DUE PESI E DUE MISURE – BANKITALIA APPLICA DUE PERCENTUALI DIVERSE PER LE SOFFERENZE BANCARIE: QUELLE DELLE BANCHE VENETE VALGONO IL DOPPIO DI QUELLE DI ETRURIA – COME SI SPIEGA? NON SI SPIEGA – AUTORIZZATO IL VOTO DI FIDUCIA SUL DECRETO
1. I MISTERI DI VIA NAZIONALE E DEL TESORO
Gianluca Paolucci per La Stampa
Uno dei due numeri è sicuramente sbagliato. Il problema è che uno è la metà dell' altro e entrambi riguardano la valutazione dei crediti deteriorati di una banca nell' ipotesi di liquidazione coatta amministrativa (Lca). A complicare il tutto c' è che entrambi i numeri hanno la stessa origine, cioè Bankitalia.
Il primo - 55% - è quello scritto nel decreto sul salvataggio delle banche venete. È grazie a quel 55% che tutta la costruzione, compresa la possibilità per il Tesoro di riprendere i soldi spesi nell' operazione di salvataggio, sta in piedi.
protesta dei risparmiatori davanti banca etruria 7
Il secondo numero - 25,16% - è quello al quale arriva Deloitte che per conto di Bankitalia deve stabilire se nella risoluzione di Banca Etruria del novembre 2015, la procedura adottata abbia ottenuto dei risultati tali da risultate meno favorevole della liquidazione (Lca) per i creditori della banca aretina. È una valutazione richiesta dalla legge che ha disposto la risoluzione e dovrebbe servire a dimostrare che nessun creditore è stato danneggiato con la risoluzione stessa.
Tradotto, il nodo è: se Etruria fosse stata messa in liquidazione, i titolari dei bond subordinati che sono stati azzerati potevano sperare di avere più di zero? La risposta che dà Deloitte a Bankitalia è no. E questo era noto. Quello che non era noto è appunto la valutazione dei crediti deteriorati e la metodologia per arrivare a questo risultato. In sostanza, dice Deloitte, sarebbero stati azzerati lo stesso perché in caso di Lca, i crediti deteriorati di Etruria non avrebbero permesso di recuperare più del 25,16% sui 2,7 miliardi lordi totali.
Lo spiega nel dettaglio, motivando per le varie categorie di crediti il valore attualizzato e i tempi di recupero. Per arrivare a quel dato, Deloitte utilizza - non potrebbe essere altrimenti - oltre ai dati interni di Etruria, anche i dati ufficiali di Bankitalia e Abi. Il 55% utilizzato per stimare il recupero dei crediti deteriorati di Popolare Vicenza e Veneto Banca arriva sempre da Banca d' Italia.
Più precisamente, da una ricerca dell' Ufficio studi intitolata «I tassi di recupero delle sofferenze» pubblicata nelle Note di stabilità finanziaria e vigilanza del gennaio 2017. Guardando quale è stata la percentuale «storica» media di recupero delle sofferenze delle banche italiane e applicandola alle due banche venete, nel decreto si dice che quella percentuale storica media è il dato giusto per stimare la percentuale di recupero.
Le date sono importanti: la relazione di Deloitte viene consegnata a Bankitalia, che la fa sua, nel luglio del 2016. La ricerca viene pubblicata nel gennaio 2017. Sei mesi dopo. Come si spiega questa differenza? Non si spiega.
Applicando gli stessi parametri utilizzati da Deloitte nell' ipotesi di liquidazione di Etruria, il conto per lo Stato sarebbe risultato decisamente più alto: oltre 6 miliardi di euro in più, secondo i calcoli effettuati da Alvise Aguti, un consulente finanziario indipendente che collabora con il gruppo parlamentare M5S.
2. OK DELL’ANTITRUST ALL’OPERAZIONE DI BANCA INTESA
Camilla Conti per Il Giornale
La recente soluzione delle crisi bancarie sembra aver convinto l' Europa. Mentre il decreto salva-venete accelera verso la fiducia in Parlamento con il placet dell' Antitrust. Il Garante ha infatti dato il via libera a Intesa Sanpaolo per l' acquisizione degli attivi e rami di azienda di Veneto Banca e Pop Vicenza. Tenuto conto della «comprovata mancanza di interesse all' acquisizione dei rami di impresa in oggetto da parte di altri operatori di mercato non si ritiene che la concentrazione in esame sia idonea a pregiudicare l' assetto concorrenziale» nei mercati, ha spiegato l' autorità.
Nel frattempo, il Consiglio dei ministri in serata ha autorizzato la fiducia sul decreto legge. Un passaggio che «blinda» il provvedimento il cui testo sembra essere destinato a passare senza emendamenti e un segnale chiaro a Intesa che ha posto come condizione all' acquisto delle due good bank di non vedere appunto cambiate le parti del dl che riguardano la transazione.
Ieri è inoltre arrivata, a sorpresa, la fiducia del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble: l' Italia «ha fatto molto bene» nel gestire i problemi legati alle banche in difficoltà e le azioni intraprese sono una buona base per ulteriori miglioramenti», ha detto ieri. Anche il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, ha sottolineato che le decisioni prese sulle banche venete e su Monte Paschi «mettono fine all' incertezza che pesava sul settore bancario e sull' economia italiana».
Dalla cattedra europea si è però levata la voce dell' altro «falco», il presidente dell' Eurogruppo, l' olandese Jeroen Dijsselbloem, secondo il quale il salvataggio delle due banche venete in giugno solleva la questione dell' eventuale necessità di cambiare le regole Ue sugli aiuti di Stato. Tutte le decisioni sulle banche di questi ultimi mesi, ha aggiunto, «sono state prese nel pieno rispetto delle regole Ue però dei casi recenti casi hanno fatto emergere alcune questioni e c' è margine per migliorare la situazione».
Di certo, la crisi delle banche italiane ruotava, e ruota ancora, attorno allo smaltimento dei crediti deteriorati che ancora zavorrano gli istituti nostrani. Il tema delle sofferenze è stato al centro del tavolo delle riunioni dell' Eurogruppo e dell' Ecofin e lo sarà anche oggi.
Mentre la Commissione europea ha lanciato una consultazione pubblica online per facilitare lo sviluppo di mercati secondari per le sofferenze. «Gli alti livelli di npl in molti Stati membri frenano la crescita economica e possono essere fonte di rischi per l' economia e il sistema finanziario della Ue», ha ricordato il vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis che durante l' Eurogruppo, insieme alla Vigilanza bancaria della Bce e al Comitato di risoluzione unico, ha informato i ministri sui recenti sviluppi del settore bancario nell' area euro.
Jeroen Dijsselbloem Piercarlo Padoan
Se per le banche italiane il tallone di Achille sono gli npl, per le big europee i problemi sono altri. Il Risk Outlook pubblicato ieri dalla Consob mostra come i maggiori istituti tedeschi, inglesi e francesi stiano facendo i conti con «le complesse e illiquide attività finanziarie per un ammontare iscritto in bilancio corrispondente fino a dieci volte il capitale common Equity Tier 1».