andrea orcel unicredit commerzbank

ORCEL TIRA DRITTO NELLA SUA CAMPAGNA DI GERMANIA – UNICREDIT PORTA AVANTI I PIANI PER UNA FUSIONE CON COMMERZBANK CHE PASSERÀ ATTRAVERSO UN’OFFERTA DI PUBBLICO SCAMBIO – MA SERVE PRIMA IL NULLA OSTA DELLA BCE PER SALIRE AL 29,9%, E NON ARRIVERÀ PRIMA DEL PROSSIMO GENNAIO – IL PIANO DI ORCEL PER PLACARE LE PROTESTE DEI SINDACATI TEDESCHI E DEL GOVERNO DI BERLINO: MANTENERE IL LOGO DI “COMMERZ” E GESTIRE IN MODO SOFT GLI ESUBERI…

https://www.repubblica.it/economia/2024/10/23/news/fusione_unicredit-commerzbank_il_piano_di_orcel_per_l_ops-423571633/

 

Estratto dell’articolo di Andrea Greco per “la Repubblica”

 

ANDREA ORCEL - FOTO LAPRESSE

La strada che porta Unicredit verso Francoforte, sede dell’ambita Commerzbank, è lunga, ma è diritta. Passano le settimane – sei ormai dal blitz con cui la banca guidata da Andrea Orcel annunciò l’incetta di un 9,2% del suo capitale – ed è passato un mese dalla richiesta fatta alla vigilanza Bce che dovrà esprimersi sulla richiesta degli italiani di salire al 29,9% nell’istituto tedesco.

 

Secondo alcune fonti la fase preparatoria delle carte, istruite dalla Bafin tedesca per poi trasmetterle alla Bce, starebbe terminando, per avviare il contatore che dà 60 giorni (più 30 supplementari) ai supervisori per il nulla osta. […]

 

Commerzbank

Ma a quanto si apprende l’autorità finanziaria prenderà tutto il tempo a sua disposizione, per un dossier che in Germania è ostacolato e ha infiammato fin troppo gli animi, anche perché l’anno prossimo ci sono le elezioni. Per questo, e complice la pausa natalizia, la decisione non sarebbe da attendere prima di gennaio 2025.

 

Dietro le quinte – e pure davanti, tante sono le esternazioni dei vertici Bce sull’opportunità di rilanciare le fusioni bancarie transfrontaliere in Europa – la dialettica tra Unicredit e gli ispettori sul dossier appare lineare, né si profilano sorprese negative sull’iter.

 

andrea orcel

E ai piani supremi della torre di Piazza Gae Aulenti, racconta qualche consulente, si lavora pazienti al mosaico che consenta, dopo l’ok Bce e nel giro di qualche settimana, il lancio di un’Offerta pubblica di scambio. Il 23 settembre, quando Unicredit dichiarò derivati per salire fino al 21,2% di Commerzbank, rivendicò “piena flessibilità” strategica, con tre possibili esiti: «rimanere a questo livello, cedere la quota con una copertura in caso di ribassi, o incrementarla, in funzione dell’esito delle interlocuzioni con Commerzbank i suoi consigli di gestione e di sorveglianza e tutti i suoi stakeholder in Germania».

 

christine lagarde 3

Mani libere e tre scenari quindi: ma è di crescente evidenza che il sostegno del mercato (e della vigilanza), la tenuta dei prezzi – dal 10 settembre Unicredit guadagna l’11,5%, poco meno del 29% della pedina sotto scalata - le reazioni frustrate dei politici tedeschi e la penuria di alternative portano verso la fusione.

