LA CADUTA DEGLI DEI: PALLADIO FINANZIARIA ROMPE I PIANI DI NAGEL E PALENZONA: “SIAMO SOPRA IL 5% DI FONSAI”. E SOTTOSCRIVE UN PATTO CON ARPE (CHE HA RASTRELLATO IL 3%) - PIAZZA AFFARI CHIUDE A +0,5% IN BARBA A MOODY’S - SPREAD STABILE A 367 - ADDIO SIENA: LA FONDAZIONE CEDERÀ IL 15% DI MPS. EQUINOX SI OFFRE, MA SERVE L’AUTORIZZAZIONE DI MONTI (E GRILLI) - RAMPL: “CALTAGIRONE E DELLA VALLE SOCI? SÌ, MA NON SAPPIAMO CON CHE QUOTE” - UE PREOCCUPATA DALL’ITALIA: “POTENZIALE DI CRESCITA RESTA BASSO”. E I CAPITALI ESTERI FUGGONO…


1 - FONSAI: PALLADIO SOPRA 5%, PATTO DI CONSULTAZIONE CON SATOR (AL 3,011%)
Radiocor - Palladio Finanziaria comunica che nella giornata odierna ha superato la soglia del 5% del capitale sociale con diritto di voto di F ondiaria Sai. Ad oggi, recita la nota di Palladio, la partecipazione detenuta e' pari al 5,002%. La finanziaria informa inoltre di aver sottoscritto oggi un patto di consultazione con Sator (finanziaria che fa capo a Matteo Arpe) in ordine alle rispettive partecipazioni di azioni con diritto di voto di Fondiaria/Sai.

Sator, da parte sua, ha fatto sapere di avere una quota in Fondiaria Sai pari al 3,011% del capitale. Ieri, ha superato la quota rilevante del 2% effettuando acquisti sul mercato. Le operazioni sono state effettuate fra il 30 gennaio e il 13 febbraio 'rappresentando poco piu' di un ventesimo degli scambi effettuati sul mercato nello stesso periodo', precisa il comunicato. Sator conferma anche di avere sottoscritto un patto di consultazione con Palladio.

2 - PALLADIO: COMUNE INTERESSE A SOSTENERE IL PIANO DI RICAPITALIZZAZIONE
(ANSA) - Palladio, dopo aver comunicato giovedì 9 febbraio di avere in mano il 2,25% di Fonsai, oggi ha superato anche la soglia rilevante del 5% portandosi al 5,002%. Sempre in giornata la finanziaria vicentina ha sottoscritto un patto di consultazione con la Sator di Matteo Arpe "sulle rispettive partecipazioni" in Fondiaria Sai. "Il patto - sottolinea la nota - non prevede alcuna intesa o obbligo in merito all'esercizio dei diritti di voto e si fonda sul comune interesse a sostenere il piano di ricapitalizzazione dell'emittente, che rappresenta uno dei più importanti operatori italiani nel mercato assicurativo ed un patrimonio di organizzazione e di persone di primaria importanza".

3 - BORSA, LA GIORNATA: MILANO UNICA IN RIALZO, BALZO PARMALAT...
(LaPresse) - Solo Milano chiude sopra la parità tra le principali Borse europee. Il Ftse Mib sale dello 0,47% a 16.445,91 punti e il Ftse All-Share avanza dello 0,37% a 17.445,17 punti. Le azioni sul rating di 9 Paesi dell'eurozona, tra cui l'Italia, da parte di Moody's non ha spaventato più di tanto i mercati. Per Roma l'agenzia parlava ieri di crescenti di difficoltà nel finanziamento, ma è stata smentita stamane dall'asta di Btp a 3, 5 e 10 anni di oggi. Per i 4 miliardi di euro di triennali il rendimento è crollato addirittura al 3,41%, rispetto al 4,82% dell'ultima asta.

