LA PASSIONE DI ETRURIA PER I BANCAROTTIERI - LA BANCA HA PRESTATO 12,5 MILIONI AD ALBERTO RIGOTTI, FONDATORE DI ''EPOLIS'' CHE ALL'EPOCA SIEDEVA NEL SUO CDA. LUI NEL FRATTEMPO È FALLITO, E I CREDITI (DIVENTATI 16 MILIONI) SONO TUTTI IN SOFFERENZA
Fabio Pavesi per "Il sole 24 Ore"
La pratica, stigmatizzata da Bankitalia, di concedere prestiti ai membri del Cda e ai sindaci di Etruria, era una consuetudine di vecchia data. Quasi una tradizione di famiglia per la banca aretina. La Procura ha messo nel mirino con le recenti perquisizioni i fidi concessi a società riconducibili soprattutto all’ex consigliere Luciano Nataloni e all’ex presidente Lorenzo Rosi. Sono i due nomi citati, del resto, nel verbale dell’ultima ispezione della Vigilanza che portò al commissariamento di febbraio 2015.
Ma gli affidamenti ai vertici della banca (198 posizioni per 185 milioni che hanno provocato perdite per 18 milioni e finite per la metà tra i crediti da svalutare) non riguardano solo la gestione Fornasari-Bronchi. La consuetudine del credito a chi governava la banca, come ha appurato Il Sole24 Ore, era diffusa anche sotto la gestione Faralli. Tra i consiglieri illustri (o meglio noti alle cronache) beneficiari di credito ecco spuntare Alberto Rigotti. Filosofo, imprenditore dalle mille attività, il 65enne business man di Trento è stato nel Cda di Etruria fino al 2009, prima del ribaltone che defenestrò l’ex dominus storico Elio Faralli e insediò alla presidenza Fornasari.
Fu proprio il suo voto tra l’altro a determinare la sconfitta di Faralli. Ebbene tuttora Rigotti a distanza di anni è una delle grandi sofferenze in pancia all’Etruria. Il finanziere trentino ottenne, tramite una della sue tante holding d’investimento la Abm Network Investment, nell’aprile del 2007, un prestito per 12,5 milioni. Soldi concessi mentre era nel Cda e mai rientrati in banca. Di più la situazione si è pure aggravata, dato che da documenti consultati da Il Sole24Ore, la posizione di Rigotti attuale è di una sofferenza per 16 milioni. Il finanziere trentino non c’entra granché con Arezzo e tanto meno con la Toscana.
marcello dell utri alberto rigotti
Le cronache lo ricordano molto attivo nel Nord Est. Suo il business di Infracom la rete in fibra ottica che fu conferita anni fa alla Serenissima, l’autostrada Brescia-Padova di cui Rigotti diventa azionista. Ma Rigotti è poliedrico. Compra il 40% della Torno, impresa di costruzioni che ha interessi nell’Expo 2015. Non solo: si lancia nell’avventura editoriale. Compra la catena di giornali freepress Epolis, fondata da Niki Grauso. Finirà arrestato il 4 giugno del 2014 per la bancarotta fraudolenta del gruppo e della sua concessionaria la Publiepolis.
Il funambolico imprenditore ha il perno delle sue attività fuori d’Italia. Molte delle sue sub holding sono controllate dalla lussemburghese Abm Merchant Sa. Tante attività, forse troppe, sta di fatto che il gigantesco reticolo di società a lui riconducibili si sfarina. Sia la Epolis che la Publipolis finiscono fallite l’una all’inizio del 2011, l’altra a giugno dello stesso anno. Tre anni dopo arriva l’arresto di Rigotti accusato di bancarotta fraudolenta del gruppo editoriale. Ma è solo uno dei tasselli, il più clamoroso delle disavventure dell’imprenditore-filosofo.
La Torno global contracting risulta fallita a fine novembre del 2010 e chiusa definitivamente lo scorso luglio. Ovvio che eventuali prestiti bancari concessi prima del crac delle società si trasformino in perdite per le banche. E anche il suo impero scricchiola ben prima. L’ultimo bilancio approvato della scatola lussemburghese, la Abm Merchant Sa è addirittura del 2007, quando non c’era la crisi e Rigotti sedeva tranquillamente nel Cda di Etruria.
Quello è l’anno in cui riceve il credito da 12,5 milioni dall’Etruria. Ebbene la sua holding in Lussemburgo è già in perdita nel 2007 per 4 milioni e nel 2010 arriva l’istanza di fallimento del Tribunale lussemburghese. E a cascata rotola tutto. Che fece Rigotti con i 12,5 milioni prestati da Etruria nel 2007? Difficile dirlo tanto ora sono bruciati per la banca. Quell’anno Rigotti vende l’1% della Serravalle alla Sias e incassa 13,4 milioni, un milione in più del prestito ricevuto. C’era così bisogno di finanziare proprio Rigotti?