POI DICONO CHE BERLUSCONI NON È RIDISCESO IN CAMPO PER DIFENDERE LE SUE AZIENDE - CON I FONDI IN MANOVRA, MEDIASET HA GUADAGNATO IERI IL 9%, OGGI ZOMPA A +6,7%! - SCAMBIATO IL 10% DELLE AZIONI IN 2 GIORNI - IL 16 NOVEMBRE, DUE SETTIMANE PRIMA DEL RITORNO DEL BANANA, MEDIASET TOCCÒ IL SUO MINIMO STORICO A 1,16 EURO - FU SUBITO ALLARME: PER LA PRIMA VOLTA NELLA SUA STORIA MISTER B. RISCHIAVA UNA MINUSVALENZA POTENZIALE NELLA SUA FININVEST…

1- MEDIASET: SCAMBIATO 5% CAPITALE, IN DUE SEDUTE PASSA 10%
(ANSA) -
Scambi molto intensi su Mediaset che continua a correre in borsa (+6,71% a 2,03 euro), anche se con minore intensita' rispetto ai massimi di inizio seduta. Sul titolo del Biscione sono molto intensi gli scambi, con piu' del 5% del capitale passato di mano, pari a 62 milioni di pezzi contro una media giornaliera di 27 milioni. La quota e' analoga a quella intermediata ieri e porta al 10% i volumi scambiati negli ultimi due giorni sul titolo, promosso ieri dagli analisti del Credit Suisse e oggi da quelli di Berenberg.


2- IL MINIMO STORICO...E POI IL RIMBALZO
Fabio Pavesi per "Il Sole 24 Ore"

Un raddoppio secco. Anzi quasi tre volte di più. Dal 6 dicembre, il giorno in cui Alfano annunciò la ridiscesa in campo di Berlusconi, il titolo Mediaset è volato con un rialzo del 35%, rispetto al modesto +11% dell'indice di Piazza Affari. Tanta benzina nel motore di Mediaset, un motore che nei mesi prima si era ingolfato. E di certo buona parte di quell'extra balzo è dovuto all'eccessiva compressione delle quotazioni nei mesi precedenti. Il titolo Mediaset infatti era sceso molto, più dell'indice, e tuttora su base annua è ancora in territorio negativo.

Ma il rush è comunque poderoso e, sarà un caso, ma ha preso slancio poco prima dell'annuncio del Cavaliere. Il 16 novembre scorso infatti Mediaset toccò il suo minimo assoluto di sempre. Addirittura il prezzo scivolò a 1,166 euro. Un record storico negativo per il Biscione e anche una soglia significativa. Già perché le azioni Mediaset nel bilancio Fininvest sono in carico a 1,08 euro. Ben pochi avrebbero mai immaginato di poter pensare che per la prima volta nella sua storia Mediaset poteva rischiare di rivelarsi una minusvalenza potenziale per la controllante Fininvest.


3- MEDIASET VOLA (+ 9%), HEDGE IN MANOVRA - I FONDI CHIUDONO LE POSIZIONI RIBASSISTE - PER IL BILANCIO 2012 GLI ANALISTI STIMANO UN ROSSO DI 35 MILIONI
Simone Filippetti per "Il Sole 24 Ore"

Un giorno di pausa. E poi di nuovo è ripresa la corsa. Mediaset è la lepre di Piazza Affari e dopo un'altra giornata epocale (+9%) , maglia rosa della Borsa di Milano. Se il 2011 è stato l'anno nero per il colosso tv, adesso Mediaset è diventato il titolo da strapparsi di mano. Le due cose sono ovviamente correlate. Dopo essere crollato del 76% da inizio 2011 fino ai minimi del 2012, da novembre il titolo ha guadagnato quasi il 65% contro una Borsa che è salita "solo" del 18 per cento.

Nel momento in cui si torna a comprare Italia, il titolo che l'anno scorso è stato penalizzato di più oggi è quello più comprato. Ma la risalita non pareggia la discesa: anche agli 1,9 euro di ieri il titolo quota ai livelli dello scorso settembre (o di aprile 2012) e ancora dunque lontano dai valori anche solo di inizio 2012 (oltre i 4 euro) e a una distanza siderale dai 9 euro del 2005 quando l'azionista Fininvest di Silvio Berlusconi e della sua famiglia vendette sul mercato un grosso pacchetto (il 16%).

C'è ancora molto da recuperare e molto spazio per salire ancora, dunque, ma è altrettanto vero che, a guardare i fondamentali, un rally così forte non trova giustificazioni nei numeri. Nel 2012 forse Mediaset chiuderà per la prima volta nella sua storia in perdita: Mediobanca stima un rosso di 35 milioni contro un profitto di 225 milioni di utili del pur difficile 2011. Tanto per inquadrare il trend, nel 2005 Mediaset aveva sfondato quota 600 milioni di utili. In sette anni sono scomparsi e oggi di fatto è impossibile calcolare il p/e (rapporto prezzo/utili, uno dei multipli più utilizzati sul mercato).

Inoltre, sempre secondo gli analisti, potrebbe anche non esserci un dividendo per Mediaset, il che rende ancor meno appetibile il titolo. In Borsa la spiegazione si cerca guardando ai fondi e agli hedge azionisti. L'anno scorso i fondi avevano martoriato il titolo, in modo eccessivo, adesso tornano a comprare. A 1,3 euro, dopo aver anche toccato il minimo a 1,16, Mediaset era effettivamente eccessivamente sottovalutata. Fino allo scorso autunno tutti i fondi speculativi e gli hedge avevano posizioni «short» (ossia di vendita allo scoperto) sul titolo.

Da metà novembre è partita un'inversione a U: quegli stessi fondi hanno iniziato a chiudere le posizioni corte e a riposizionarsi (è successo anche ieri con la chiusura di altre posizioni). Sul mercato c'è anche chi si è spinto a ipotizzare che ci siano mani forti in azione. Qualcuno sta rastrellando azioni? Per ora prove non ce ne sono. «A guardare i book di acquisto - spiegava ieri un trader che ha chiesto l'anonimato - non si vedono ordini nuovi dall'estero». Quindi gli acquisti sono l'effetto della chiusura delle vendite allo scoperto.

A gettare ulteriore benzina sul fuoco, poi, è arrivato ieri un report di Credit Suisse. La banca d'affari pensa che Mediaset possa arrivare fino a 2,5 euro, ma a leggere i motivi, le argomentazioni paiono un po' contraddittorie: gli analisti vedono un 2013 ancora negativo, forse addirittura peggio del previsto, ma dal 2017 intravedono spazio per una ripresa. In un mondo economico-finanziario dove ormai la visibilità è minima e nessuno si azzarda a fare previsioni nemmeno a 6 mesi, un orizzonte a quattro anni rischia di essere ininfluente perché può succedere di tutto e il contrario di tutto.

Forse la sola finanza non spiega la causa del rally: come mai gli investitori hanno cambiato idea? E qui c'è forse molto di emotivo ed entra in ballo il fattore "politico". Partito con basse chance per le imminenti elezioni, Berlusconi sta recuperando terreno nei sondaggi. Al momento, in pochi si aspettano una vittoria clamorosa, ma è anche vero che anche un risultato attorno al 20% sarebbe ritenuto da Piazza Affari una "vittoria". E anche per le sue aziende. Un motivo in più, forse, per comprare.

 

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