bergoglio ior

QUI COMANDO IOR! - PAPA FRANCESCO TRASFORMA LA BANCA VATICANA PER CHIUDERE LA STAGIONE DEI SOSPETTI, PARTENDO DALLA RIFORMA DELLO STATUTO - INTANTO SI INCEPPA IL SALVATAGGIO DELL'IDI: GRANDE SCAZZO TRA LA PIÙ GRANDE CHARITY AMERICANA, LA “PAPAL FOUNDATION”, E I VERTICI DELLA SANTA SEDE

1 - PAPA FRANCESCO RIFORMA LO IOR PER CHIUDERE LA STAGIONE DEI SOSPETTI

Andrea Tornielli per “la Stampa”

 

Angelo Caloia

Per lo Ior è tempo di bilanci, di assestamenti interni. E di riforme destinate a segnare il futuro della banca vaticana che non gode di ottima reputazione a causa degli scandali dei tempi passati e recenti: basti pensare alla condanna per cattiva gestione subita nelle scorse settimane dall'ex direttore Paolo Cipriani e dal suo vice Massimo Tulli, o all'inchiesta vaticana che vede indagato per peculato l'ex presidente Angelo Caloia.

 

La prima novità in arrivo riguarda le riforme dello statuto, predisposte dal consiglio di sovrintendenza (il board laico) e approvate dalla commissione cardinalizia e dal Papa.

Conterranno adeguamenti alla legislazione vaticana vigente, ma non solo. Scompare, ad esempio, il collegio dei tre revisori, organismo istituito con lo statuto del 1990.

 

GIULIO MATTIETTI

La motivazione offerta dal board ai cardinali della commissione di vigilanza è stata questa: nel sistema bancario internazionale le figure dei revisori interni non esistono. In effetti fin dalla metà degli Anni 90, pur avendo appena introdotto i revisori, lo Ior era ricorso anche a un audit esterno, affidando la verifica sui bilanci a Pricewaterhouse Coopers e poi a Deloitte & Touche.

 

Non è invece passata la proposta di istituire un consiglio di consultazione con esperti esterni che aiutassero i cardinali a districarsi tra bilanci e numeri. Mentre esce più forte la figura del direttore generale Gian Franco Mammì, che gode della totale fiducia di Papa Francesco e dovrebbe irrobustire ulteriormente la squadra dei collaboratori dopo l' arrivo nell'ultimo mese del nuovo responsabile dell' Asset managment che si occupa degli investimenti, e del nuovo responsabile dei rapporti con la clientela, Luca Saletti.

 

Il torrione Niccolò V, sede dello Ior niccolov

È atteso il bilancio 2017: anche questa volta sarà di segno positivo - un anno fa l'utile fu di 36 milioni - grazie al buon andamento degli investimenti e al taglio delle spese. Ma al tempo stesso si registrerà un lieve calo delle risorse in gestione (erano 5,7 miliardi di euro nel 2016): lo Ior paga infatti il prezzo di non essere più una banca off-shore, oltre che l'essere una realtà piccola, che non concede mutui né prestiti e deve reggere la concorrenza degli altri istituti con le loro numerose filiali, l'homebanking e i circuiti bancomat che permettono di prelevare ovunque.

 

BERGOGLIO SALUTA RATZINGER AL SUO ARRIVO AL CONVENTO MATER ECCLESIAE DIETRO GEORG GANSWEIN

La trasparenza e l'adesione agli standard internazionali, iniziata da Benedetto XVI che chiamò alla presidenza Ettore Gotti Tedeschi, e continuata con Francesco, ha portato alla revisione dei conti Ior e alla chiusura di circa cinquemila di questi.

 

Non tutti per attività sospette, ma perché «dormienti» o perché i titolari non avevano più diritto di essere correntisti. Si è deciso di puntare sulla clientela originaria dell' Istituto, cioè gli ordini religiosi e le diocesi. L'accordo fiscale siglato nell' aprile 2015 con l'Italia, che ha definitivamente sepolto i vantaggi dell' off-shore, è stato tra le ragioni che ha portato all'uscita di alcuni clienti.

 

«Nel caso degli ordini religiosi, per qualcuno ha giocato anche il fatto di non volere che in Vaticano, con un Papa così attento alla gestione del denaro, si sappia quanti soldi hanno», racconta alla Stampa un osservatore di area tedesca. L'anno scorso, a compensare in parte le uscite, è arrivata la decisione di una diocesi italiana che ha trasferito una consistente parte dei fondi da lei amministrati nella banca vaticana proprio per sostenere il processo di trasparenza.