Anche lo spread con i Bund tedeschi decennali ha tenuto, mantenendosi sui livelli precedenti al downgrade di Moody's. A far virare i listini europei in negativo, dopo gli effetti benefici del milgioramento dell'indice tedesco Zew sugli investimenti, sono stati i dati macro provenienti dagli Usa, con le vendite al dettaglio cresciute dello 0,4% a gennaio, ma al di sotto delle attese. C'è inoltre attesa per l'Eurogruppo di domani che avrà come oggetto il piano di salvataggio della Grecia. In questo contesto, chiusura in leggero calo per le principali Borse europee, con l'indice Ftse 100 di Londra che lascia lo 0,1% a 5.899,87 punti, il Dax di Francoforte che cede lo 0,15% a 6.728,19 punti e il Cac 40 di Parigi che mostra un ribasso dello 0,26% a 3.375,64 punti. A Madrid, l'indice Ibex lascia lo 0,19% a 8.771,9 punti, mentre ad Atene l'indice generale cade dell'1,95% a 818,1 punti.

A Milano, miste le banche. Cadono Intesa Sanpaolo (-0,54% a 1,483 euro), Popolare di Milano (-3,03% a 0,441 euro), Banca Montepaschi (-1,93% a 0,3043 euro), Mediobanca (-1,26% a 4,71 euro), Bper (-0,32% a 6,14 euro) e Ubi Banca (-0,7% a 3,706 euro). Salgono invece Banco Popolare (+1,16% a 1,393 euro) e Unicredit (+0,2% a 4,072 euro). Il presidente di Piazza Cordusio, Dieter Rampl, ha detto che "si sa" che Diego Della Valle e Francesco Gaetano Caltagirone "sono azionisti ma non sappiamo quanto abbiano acquistato" con l'aumento di capitale.

Agli estremi del paniere principale ci sono in positivo Parmalat (+6,34% a 1,695 euro) e in negativo Lottomatica (-5,83% a 12,93 euro). Tra gli industriali bene Fiat (+0,92%) e Pirelli (+0,13%). Cede Telecom Italia (-1,29%). Dopo i conti del preconsuntivo di esercizio, sale Snam (+1,7% a 3,584 euro) nonostante l'utile sia in calo dell'11,6%, appesantito dalla cosiddetta Robin Hood Tax. Fuori dal paniere principale, giornata in altalena per Fondiaria Sai, che chiude infine con un rialzo del 2,55% a 1,65 euro.

4 - BORSA, SPREAD BTP-BUND CHIUDE A QUOTA 367 PUNTI BASE...
(LaPresse) - Chiude sui livelli di ieri lo spread tra Btp e Bund a 10 anni, a 367 punti base. Il rendimento dei buoni del Tesoro italiani sul mercato secondario si attesta al 5,57%.

5 - MPS: LA FONDAZIONE CEDERA' FINO AL 15% DELLA BANCA...
Radiocor - La Fondazione Mps ha deciso la cessione fino a un massimo del 15% del capitale della banca senese 'a controparti strategiche'. L'annuncio della storica decisione e' stato dato dalla Deputazione amministratrice dell'ente. Nessun nome relativo al possibile acquirente nel comunicato. Una disponibilita' e' stata espressa oggi dal fondo Equinox. La cessione deve essere autorizzata dal ministero dell'Economia.

6 - UNIONE EUROPEA PREOCCUPATA PER L'ITALIA: "POTENZIALE DI CRESCITA RIMANE BASSO"
(Adnkronos/Aki/Ign) - "Ci sono 12 stati membri la cui situazione deve essere analizzata piu' in profondita' per determinare se esistono o meno squilibri macroeconomici pericolosi" e tra questi vi e' l'Italia. Lo ha detto il commissario Ue agli affari economici e monetari Olli Rehn presentando il rapporto dell'esecutivo di Bruxelles. Fra gli altri Paesi su cui Bruxelles tiene i riflettori accesi, ci sono: Belgio, Bulgaria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Francia, Ungheria, Slovenia, Spagna, Svezia e Gran Bretagna.

Secondo lo studio, al momento l'analisi degli squilibri macroeconomici non richiede un'ulteriore revisione in Austria, Repubblica ceca, Estonia, Germania, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Olanda, Polonia e Slovacchia. In ogni caso, per questi Paesi ci saranno raccomandazioni sulle politiche di bilancio e macroeconomiche nell'ambito del Semestre europeo.

Il rapporto sul Meccanismo di allerta per la prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici non ha invece preso in considerazione la situazione di Grecia, Irlanda, Portogallo e Romania, dal momento che questi Paesi sono destinatari dei programmi di assistenza finanziaria dell'Ue e dell'Fmi e dunque gia' soggetti ad "una rafforzata sorveglianza macroeconomica".

