1- MENTRE LA SCAMPAGNATA A CAMP DAVID, CONTINUAVA ALL’INSEGNA DEI SORRISI PIÙ SGUAIATI, IL PREMIO NOBEL PAUL KRUGMAN SCRIVEVA CHE IL PROSSIMO MESE L’USCITA DELLA GRECIA DALL’EURO SARÀ MOLTO PROBABILE, MA È IL SECONDO PUNTO QUELLO CHE IMPRESSIONA DI PIÙ PERCHÉ SI LEGGE TESTUALMENTE CHE AVVERRANNO “GROSSI PRELIEVI NELLE BANCHE ITALIANE E SPAGNOLE PER PORTARE IL DENARO IN GERMANIA” 2- IL PARADOSSO DI UNA FINMECCANICA CHE TRATTA CON HITACHI LA VENDITA DI ANSALDO BREDA E ANSALDO STS, PROPRIO LE DUE SOCIETÀ CHE DOVREBBERO PORTARSI A CASA L’AFFARONE DA 150 MILIARDI DI DOLLARI CON L’AMMINISTRAZIONE DI WASHINGTON 3- DI PIETRO A TESTA BASSA CONTRO L’AGEA, L’AGENZIA PER LE EROGAZIONI IN AGRICOLTURA IN MANO ALL’EX LEGHISTA DARIO FRUSCIO E AL SUO BRACCIO DESTRO GULINELLI 4- IL PRESIDENTE DELL’ISTAT ENRICO GIOVANNINI DICA UNA PAROLA CHIARA SULLE NOTIZIE CIRCOLATE IERI A PROPOSITO DEL CROLLO DEL 42,4% DEGLI IMPRENDITORI ITALIANI

1- LE PREVISIONI TERRIFICANTI DI PAUL KRUGMAN, IL 59ENNE PREMIO NOBEL DELL'ECONOMIA
Sarà molto difficile per gli storici ricordare il G8 che si è tenuto nel weekend a Camp David, la residenza estiva dei presidenti americani.

Per farlo avranno tra le mani il documento finale che non dice assolutamente nulla su come i grandi della Terra intendono affrontare la crisi della Grecia e i problemi dell'euro. Ancora una volta si deve constatare che questi vertici, preceduti da un'attesa morbosa, sono qualcosa a metà tra una scampagnata e un incontro che non va oltre le buone intenzioni.

Per avere conferma del modesto interesse suscitato dal vertice bastava dare un'occhiata ieri e sabato ai siti dei principali quotidiani americani dove Mario Monti non era mai citato e la notizia era affogata senza alcun rilievo. Chi ha lavorato di più nella residenza di Obama è stato sicuramente Pete Sousa, il fotografo ufficiale della Casa Bianca, un professionista che dopo aver lavorato al Chicago Tribune ha cominciato a immortalare i presidenti Usa fin dai tempi di Reagan.

E sono davvero divertenti le immagini che ritraggono gli otto partecipanti vestiti in modo informale, quasi tutti in maniche di camicia ad eccezione del socialista Hollande con la sua giacchettina comprata ai magazzini Lafayette di Parigi, e Mario Monti con un pulloverino azzurro che la moglie con grande intuito ha infilato nella valigia all'ultimo momento.

Per capire il senso della tragedia greca che avrebbe dovuto incombere a Camp David c'è l'altra foto pubblicata oggi dal "Corriere della Sera" in cui si vedono i leader mondiali impegnati davanti al televisore per assistere alla finale di Champions League.

Qui davvero si può constatare che la massaia di Berlino, Angela Merkel, considerata da tutti il nemico da battere, ha assistito impietrita e nervosa alla sconfitta del Bayern Monaco, un atteggiamento che gli storici sicuramente interpreteranno come la sconfitta della Cancelliera di fronte al pressing sulla "crescita" dei big mondiali.

Mentre la scampagnata continuava all'insegna dei sorrisi più sguaiati, c'era però qualcuno che in una casa di New York scriveva sul computer parole terrificanti. Non era un uomo qualunque, ma Paul Krugman, il 59enne premio Nobel dell'Economia che per le sue teorie di impronta keynesiana è tra i più ascoltati consiglieri della Casa Bianca. Oltre all'attività scientifica che con venti libri e centinaia di articoli gli ha procurato il premio Nobel nel 2008, il barbuto economista che insegna all'università di Princeton collabora al "New York Times" e ha un suo blog dal quale lancia messaggi stringati che vengono letti in tutto il mondo.

Forse la vista dei gioiosi leader del G8 lo ha particolarmente impressionato e gli ha fatto saltare i nervi perché mettendo da parte analisi troppo complesse, Krugman elenca con spietatezza quattro punti che lasciano di stucco. Senza indulgere a uno stile barocco scrive che il prossimo mese l'uscita della Grecia dall'euro sarà molto probabile, ma è il secondo punto quello che impressiona di più perché si legge testualmente che avverranno "grossi prelievi nelle banche italiane e spagnole per portare il denaro in Germania", e per rendere più "caldo" il suo punto di vista aggiunge che il trasferimento di denaro fuori da questi Paesi sarà bloccato dalle banche.