DE FRANSSU

 

Com'è noto, lo Ior è stato a rischio di chiusura all'inizio del pontificato di Francesco.

Poi si è deciso di mantenerlo. Nel luglio 2014, contestualmente all'arrivo del nuovo presidente Jean-Baptiste de Franssu e del nuovo board, il Prefetto per l' Economia, cardinale George Pell, aveva progettato di utilizzare i depositi dell' istituto sulle piazze internazionali per massimizzare i profitti, facendo nascere una «Sicav» - Società d'investimento a capitale variabile - in Lussemburgo. Ma Bergoglio ha deciso di bocciare l'operazione, preferendo che la banca riscoprisse sua vocazione propria di supporto delle opere di religione.

 

La missione dell'Istituto appare oggi definita, e il presidente collabora bene con il direttore generale Mammì. Quest' ultimo, grazie al rapporto di fiducia con Francesco, ha di fatto accorciato la catena di comando di uno Ior sempre più «banca del Papa». Eppure negli ultimi mesi non sono mancati colpi di scena. Alcuni legati a normali attività di gestione, come l'allontanamento, lo scorso ottobre, di un impiegato che non si comportava in modo adeguato.

GEORGE PELL

 

Altri più clamorosi, come l'improvviso licenziamento nel novembre 2017 di Giulio Mattietti, il direttore «aggiunto» che affiancava Mammì, scortato ai confini del Vaticano con l'interdizione a rimettervi piede. Una rimozione decisa dall' autorità superiore, le cui reali motivazioni sono rimaste ignote anche ai cardinali della commissione di vigilanza. In gennaio Santo Mirabelli, dopo soli dodici mesi di servizio come responsabile del dipartimento che si occupa di sicurezza informatica, ha lasciato l'incarico ritornando alla precedente occupazione presso il ministero dell' Interno italiano.

 

La sua - assicurano Oltretevere - è stata una rinuncia volontaria per motivi squisitamente personali. Infine pochi giorni fa sono state annunciate le dimissioni dal board di Mary Ann Glendon, prima donna con un incarico di vertice nell' Istituto, già ambasciatrice degli Usa presso la Santa Sede.

 

guardie svizzere

Secondo alcune fonti non sarebbe stata in sintonia con le ultime decisioni prese, in particolare nella gestione del caso Mattietti, e avrebbe preferito ritirarsi. Con le dimissioni della Glendon s'indebolisce quell'«asse americano» un tempo forte nello Ior. Anche se in realtà, dietro ai sussulti più recenti che hanno attraversato l'Istituto, non sembrano esserci questa volta gravi scandali finanziari, né scontri tra vecchie e nuove fazioni, e neppure lotte tra onesti fautori della trasparenza e oscuri nostalgici dell'off-shore. È più probabile che si tratti invece di assestamenti di potere interno e di incompatibilità caratteriali.

MARY ANN GLENDON

 

Nonostante le difficoltà, segnate anche da due lettere anonime circolate internamente contro l'attuale direttore dello Ior, il messaggio che esce dal Torrione Nicolò V, storica sede dell' Istituto, è positivo: il board, si legge in una nota inviata alla Stampa «esprime la propria soddisfazione per i progressi compiuti.

 

Gli ultimi mesi sono stati testimoni di un'accelerazione nel processo di trasformazione e di diversi risultati importanti ottenuti sotto la guida di un gruppo dirigente che continua ad essere rafforzato. I cambiamenti non sono mai facili e richiedono tempo, ma l' obiettivo finale rimane quello di assicurare che l' Istituto prosegua nel cammino intrapreso per conformarsi ai migliori standard internazionali, soddisfare le aspettative dei clienti nonostante le difficoltà del contesto finanziario e garantire elevati standard etici che giustamente ci si aspetta da un istituto quale lo Ior».