Per quanto riguarda l'Italia, il testo dell'Ue afferma: "Mentre l'indebitamento del settore privato e' relativamente contenuto, il livello del debito pubblico preoccupa, specialmente per la debole performance della crescita e delle debolezze strutturali".
Il commissario europeo Rehn riconosce che il nostro Paese sta conducendo "con determinazione riforme strutturali fondamentali per migliorare il mercato del lavoro e l'occupazione" e per accrescere "la competivita' della sua economia". Ma, aggiunge, "siamo preoccupati per il basso potenziale di crescita che l'Italia ha per il momento".

A preoccupare Bruxelles ci sono anche, ha ricordato Rehn facendo riferimento ai contenuti del rapporto presentato a Strasburgo, "squilibri sia esterni che interni", ovvero "un alto livello di debito pubblico e una continua perdita di quote di mercato nelle esportazioni in corso da lungo tempo" dovuta a una "perdita' di competitivita' a partire dagli anni Novanta", tanto che "negli ultimi cinque anni c'e' stato un crollo del 20% nelle quote di mercato delle esportazioni". Inoltre, altro punto dolente, ha ricordato il commissario Ue, "la bilancia delle partite correnti e' passata da un surplus del 2% a un deficit del 3,5% nel 2010".

7 - UNICREDIT: RAMPL, CALTAGIRONE E DELLA VALLE SOCI? SI SA MA NON QUANTO
(Adnkronos) - 'Si sa che Caltagirone e Della Valle sono azionisti, ma non sappiamo quanto hanno finche' non lo dicono o finche' non votano alla prossima assemblea'. Lo ha detto il presidente di Unicredit, Dieter Rampl, all'universita' Bocconi di Milano per ascoltare l'intervento del presidente della Repubblica federale tedesca, Christian Wulff, rispondendo a chi gli chiedeva se Francesco Caltagirone e Diego Della Valle sono diventati azionisti del gruppo di Piazza Cordusio.

'L'aumento di capitale - ha continuato Rampl- e' stato registrato ieri e ci sono 5 giorni per dichiarare se si hanno partecipazioni oltre il 2%'. Se nuovi soci dell'Istituto hanno meno di una partecipazione del 2%, ha concluso, 'bisognera' vedere per la prossima assemblea quanto hanno in libro se voteranno'.

8 - FUGA DI SOLDI ESTERI DALL'ITALIA: TROPPE TASSE, POCHE CERTEZZE
Rossana Prezioso per Trend Online - Nonostante la continua propaganda fatta da Monti, il Bel Paese non sembra attirare investitori, almeno al di fuori dei tanto decantati bond. Si perché alla luce dei dati rivelati (-53%), sembra proprio che in Italia nessuno voglia venire a creare aziende e lavoro. In realtà i motivi sono più di uno. Partendo dal presupposto che, naturalmente, il 2011 non è stato un anno facile per nessuno, si deve sottolineare che in classifica l'Italia risulta penultima. Chi si trova al fondo? La Grecia! Non certo un dato confortante visto tutto quello che sta succedendo e che, soprattutto, è successo.

Ma andiamo con ordine. Prima di tutto a bloccare qualsiasi iniziative sono la miriade di impicci (il termine non è scelto a caso) burocratici. A nessuno piace doversi incanalare nel dedalo di leggi e leggine, permessi ed eccezioni che contraddistinguono il nostro ordinamento del Lavoro. Non solo. Ma il dato del 53% in meno è grave soprattutto se paragonato al corrispettivo francese praticamente uguale per tutti i 12 mesi di riferimento. Ma allora? A spaventare è anche la tempistica e la tendente inaffidabilità delle procedure amministrative (cambi di governo e mancanza prospettive solide o a lungo termine non ci aiutano). La soluzione potrebbe essere una riforma della pubblica amministrazione? Forse: i dati impietosi anche qui sono un pugno nello stomaco 182esimi nella classifica del ranking per la semplicità dei pagamenti e 123esimi per la lunghezza di tutta la procedura. Ovvio che chi mette denaro vuole vedere risultati immediati e preferisce evitare di aspettare troppo per doversi attenere a una normativa spesso obsoleta e contraddistinta da un'altissima probabilità di "inceppo" di un meccanismo elefantiaco.