La bomba di Krugman, uno studioso che ha criticato la new economy degli anni '90 e si è divertito a picchiare in testa negli anni di Bush, è rimbalzata senza fragore in Italia dove fino ad ora nessuno ha avuto il coraggio di ipotizzare "grossi prelievi nelle banche italiane". Ad accorgersene è stato il popolo del web che su vari blog gli ha rinfacciato di picchiare un po' troppo a senso unico e di non occuparsi anche della voragine del debito americano.

Tra i messaggi più critici c'è chi lo accusa di sparare "un sacco di bischerate" mentre altri annunciano ai gioiosi statisti di Camp David: "che ci provino, questa volta ci incazziamo sul serio".


2-IL PARADOSSO FINMECCANICA
Gli uscieri di Finmeccanica hanno la testa annebbiata e le idee confuse.

La ragione consiste nel fatto che non sono riusciti a capire che cosa sia effettivamente avvenuto dopo l'Assemblea del Gruppo e soprattutto il significato del "nuovo equilibrio" stabilito al vertice tra Giuseppe Orsi e Alessandro Pansa.

A confondere il cervello contribuiscono in misura notevole alcuni articoli pubblicati all'indomani dell'incontro in cui il comandante supremo ha cercato di spiegare la sua strategia industriale e di giustificare il buco di bilancio dell'ultimo esercizio.

Secondo gli uscieri alcuni di questi articoli non mettono fine alla guerra tra i due manager, ma sono ispirati dalle manine dei collaboratori zelanti di Orsi. C'è poi chi insinua che per capire meglio ciò che sta avvenendo dentro il grattacielo della Procura di Napoli siano stati inviati degli osservatori esterni di origine partenopea in grado di percepire perfino il tremore dei vetri.

A questo punto diventa difficile capire se ha davvero senso ciò che ha scritto venerdì scorso Sergio Rizzo sul "Corriere della Sera" sulla possibilità che Pansa venga ridimensionato per seguire prevalentemente l'operatività del Gruppo Selex, l'ex-regno della moglie di Guarguaglini, Marina Grossi. A chiedere questo dirottamento sarebbero stati i consiglieri di minoranza di Finmeccanica e i rappresentanti del Tesoro, ma questa ipotesi finora non ha trovato alcuna conferma.

Dal Texas dove si è recato per il Meeting annuale dei Conquistadores del Cielo, Orsi lancia messaggi di pace, ma è proprio la sua presenza in terra americana che offre lo spunto ad altri giornali per sparare una notizia incredibile. Secondo il quotidiano "La Stampa" Finmeccanica sarebbe sul punto di ottenere dal governo americano una maxi-commessa da 58 miliardi di dollari per ammodernare la rete dei trasporti.

A questo punto gli uscieri di piazza Monte Grappa rimangono allibiti perché leggendo l'articolo scoprono che i 58 miliardi di dollari potrebbero diventare addirittura 150 miliardi in cinque anni. Oltre a chiedersi se Monti flirtando con Obama a Camp David ha parlato di questo favoloso business, gli uscieri nella loro infinita modestia fanno alcune obiezioni. La prima è che la rete dei trasporti del Dipartimento federale non ha ancora modificato gli standard di produzione dei treni sul modello europeo anche se è noto che i francesi di Alstom si stanno dando un gran da fare per mettere le mani sul business.

La seconda obiezione riguarda il paradosso di una Finmeccanica che in questo momento (secondo quanto Orsi ha confermato anche nel corso dell'Assemblea) sta trattando con i giapponesi di Hitachi la vendita di Ansaldo Breda e Ansaldo Sts, proprio le due società che dovrebbero portarsi a casa l'affarone da 150 miliardi di dollari.

Qualcosa non torna e forse il giornalista della "Stampa" avrebbe dovuto ingranare una marcia meno euforica. Così non è stato perché nell'articolo in questione si legge che in aprile "si sono tenuti colloqui e trattative tra le varie autorità americane dei trasporti e un manager della holding di piazza Monte Grappa, il vicepresidente Francesco Maria Tuccillo".

Per gli uscieri il paradosso è ancora più clamoroso perché questo Tuccillo è l'avvocato finito nelle intercettazioni della Procura di Napoli mentre parlava con il direttore di Telespazio Brasil, Walter Tarantelli, e Romolo Bernardi, responsabile della sicurezza di Finmeccanica. L'argomento riguardava i movimenti della società Agusta nell'Africa sub-sahariana e una missione in Angola dove pare fosse presente anche Vito Roberto Palazzolo, il cassiere di Cosa Nostra.


3- DI PIETRO A TESTA BASSA CONTRO L'AGEA
"Porca vacca" è stato il titolo elegante con cui il 6 maggio scorso Milena Gabanelli ha affrontato nella sua trasmissione "Report" il problema delle quote latte sul quale la Guardia di Finanza e la Procura di Milano stanno cercando di alzare il velo.

