LA PARTITA DEL CORRIERE SI GIOCA ANCHE SUL DEBITO - L'INDEBITAMENTO DI RCS SALE A 521 MILIONI E C'E' BISOGNO DI PRENDERE NUOVI ACCORDI CON LE BANCHE FINANZIATRICI (TRA CUI LE DUE SOCIE INTESA E MEDIOBANCA)

Marigia Mangano per ‘Il Sole 24 Ore'

A un anno esatto dalla firma del piano di ristrutturazione che ha «sbloccato» l'aumento di capitale da 400 milioni andato in porto lo scorso luglio, il gruppo Rcs Mediagroup (-1,27%) riapre il dossier del debito. Secondo quanto risulta al Sole24 Ore, i colloqui con gli istituti creditori sarebbero partiti da qualche giorno.

Si tratta di una fase preliminare, ma considerata dal gruppo cruciale per rivedere in modo sensibile condizioni e struttura dell'ormai "vecchio" piano di ristrutturazione. Vecchio perché alla luce delle nuove condizioni di mercato e del cammino finora fatto dalla società - riferisce una fonte vicina alle trattative - secondo il gruppo di via Solferino ci sarebbero le condizioni per sedersi nuovamente al tavolo e ridiscutere i termini finanziari ed economici decisi a maggio scorso.

Punto di partenza per capire la situazione del gruppo è il vecchio piano di ristrutturazione. Un piano, peraltro, riaperto più volte fino a uno schema definitivo deciso a maggio scorso che ha visto Intesa, Ubi, UniCredit, Bnp, Bpm e Mediobanca concedere un prestito in pool di 600 milioni con uno spread medio sul tasso di riferimento di 470 punti base e una prima rata rimborsata post-aumento di 150 milioni. Da allora però il gruppo guidato da Pietro Scott Jovane ha portato a casa dismissioni e ha centrato i target del piano. Non solo.

Si presenta alla porta delle banche anche con la prossima conversione delle azioni di risparmio - la fase di conversione volontaria partirà il 19 maggio per concludersi il 6 giugno - che potrà apportare risorse fino a 60 milioni che non erano state inserite nelle previsioni del piano.

Quanta basta per riaprire una trattativa su un indebitamento finanziario netto, che nell'ultima trimestrale è passato dai 474,3 milioni di fine dicembre ai 520,8 milioni di fine marzo, scontando anche un effetto stagionale, pur in presenza di un flusso di cassa migliorato di 11 milioni. Questo a fronte di un aumento degli oneri finanziari a 10,2 milioni rispetto ai 6 milioni dell'anno prima, quando la posizione finanziaria netta era negativa per 902,4 milioni: effetto dei maggiori tassi d'interesse sul prestito delle banche.

Insomma la partita su Rcs, già assai delicata sul fronte degli equilibri azionari, si riapre anche sul fronte finanziario. Il gruppo, interpellato dal Sole24 Ore, ha rilasciato un «no comment». Del resto - si apprende - la trattativa è nella fase iniziale e i colloqui con gli istituti sono appena avviati. Sullo sfondo poi - si ricorda - c'è anche quella seconda tranche di 200 milioni di aumento di capitale decisa nell'ambito del primo piano di ristrutturazione. Una ricapitalizzazione esclusa a più riprese dall'attuale management che però potrebbe entrare come argomento di discussione nella fase negoziale con le banche creditrici.

Sullo sfondo, infine, restano gli equilibri proprietari del gruppo. L'ultima assemblea non è stata teatro di tensioni con una sorta di tregua tra i due principali azionisti, la Fiat di John Elkann (al 20,55%) e Diego Della Valle (8,99%). Tant'è che l'imprenditore della Tod's, che pure nei mesi scorsi aveva minacciato il ricorso alle vie legali, non si è presentato all'assise. L'unica eccezione è stata la posizione di Urbano Cairo, salito al 3,66%, che pur non essendo presente in assemblea ha votato con la sua quota «no» su quasi tutta la linea. Naturale che in molti si interrogano sui futuri equilibri del libro soci, tanto più che l'azionariato è destinato a essere nuovamente modificato con la conversione delle risparmio che potenzialmente aggiungerà fino a un altro 20% di capitale ordinario. Senza contare, infine, che una parte dei soci del vecchio patto di sindacato, ormai sciolto, sono in uscita. Mediobanca, che ha già dimezzato la propria partecipazione dal 15% dell'estate scorsa all'attuale 8,7% circa, ha dichiarato a più riprese di voler valorizzare la quota, ma anche Intesa-Sanpaolo, oggi al 5,1%, sarebbe intenzionata a ridurre il peso.

 

 

SCOTT JOVANE - MARIO ORFEOSCOTT JOVANE A BAGNAIA LUIGI ABETE ALESSANDRO PROFUMO FEDERICO GHIZZONI GIOVANNI BAZOLI FOTO LAPRESSE MARCO TRONCHETTI PROVERA E ALBERTO NAGEL FOTO BARILLARI SEDE CORRIERE DELLA SERA

Ultimi Dagoreport

elly schlein almasri giuseppe conte giorgia meloni

DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI CHURCHILL PER NON FINIRE NELLA TRAPPOLA PER TOPI TESA ALL'OPPOSIZIONE DALLA DUCETTA, CHE HA PRESO AL BALZO L’ATTO GIUDIZIARIO RICEVUTO DA LO VOI PER IL CASO ALMASRI (CHE FINIRÀ NELLA FUFFA DELLA RAGION DI STATO) PER METTERE SU UNA INDIAVOLATA SCENEGGIATA DA ‘’MARTIRE DELLA MAGISTRATURA’’ CHE LE IMPEDISCE DI GOVERNARE LA SUA "NAZIONE" - TUTTE POLEMICHE CHE NON GIOVANO ALL’OPPOSIZIONE, CHE NON PORTANO VOTI, DATO CHE ALL’OPINIONE PUBBLICA DEL TRAFFICANTE LIBICO, INTERESSA BEN POCO. DELLA MAGISTRATURA, LASCIAMO PERDERE - I PROBLEMI REALI DELLA “GGGENTE” SONO BEN ALTRI: LA SANITÀ, LA SCUOLA PER I FIGLI, LA SICUREZZA, I SALARI SEMPRE PIÙ MISERI, ALTRO CHE DIRITTI GAY E ALMASRI. ANCHE PERCHE’ IL VERO SFIDANTE DEL GOVERNO NON È L’OPPOSIZIONE MA LA MAGISTRATURA, CONTRARIA ALLA RIFORMA DI PALAZZO CHIGI. DUE POTERI, POLITICO E GIUDIZIARIO, IN LOTTA: ANCHE PER SERGIO MATTARELLA, QUESTA VOLTA, SARÀ DURA...

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?