TE LA DO LA ROTTAMAZIONE! - SENZA INDIGNATI EDITORIALI MA CON TONI RASSEGNATI (“UN PO’ DI RENZIANI DI FERRO”) ANCHE “LA REPUBBLICA” DI RENZI COSTRETTA AD AMMETTERE CHE, CON IL “MOSTRO DI FIRENZE 2”, LA PRIMA REPUBBLICA E’ VIVA E LOTTA CON IL MANUALE CENCELLI

Ettore Livini per ‘La Repubblica'

Un po' di renziani di ferro. Qualche turbo-liberista che non dispiace al Presidente del consiglio. Più una pattuglia di alfaniani, uno strapuntino per gli uomini di Pierferdinando Casini e qualche concessione (inevitabile) alla minoranza Pd. La partita delle nomine di Stato non si è combattuta solo sulle poltrone di vertice. Certo gli onori della ribalta sono andati all'onda rosa che ha conquistato le presidenze Eni, Enel e Finmeccanica e al filotto di ribaltoni tra gli ad.

Dietro le quinte, però, si è giocato un risiko altrettanto importante, quello della scelta dei consiglieri d'amministrazione. Dove con buona pace dei cacciatori di teste, la parte del leone l'ha fatta uno degli strumenti più abusati nei palazzi romani: il bilancino, rivisto e corretto in una sorta di manuale Cencelli 2.0 a immagine e somiglianza dei nuovi equilibri della politica tricolore.

Generazione Leopolda
Il presidente del Consiglio avrebbe infilato nel mazzo dei vertici delle aziende di stato un poker di fedelissimi. La punta di diamante è Alberto Bianchi, "tesoriere" del rottamatore, presidente di quella Fondazione Open (ex- Big Bang) che raccoglie i soldi delle sue campagne elettorali. Per lui un posto nel consiglio Enel. Renziano osservante è anche Fabrizio Landi, ex ad della biomedica Esaote, finanziatore (10mila euro) del camper delle primarie, approdato in Finmeccanica.

Alla palestra della Leopolda è cresciuto Andrea Campo Dall'Orto (Poste Italiane), ex-Mtv e risanatore di La7, dato spesso come candidato in quota Renzi alla Rai. Il luogo di nascita stampato sulla carta d'identità, Firenze, ha finito per incasellare Elisabetta Fabri - numero uno di Starhotels, entrata nel cda delle Poste - tra le scelte del premier.

I turbo-liberisti
A rinnovare il sangue delle aziende di Stato è arrivata a sorpresa anche una robusta iniezione di super-liberisti, pescati tra le fila dei fondatori di "Fare per fermare il declino", il partito lanciato (con alterne fortune) da Oscar Giannino. Il più illustre è Luigi Zingales, economista, combattivo ex-consigliere Telecom e professore a Chicago, due
volte ospite esterno alla Leopolda. A lui è stata affidata una poltrona nel cda più "caldo", quello Eni. All'Enel è atterrato invece Alberto Pera, ex segretario dell'antitrust e tra i fondatori dell'Alleanza liberal-democratica per l'Italia come Alessandro De Nicola, presidente dell'Adam Smith Society, fresco di nomina in Finmeccanica.

Il fronte dei lettiani
Enrico Letta si sarà pure perso una pausa di riflessione. Gli uomini a lui più vicini, però, no. E nel nome degli equilibri interni del Pd, si sono guadagnati un po' di spazio nelle nomine. All'Eni è arrivato Fabrizio Pagani, "Santannino" (come si chiamano i compagni di università a Pisa) come l'ex premier cui ha fatto da consigliere in due esperienze di Governo. Il suo cursus honorum è impeccabile: direttore all'Ocse, sherpa al G20 e oggi capo della segretaria tecnica di Gian Carlo Padoan, una sorta di refugium peccatorum per i reduci dell'esecutivo Letta. Trasversale ma vicina a quest'area è pure Marta Dassù (Finmeccanica): consigliere di Massimo D'Alema, ex direttore generale dell'Aspen Insititute, componente della Fondazione Italia-Usa e vice-ministro degli Esteri nel governo Letta.

Le quote Alfano
Il Cencelli 2.0 non poteva certo lasciare a bocca asciutta il Nuovo Centrodestra. Uomo di
Angelino Alfano è considerato l'avvocato Andrea Gemma (Eni). Già consulente del Dipartimento di amministrazione penitenziaria, ha seguito alcune delle vicende più calde dell'economia siciliana come il crac Valtur.

Vicino all'ex delfino di Berlusconi è Salvatore Mancuso (Enel) - indagato nel crac Risanamento - patron del fondo Equinox, salottino lussemburghese partecipato da Fininvest, Pirelli, Intesa e Marcegaglia. Nominato da Berlusconi nel '94 a Iritecna, traghettato al Banco di Sicilia, è stato protagonista di aspri scontri con Alessandro Profumo in Unicredit e con Roberto Colaninno in Alitalia. Vicini al centrodestra sarebbero pure i "nominati" genovesi: Paola Girdinio (Enel), rettore della facoltà di ingegneria e nella squadra del candidato sindaco Pdl nel 2008 e Guido Alpa, presidente del consiglio forense.

I tre "apolidi"
A completare la rosa ci sono tre jolly: Roberto Rao, uomo Udc auto-definitosi "il call-center di Pierferdinando Casini", ex consigliere di Annamaria Cancellieri e di Andrea Orlando planato adesso alle Poste.

All'Eni entra invece Diva Moriani, toscana, ma forse in quota del ministro dello sviluppo economico Federica Guidi. La manager aretina è vicepresidente della Intek di Vincenzo Manes, imprenditore vicino al premier ma ex socio di Ducati energia della famiglia Guidi. Marina Calderone (Finmeccanica), presidente dei consulenti del lavoro entrata in Finmeccanica, ha fama di apolitica ma è stata tra i relatori di un convegno all'assemblea costituente del partito di Alfano.

 

Elisabetta Fabri RENZI, BOSCHI,Maria Elena Boschi FABRIZIO LANDI antonio campo dall orto lapLUIGI ZINGALES alessandro de nicola.jpgfabrizio pagani Marta Dassu Ignazio Marino Luigi Abete Enrico Giovannini andrea gemma.Elisabetta Fabri Salvatore Mancuso

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…