Nei giorni scorsi Antonio Di Pietro non ha dimenticato le sue origini contadine e con una micidiale interpellanza al presidente del Consiglio è ritornato sull'argomento ricostruendo le vicende e i comportamenti della Agea, l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura che l'anno scorso ha distribuito 6,5 miliardi a oltre 1 milione di allevatori.

La storia di questa Agea (costituita nel 1999) è terribilmente complicata perché passa attraverso una serie di vicende che hanno visto come protagonisti i ministri Alemanno, De Castro, Romano, Zaia e Galan. Ma il dominus dell'Agenzia, l'uomo che ha dettato e vuole continuare a dettare legge sull'Agea, è Dario Fruscio, un professore di origini calabresi che dopo aver fatto il senatore nelle file della Lega è entrato in conflitto con Bossi e il Cavaliere di Arcore per il suo carattere durissimo.

Questo Fruscio è ben conosciuto all'Eni dove è stato per due anni consigliere di amministrazione in quota Lega e ha sollevato un sacco di grane sugli affari del gas russo. E se lo ricordano bene anche all'Expo, la società che deve gestire l'Esposizione e dove dopo pochi mesi ha abbandonato la carica di presidente del collegio sindacale sparando a zero sulla Moratti e sul povero Paolo Glisenti.

Anche dentro l'Agenzia che distribuisce i soldi agli allevatori, Fruscio è stato sollevato dall'incarico il 24 giugno 2011 quando il ministro Paolo Romano d'intesa con Bossi e Berlusconi decise di commissariare l'ente. Con la solita grinta l'ex-senatore leghista ricorse al Tar che a metà gennaio di quest'anno ha annullato il suo licenziamento e lo ha rimesso al vertice dell'Agenzia.

Adesso l'ineffabile professore che ha insegnato a Pavia nella stessa università di Tremonti, è proteso a dimostrare che il suo comportamento nei confronti delle vacche e dei contadini è sempre stato ineccepibile. Il suo punto debole è tuttavia la difesa ostinata e paradossale che sta facendo del suo braccio destro Paolo Gulinelli. Costui è un ex-dirigente di Agea, classe 1952, assunto nel marzo 2006 dal ministro Alemanno con un contratto favoloso.

Nella sua infinita miseria Dagospia ha avuto la possibilità di leggere la lettera di assunzione che contiene clausole sbalorditive. Oltre allo stipendio da 250mila euro per 14 mensilità, il contratto blindato prevedeva un'indennità di 48 mensilità in caso di licenziamento. E il licenziamento è arrivato nell'agosto 2011 quando all'ineffabile Gulinelli viene revocata la carica di direttore generale di Sin spa, la società di informatica pubblica e privata che gestisce la piattaforma attraverso la quale si raccolgono i dati per destinare i quattrini agli allevatori.

All'origine della cacciata di Gulinelli c'è un rapporto della società Kpmg di 16 pagine del 21 febbraio di quest'anno che Dagospia ha letto con attenzione. È una lettura eloquente perché dimostra che il braccio destro di Fruscio è stato licenziato sulla base di contestazioni ineccepibili che riguardano appalti e consulenze a Telespazio, Ernst Young e addirittura all'ente nazionale della cinofilia italiana che con le vacche non ha nulla a che fare. Come se non bastasse il braccio destro di Fruscio ha fatto una disinvolta politica del personale assumendo 12 unità che dopo soli due mesi si sono viste aumentare lo stipendio tra il 27 e il 77% circa.

Nella sua trasmissione "Report" la Giovanna d'Arco dei poveri oltre a esclamare "porca vacca!" chiedeva l'intervento di Monti e del ministro dell'Agricoltura Catania per mettere chiarezza sull'intera gestione dell'Agenzia e sulla figura di Fruscio. Quest'ultimo sembra intenzionato a dare battaglia per difendere il suo braccio destro Gulinelli al quale il 20 marzo ha inviato una lettera riservata che lo definisce "una risorsa di alta professionalità e di totale dedizione".

Non la pensa così il contadino Tonino Di Pietro che sta cercando di squarciare il velo sull'Agea, sull'inciucio politico che parte da Alemanno e arriva all'ex-ministro Paolo De Castro, e sulle società controllate dove nel 2009 è stato assunto anche Errico Fabio, nipote di Alemanno.


4- A PROPOSITO DEL CROLLO DEL 42,4% DEGLI IMPRENDITORI ITALIANI

Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che domani alle ore 11 il presidente dell'Istat Enrico Giovannini leggerà nella sala della Lupa di Montecitorio il Rapporto annuale.

Si spera che in questa occasione romano che ricopre la carica di presidente dell'Istat dal 2009 dica una parola chiara sulle notizie circolate ieri a proposito del crollo del 42,4% degli imprenditori italiani".

 

 

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