, E ancora: un totale di investimenti pari a 337 miliardi di dollari contro i 1.100 di Gran Bretagna o i poco più di 670 (674 per la precisione) della Germania, la classica locomotiva d'Europa? Danno da pensare? I dati di Confindustria suggeriscono anche un altro dato poco confortante: su 10 miliardi di Euro di capitali stranieri investiti, solo un quinto è l'equivalente della ricchezza prodotta. In altri termini, capitali che non crescono, fermi e che non producono.

Cosa serve alla fine? Certezza. Nei tempi, nei modi, nelle dinamiche. Insomma nell'iter strutturale e procedurale in genere. Non solo: minori tasse, maggiori sforzi nella ricerca in modo da veicolare anche altri settori esteri molto più sviluppati (hitech su tutti) dove solitamente sono gli italiani a emigrare proprio per mancanza di fondi, strutture, strumentazioni e (ahimè anche qui) eccesso di burocrazia. Con una conseguenza: quelli che restano in Italia, proprio perché si trovano in un ambiente lavorativo e accademico ben lungi dall'essere culturalmente stimolante, finiscono per non avere una preparazione pratica adeguata e, incredibile a dirsi, non vengono scelti dalle aziende straniere che devono far "tornare" gli ingegneri italiani che, a loro tempo emigrati, ora hanno una specializzazione di altissimo livello. Estera.

9 - THYSSEN-SIEMENS, L'IPOTESI DI UNA GE TEDESCA
M.D.F. per il "Corriere della Sera" - Grande attesa oggi per la teleconferenza di Thyssen-Krupp con gli analisti, per la pubblicazione dei risultati del primo trimestre 2012. Ma nel mirino degli esperti e delle domande da porre al nuovo ceo Heinrich Hiesinger, c'è anche un «giallo» di politica industriale: una fusione fra Thyssen-Krupp e il colosso Siemens, per spronare, secondo quanto riferito ieri dal settimanale Wirtschaftswoche, «una delle maggiori fusioni degli ultimi decenni».

Una specie di «General Electric tedesca», insomma, oggetto da mesi di speculazioni rafforzatesi ancora negli ultimi giorni. Da quando Thyssen-Krupp ha dato il via alla cessione del settore Inox del gruppo alla finlandese Outokumpu, ritirandosi dalla divisione storica dell'acciaio speciale. Senonché Siemens ha bloccato sul nascere possibili rimbalzi di borsa, anticipando al quotidiano economico Handelsblatt, attraverso il consigliere finanziario Joe Kaeser che «Thyssen-Krupp è uno dei pochi nomi non ancora dibattuti come oggetto di acquisizione».

Morale: il titolo di Siemens (con una capitalizzazione di mercato di 68 miliardi), è cresciuto solo dello 0,16%, a quota 75,49 euro mentre TK (con una capitalizzazione di 11,2 miliardi) è retrocesso dello 0,34%, a 21,89 euro. Tuttavia Kaeser ha proseguito spiegando che i due gruppi già hanno in comune una delle risorse «più preziose» che possano avere due società: Gerhard Cromme, capo dell'organo di sorveglianza di entrambi i colossi, che tira le fila dietro le quinte.

E come non ricordare che mesi fa proprio Cromme ha «rubato» Hiesinger alla Siemens, nominandolo nuovo ceo di Thyssen-Krupp. Quest'ultimo potrebbe anche trasformare l'ex-colosso, cedendo anche l'altra divisione dell'acciaio, in modo da adattarlo al colosso di Monaco di Baviera. Altrimenti, come potrebbe il ceo di Siemens Peter Loescher raggiungere l'obiettivo di un fatturato da 100 miliardi? Forse le voci di borsa non sono proprio tutte favole.

 

PALLADIO MARCO DRAGO ROBERTO MENEGUZZO9op 09 matteo arpeMARIO MONTI ALBERTO NAGEL lbc17 fabrizio palenzona salvatore ligrestiparmalat GetContent asp jpegGiuseppe Mussari ManciniSEDE CENTRALE MONTE DEI PASCHI DI SIENAolli rehnFederico Ghizzoni ROBERTO NICASTRO DIETER RAMPL UNICREDIT DIEGO DELLA VALLE E FRANCESCO CALTAGIRONE BELLAVISTAUNICREDIT - PUBBLICITA SUI QUOTIDIANIUNICREDITthyssen kruppSiemens

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