 

È, anche, ciò che serve a Unicredit per estrarre tutte le sinergie sui suoi business tedeschi e realizzare l’ambizione paneuropea, dettagliata da Orcel il 25 settembre ospite di Bofa: «Crediamo che metterci insieme e creare qualcosa di più grande aggiungerebbe molto valore per i due istituti, i loro azionisti, dipendenti e clienti, la Germania e la stessa Europa, che avrebbe un caso di scuola in cui rafforza il comparto del credito e il suo supporto all’economia».

unicredit commerzbank

 

Il piano messo a punto da Orcel, che di fusioni bancarie se ne intende essendo stato per 20 anni il consulente- regista delle più grandi, sarebbe a due stadi. Il primo, ottenuto il via libera Bce, prevede l’esercizio dei derivati total return swap siglati con Bofa e Barclays, che già danno a Unicredit tutti i diritti su un altro 11,5% di Commerz, meno quelli di voto.

 

A quel punto il socio Unicredit potrebbe già respingere operazioni sgradite, perché anche con un’affluenza dell’80% all’assemblea Commerz (dove di solito è presente il 60% del capitale) gli italiani potrebbero bloccare le delibere straordinarie, cui serve il 75% dei sì.

 

deutsche bank commerzbank 2

Nel comporsi del quadro, e salvo stravolgimenti geopolitici (ma solo di quelli capaci di nuocere a Unicredit più che a Commerz: e non è facile, dato che la banca italiana guadagna e distribuisce molti più miliardi della rivale), l’Ops diventerebbe quasi inerziale, sia per la stazza ingombrante di Unicredit – quasi 3,5 miliardi investiti, ai prezzi di Borsa – sia per quella degli azionisti istituzionali, padroni di quasi tutti i titoli Commerz fuorché il 12% rimasto allo Stato. [...]

 

Intanto Orcel, che è anche presidente di Hvb, esplora il dialogo con i tedeschi e lavora con le diplomazie a qualche mitigazione: dal mantenimento del logo Commerzbank alla gestione morbida e volontaria degli esuberi (come fatto ora in Italia), alla riproposizione del “modello federale” per cui i crediti erogati dalla controllata Hvb in Germania e in Austria sono deliberati da strutture locali.  […]

christine lagarde 4commerzbank 4

Ultimi Dagoreport

matteo salvini donald trump ursula von der leyen giorgia meloni ue unione europea

DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER INCHIODARE IL TRUMPIAN-PUTINIANO SALVINI: GLI HA INTIMATO DI NON INIZIARE UNA GUERRIGLIA DI CRITICHE DAL MOMENTO IN CUI SARÀ UFFICIALE L’OK ITALIANO AL RIARMO UE (DOMANI AL CONSIGLIO EUROPEO ARRIVERÀ UN SÌ AL PROGETTO DI URSULA VON DER LEYEN), ACCUSANDOLO DI INCOERENZA – LA DUCETTA VIVE CON DISAGIO ANCHE LE MOSSE DI MARINE LE PEN, CHE SI STA DANDO UNA POSTURA “ISTITUZIONALE” CHE METTE IN IMBARAZZO LA PREMIER

ursula von der leyen giorgia meloni macron starmer armi difesa unione europea

DAGOREPORT – SI FA PRESTO A DIRE “RIARMIAMO L’EUROPA”, COME FA LA VON DER LEYEN. LA REALTÀ È UN PO’ PIÙ COMPLICATA: PER RECUPERARE IL RITARDO CON USA E RUSSIA SUGLI ARMAMENTI, CI VORRANNO DECENNI. E POI CHI SI INTESTA LA RIMESSA IN MOTO DELLA MACCHINA BELLICA EUROPEA? – IL TEMA È SOPRATTUTTO POLITICO E RIGUARDA LA CENTRALITÀ DI REGNO UNITO E FRANCIA: LONDRA NON È NEMMENO NELL’UE E L’ATTIVISMO DI MACRON FA INCAZZARE LA MELONI. A PROPOSITO: LA DUCETTA È ORMAI L’UNICA RIMASTA A GUARDIA DEL BIDONE SOVRANISTA TRUMPIANO IN EUROPA (SI È SMARCATA PERFINO MARINE LE PEN). IL GOVERNO ITALIANO, CON UN PUTINIANO COME VICEPREMIER, È L’ANELLO DEBOLE DELL’UE…

