei fatturati dell' industria editoriale. Un' altra scommessa. Vincerà anche questa?