 

2 - VATICANO, SI INCEPPA IL SALVATAGGIO DELL'IDI RIVOLTA NEGLI USA, DONAZIONE DIMEZZATA

Franca Giansoldati per “il Messaggero”

 

È polemica dura tra Papal Foundation - la più grande charity americana che dal 1990 ha finanziato attività per i poveri per un totale di 215 milioni di dollari con progetti umanitari in tutto il mondo - e le eminenze vaticane. Il problema è esploso al momento di votare il piano per un finanziamento sollecitato da Papa Francesco per aiutare l'Idi, l'ospedale dei frati dell' Immacolata che sta faticosamente riemergendo dalle difficili gestioni del passato.

vaticano, guardie svizzere

 

Uno scontro aspro, perché i soldi raccolti dalla Papal Foundation, così spiegano dalla fondazione, vengono di norma elargiti solo per i poveri, «con criteri piuttosto severi e per un massimo di 200 mila dollari a progetto, e non per aiutare ospedali che in passato sono stati oggetto di discutibili vicende finanziarie».

 

Chi ha fatto conoscere all'opinione pubblica questa storia sollevando polemiche a non finire tra le diocesi negli Usa è LifeSiteNews, con documenti interni e un report dal quale risulta che l' ospedale romano doveva essere oggetto di una donazione di ben 25 milioni di dollari. Doveva, perché dopo la rivolta interna alla fondazione la cifra è stata pressoché dimezzata.

IDI ISTITUTO DERMOPATICO DELL IMMACOLATA

 

IL BOARD

Nel board della Papal Foundation siedono alcuni dei cardinali Usa più influenti. A siglare l' accordo con il cardinale Pietro Parolin era stato il cardinale Wuerl di Washington che, a settembre scorso, gli aveva assicurato che in obbedienza al Papa sarebbe intervenuto. In tutto 25 milioni di dollari, spalmati in diversi anni (5 milioni già elargiti).

 

L'impostazione dell' operazione ha però provocato grandi discussioni interne e persino alcune dimissioni dal board. Per calmare gli animi, i cardinali Wuerl e Dolan di New York hanno dovuto prendere in mano carta e penna e scrivere una lettera di scuse facendo presente che la Santa Sede, per evitare nuove polemiche, ha annunciato di non voler accettare altro denaro oltre a quello stanziato nonostante l' architettura finanziaria dell' operazione avesse richiesto una lunga procedura.

IDI ISTITUTO DERMOPATICO DELL IMMACOLATA

 

L' Idi, oggi gestito dall' avvocato Antonio Leozappa, nominato dal Vaticano nel giugno scorso, negli anni passati era stato commissariato dalla Santa Sede dopo pesanti vicende giudiziarie. Ora le cose vanno un po' meglio ma la situazione resta comunque sotto osservazione. In ogni caso nessuno si aspettava questo pesante rifiuto da parte della Papal Foundation, soprattutto per il fatto che fu proprio il Papa, tramite Parolin, a chiedere una mano alla ricca fondazione pur di allontanare lo spettro del licenziamento dei dipendenti dell' Istituto.

 

LA VICENDA

 Le vicende dell' Idi sono complesse. Dopo il commissariamento guidato dal cardinale Giuseppe Versaldi, l' anno scorso Francesco aveva nominato presidente della Fondazione Luigi M. Monti (che controlla tutte le attività dei frati) l' ex ministro della Salute, Maria Pia Garavaglia, licenziata solo dopo pochi mesi di lavoro dal cardinale Parolin che forse si aspettava un' azione più energica.

 

giuseppe profiti

Ma ad aggravare il quadro ci sarebbe anche il fatto di avere preso in esame, nell' aprile del 2017, un piano di salvataggio per l' Idi firmato da Giuseppe Profiti quando quest' ultimo era presidente. La cosa non aveva evidentemente raccolto il gradimento di là del Tevere, fino alla decisione di individuare un avvocato romano con una vasta esperienza nel campo societario, appunto Leozappa, al quale è stato affidato il compito di risanare, passaggio dopo passaggio, un ospedale che continua a essere considerato un' eccellenza.

 

Franco Decaminada

Intanto l' anno scorso il Tribunale di Roma ha rinviato a giudizio padre De Caminada, il fondatore dell' intero complesso sanitario dei frati, ma ritenuto responsabile con altri 10 religiosi del crack. Appropriazione indebita, truffa, bancarotta fraudolenta sono i reati ipotizzati: il dibattimento processuale in corso dirà. In ogni caso, all' interno della Chiesa il caso dell' Idi è destinato a fare storia: non si era mai vista una sentenza di un tribunale civile spazzare via gli ex vertici di un ordine religioso. Così come non si è mai vista la retromarcia davanti alla richiesta di un Papa, da parte di una charity nata proprio per sostenere le attività papali.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…