UN'ALTRA BEGA PER VEGAS - “MI-JENA” GABANELLI SVELA IL CASO DELLA FUNZIONARIA CONSOB E 'VIGILANTE' DEL MERCATO (PROMOSSA DA VEGAS) CHE E’ RIUSCITA A VENDERE LE AZIONI DI VENETO BANCA PRIMA DEL TRACOLLO
Milena Gabanelli e Giovanna Boursier per il “Corriere della Sera”
Lei è Paola Deriu, promossa da Vegas nel 2013 a responsabile dell' ufficio «Vigilanza operatività mercati a pronti e derivati» della Consob. Prima era condirettore dello stesso ufficio, e prima ancora, funzionaria all' Ufficio insider trading.
Il suo ufficio garantisce la correttezza delle negoziazioni, l' integrità dei mercati, vigila sui soggetti che li gestiscono. Una posizione che dovrebbe ricordarle di essere un dirigente dell' Autorità chiamata ad assicurare che i mercati e i risparmiatori sappiano quel che comprano.
FUNZIONARIA CONSOB AZIONI VENETO BANCA
Nel caso della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca l' informazione che la Consob avrebbe dovuto far arrivare ai mercati era che queste banche, per far fronte alle loro difficoltà dovute a mala gestione e malaffare, gonfiavano il prezzo delle loro azioni, o le collocavano presso i loro clienti in modo non regolare. Ma a partire da quando Consob ha queste informazioni?
Ci focalizziamo su Veneto banca perché è qui che la dirigente Consob ha un personale interesse. Da un' ispezione di Bankitalia del 2013 emergono gravi irregolarità, e infine una maximulta ai vertici della banca nel 2014. La voce circola, molti clienti chiedono di vendere, ma solo pochi ci riescono.
Seguono le ispezioni della Bce e la richiesta di dimissioni di tutto il cda, su cui indaga la magistratura: la banca per anni ha movimentato compravendite di azioni, finanziandone l' acquisto anche per milioni di euro, o appioppandole anche ai piccoli risparmiatori che chiedevano fidi e prestiti, «datevi una mossa, avete una media troppo bassa», scrivevano le dirigenze ai dipendenti.
Le stesse dirigenze, contemporaneamente, si attivavano per salvare il salvabile di amici e clienti «influenti» , aiutandoli a vendere il loro pacchetto azionario prima del tracollo. Tra gli amici è noto il caso di Bruno Vespa, che con il direttore della banca Consoli condivideva una masseria in Puglia. Il giornalista a settembre 2014, 3 mesi prima che il titolo cominci a crollare rovinosamente, riesce a farsi rimborsare 8 milioni di euro quando le azioni valgono ancora 39 euro. Un mese dopo riesce a vendere anche Paola Deriu.
IL PRESIDENTE DELLA CONSOB GIUSEPPE VEGAS
L' operazione emerge proprio da un' ispezione Consob del 2015, notificata ai vertici e al vecchio Cda nell' ultima assemblea della banca il 5 maggio scorso, ma tenuta nel massimo riserbo. Gli ispettori esaminano in particolare 10 casi critici nella relazione con la clientela, in cui «gli addetti della banca hanno provveduto a soddisfare l' istanza di liquidazione di alcuni clienti». Tra questi c' è anche la responsabile dell' ufficio vigilanza dell' Autorità.
I documenti spiegano quasi tutta la storia: la dirigente Consob l' 8 maggio 2014 chiede di vendere il suo pacchetto di 585 azioni acquistate tra fine 2006 e inizio 2007 a 32 euro ciascuna, per un importo di circa 18 mila euro. Il 26 giugno sollecita, ha fretta di vendere e la banca tarda; dal suo account Consob scrive al responsabile Veneto banca area Milano Brianza:
«Ribadisco che sono sempre stata rassicurata del fatto che è la banca stessa a porsi in contropartita dei clienti quando chiedono di vendere, e che ciò avviene sempre in tempi rapidi... la vendita è dettata da ragioni di urgenza, e nel caso avvenga dopo il 1° luglio incorrerò in un aggravio di tassazione dovuto alla recente modifica di fiscalità sui capital gain ».
Per evitarlo, intanto, il 30 giugno chiede anche la rideterminazione del valore secondo perizia appena effettuata a 39,50 euro (il valore medio di carico: 32 euro), e tempestivamente paga l' imposta sostitutiva del 2%. Tassa che il giorno dopo raddoppia.
L' ufficio affari legali e reclami di Veneto banca però risponde 10 giorni dopo confermando che la ricerca di un acquirente è in corso, giustifica il ritardo con la particolare natura dell' operazione, mentre specifica che il valore dell' azione è stato rideterminato entro giugno come richiesto.
Così la dirigente Consob è a posto, poiché il dovuto lo ha pagato il giorno prima dell' aumento, inoltre non dovrà pagare tasse sulle plusvalenze (passate dal 20 al 26%) perché il valore dell' azione è stato aggiornato a quello di vendita, e quindi di plusvalenze non ne avrà.
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L' effettiva cessione avviene a fine ottobre 2014, e nella nota di Veneto banca c' è scritto: «Tra conoscenti». Di chi? Della Deriu o della banca? Gli acquirenti desiderosi di prendersi l' intero pacchetto per 23.108 euro, mentre le azioni stanno crollando, sono i cugini Francesco e Giuseppe Zinghini, due trentenni che cercano di scrollarsi di dosso una parentela 'ndranghetista ingombrante, con l' avvio di attività di giardinaggio e pulizie nell' hinterland milanese.
Giuseppe Zinghini la racconta così: «Con mio cugino siamo andati alla filiale di Veneto Banca di Corsico, dove abbiamo il conto, a chiedere un prestito di 80 mila euro a nome della società Zeta Servizi, ma la condizione era l' acquisto di quelle azioni a 39,50 euro da una di Roma. Non avevamo scelta, qualche mese dopo abbiamo provato a rivenderle ma non è stato possibile».
I dubbi restano perché nella documentazione i dipendenti della banca si comunicano internamente che la cessione è stata revocata e trasformata in «trasferimento fra conoscenti». Sta di fatto che oggi quelle azioni valgono 10 centesimi, e la loro società è in liquidazione.
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Ha qualche colpa la signora Deriu in questa operazione?
Apparentemente nessuna, se ha rispettato l' obbligo previsto per i dirigenti di un' Autorità di vigilanza di comunicare le loro operazioni di Borsa. Certo sarebbe stato più opportuno se si fosse liberata del suo pacchetto nel 2013, appena ricevuto l' incarico, perché vendere un anno dopo la pesante ispezione di Bankitalia fa venire brutti pensieri.
Ancor più brutti se si considera che Consob già a febbraio del 2013 sanziona Veneto Banca per le «diffuse e reiterate condotte irregolari» nella «valutazione di adeguatezza delle operazioni disposte dalle clientela», in particolare su obbligazioni e azioni emesse dalla stessa banca. I dirigenti della vigilanza quindi sapevano, e avrebbero dovuto approfondire per allertare i risparmiatori. Invece hanno aspettato. Nell' attesa, chi aveva il problema, grazie al privilegio della posizione (a cui la banca ha dimostrato sensibilità), lo ha rifilato al malcapitato di turno. Un peccato veniale rispetto alle responsabilità del presidente Vegas verso quelle decine di migliaia di risparmiatori delle popolari che hanno perso tutto.