trump zelensky vance lucio caracciolo john elkann

DAGOREPORT – LUCIO E TANTE OMBRE: CRESCONO I MALUMORI DI ELKANN PER LE SPARATE TRUMPUTINIANE DI LUCIO CARACCIOLO - A “OTTO E MEZZO” HA ADDIRITTURA SOSTENUTO CHE I PAESI BALTICI “VORREBBERO INVADERE LA RUSSIA”- LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO È STATA L’INTERVISTA RILASCIATA A “LIBERO” DAL DIRETTORE DI “LIMES” (RIVISTA MANTENUTA IN VITA DAL GRUPPO GEDI) - L'IGNOBILE TRAPPOLONE A ZELENSKY? PER CARACCIOLO, IL LEADER UCRAINO "SI E' SUICIDATO: NON HA RICONOSCIUTO IL RUOLO DI TRUMP" - E' ARRIVATO AL PUNTO DI DEFINIRLO UN OPPORTUNISTA INCHIAVARDATO ALLA POLTRONA CHE "FORSE SPERAVA DOPO IL LITIGIO DI AUMENTARE IL CONSENSO INTERNO..." - VIDEO

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – DA DE GASPERI A TOGLIATTI, DA CRAXI A BERLUSCONI, LE SCELTE DI POLITICA ESTERA SONO SEMPRE STATI CRUCIALI PER IL DESTINO DELL’ITALIA - ANCOR DI PIU' NELL’ERA DEL CAOS TRUMPIANO, LE QUESTIONI INTERNAZIONALI SONO DIVENTATE LA DISCRIMINANTE NON SOLO DEL GOVERNO MA DI OGNI PARTITO - NONOSTANTE I MEDIA DEL NOSTRO PAESE (SCHIERATI IN GRAN MAGGIORANZA CON LA DUCETTA) CERCHINO DI CREARE UNA CORTINA FUMOGENA CON LE SUPERCAZZOLE DI POLITICA DOMESTICA, IL FUTURO DEL GOVERNO MELONI SI DECIDE TRA WASHINGTON, LONDRA, BRUXELLES, PARIGI – DOPO IL SUMMIT DI STARMER, GIORGIA DEI DUE MONDI NON PUÒ PIÙ TRACCHEGGIARE A COLPI DI CAMALEONTISMO: STA CON L’UE O CON TRUMP E PUTIN?

friedrich merz

DAGOREPORT – IL “MAKE GERMANY GREAT AGAIN” DI FRIEDRICH MERZ: IMBRACCIARE IL BAZOOKA CON UN FONDO DA 500 MILIARDI PER LE INFRASTRUTTURE E UN PUNTO DI PIL PER LA DIFESA. MA PER FARLO, SERVE UN “BLITZKRIEG” SULLA COSTITUZIONE: UNA RIFORMA VOTATA DAI 2/3 DEL PARLAMENTO. CON IL NUOVO BUNDESTAG, È IMPOSSIBILE (SERVIREBBERO I VOTI DI AFD O DELLA SINISTRA DELLA LINKE). LA SOLUZIONE? FAR VOTARE LA RIFORMA DAL “VECCHIO” PARLAMENTO, DOVE LA MAGGIORANZA QUALIFICATA È FACILMENTE RAGGIUNGIBILE…

fulvio martusciello marina berlusconi antonio damato d'amato antonio tajani

DAGOREPORT – CE LA FARANNO TAJANI E I SUOI PEONES A SGANCIARE FORZA ITALIA DALLA FAMIGLIA BERLUSCONI? TUTTO PASSA DALLA FIDEIUSSIONI DA 99 MILIONI DI EURO, FIRMATE DA SILVIO, CHE TENGONO A GALLA IL PARTITO – IL RAS FORZISTA IN CAMPANIA, FULVIO MARTUSCIELLO, È AL LAVORO CON L’EX PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, ANTONIO D’AMATO: STANNO CERCANDO DEI “CAPITANI CORAGGIOSI” PER CREARE UNA CORDATA DI IMPRENDITORI CHE “RILEVI” FORZA ITALIA - LA QUESTIONE DEL SIMBOLO E IL NOME BERLUSCONI…