PROFUMO DI SIENA - MPS CHIEDERÀ ALLO STATO FINO A 4 MILIARDI IN OBBLIGAZIONI, E PROFUMO CHIEDE LA DELEGA PER UN AUMENTO DI CAPITALE DA 1 MLD - MA SOLO PER “NUOVI SOCI”, PERCHÉ LA FONDAZIONE NON HA UN EURO BUCATO E NON POTREBBE ESERCITARE L’OPZIONE - MPS CHIUDE 400 FILIALI CON "RIDUZIONE DI OLTRE 4.600 DIPENDENTI" E INCORPORAZIONE DELLE CONTROLLATE - TUTTE BELLE NOTIZE CHE FANNO VOLARE IL TITOLO IN BORSA E I SINDACATI BOCCIANO IL PIANO INDUSTRIALE…

1- MONTE DEI PASCHI CHIUDE 400 FILIALI:
RIDUZIONE DI OLTRE 4.600 DIPENDENTI - RIDUZIONE DEI COSTI E INCORPORAZIONE DELLE CONTROLLATE NEL PIANO INDUSTRIALE 2012-2015 APPROVATO DAL CDA: TITOLO VOLA IN BORSA
Corriere.it

Monte dei Paschi di Siena, la terza banca italiana, ha alzato oggi il velo sul piano industriale 2012-2015. «Completa razionalizzazione dell'assetto del gruppo con incorporazione delle controllate e chiusura di 400 filiali» con la riduzione di oltre 4.600 posti di lavoro: è questo uno dei punti principali del piano approvato dal consiglio di amministrazione di Mps dopo ben 11 ore di riunione. Il documento prevede un utile netto consolidato di 630 milioni di euro a fine periodo.

E' stato scritto «con il vento a prua» pensando a uno scenario sfavorevole in maniera prudenziale, dice il presidente del gruppo Alessandro Profumo secondo cui «per la prima volta ha ricavi in decrescita ma la redditività migliora» perchè incide «in maniera radicale» sulla struttura di costi della banca. Secondo l'ad Fabrizio Viola «la banca deve risolvere i problemi di redditività, come risulta dal bilancio 2011, che vanno risolti».

TITOLO VOLA IN BORSA - I mercati sembrano apprezzare il nuovo piano industriale di Mps e la cessione di Biverbanca alla CariAsti: in apertura a piazza Affari la banca guadagna oltre il 3%.

TAGLI E CHIUSURE - Sul fronte dei tagli, il programma prevede una «riduzione della base dei costi del 16%» tra il 2012 e il 2015. Il piano si basa sulla chiusura di 400 filiali e la riduzione complessiva di oltre 4.600 posti, «in un percorso socialmente sostenibile» anche grazie alla cessione di asset (1.200 dipendenti) e all'esternalizzazione di alcuni servizi come le attività di back-office che riguarderà 2.300 dipendenti «preservando i livelli occupazionali del personale coinvolto».

Sarà inoltre incentivato l'esodo per coloro che hanno maturato il diritto alla pensione. Previste anche azioni sul fronte dei dirigenti con una sforbiciata di 100 unità, pari al 20% del totale, e il taglio «one-off» del 5% della retribuzione per 12 mesi. Le chiusure e i tagli rappresentano una decisione dura, ma necessaria per raggiungere la riduzione dei costi operativi di 565 milioni di euro con una variazione annua negativa del 4,3%.

BIVERBANCA E ANTONVENETA - Il cda del Monte Paschi di Siena ha deliberato di cedere il 60,42% di Biverbanca (la Cassa di Risparmio di Biella e Vercelli) alla Cassa di Risparmio di Asti, per un controvalore di 203 milioni di euro. Il prezzo, informa una nota, è soggetto ad aggiustamento sulla base della variazione del patrimonio netto dal 31 marzo 2012 alla data del closing, ma non potrà scendere sotto i 150 milioni o salire sopra i 223 milioni di euro. Mps punta anche sulla razionalizzazione dell'assetto del gruppo con la cessione di Consum.it e Leasing e la creazione di un'unica rete commerciale, attraverso la cessione di Biverbanca e l'incorporazione di Banca Antonveneta.

TREMONTI BOND - In una nota l'istituto di credito comunica inoltre di aver avviato le procedure per emettere entro l'anno uno «strumento di patrimonializzazione governativo» per 3,4 miliardi di cui 1,5 miliardi verranno sottoscritti direttamente dal Tesoro mentre la parte restante sarà destinata al rimborso dei Tremonti Bond in essere. Il rimborso di circa 3 miliardi di tale strumento è previsto entro la fine del piano. Il nuovo piano al 2015 di Mps porterà la banca a «rimborsare di fatto l'intervento pubblico di patrimonializzazione» per massimi 3,9 miliardi di euro.

AUMENTO DI CAPITALE - La banca ha inoltre convocato per il 9-10 ottobre l'assemblea per assegnare al cda la delega di un aumento di capitale con esclusione del diritto di opzione dell'importo massimo di 1 miliardo da effettuarsi entro cinque anni. Mps avverte inoltre che un impairment test effettuato sull'avviamento a fine giugno potrebbe comportare svalutazioni e che i risultati di tale test saranno resi noti con la prima semestrale. A livello operativo il risultato netto nel 2015 dovrebbe attestarsi oltre 1,3 miliardi con un cagr del 26,2% derivante per il 70% dalla riduzione dei costi.

2- PACCO DONO DI STATO ALLA BANCA DI PROFUMO
Vittorio Malagutti per il "Fatto quotidiano"

Siena chiama, Roma risponde. Il Monte dei Paschi proprio non ce la fa a trovare i soldi per rispettare gli impegni presi con l'autorità di vigilanza europea. Niente paura: il governo di Mario Monti presta 2 miliardi di euro alla grande banca toscana da tempo in difficoltà. Il gradito pacco dono arriverà sotto forma di obbligazioni sottoscritte dallo Stato, ribattezzate Tremonti bond.

Non è la prima volta. L'operazione annunciata ieri dall'esecutivo ricorda quella ideata nel 2009, quando nel pieno della prima crisi finanziaria, alcuni istituti, tra cui Mps, fecero il pieno di risorse fresche grazie ai finanziamenti pubblici. All'epoca la regia fu dell'allora ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Da qui il nome assegnato ai titoli. Adesso si replica e il denaro andrà tutto al Monte, dove poche settimane fa si è insediato il nuovo presidente Profumo. Per l'occasione verranno anche riviste le condizioni dei Tremonti bond per 1,9 miliardi già in pancia all'istituto senese.

A conti fatti, quindi, l'intervento del governo potrebbe arrivare a sfiorare i 4 miliardi. Il tempo stringe, ormai. L'Eba (European banking authority) chiedeva al Monte 3,2 miliardi di nuovo patrimonio, ma la banca nei mesi scorsi ne ha trovati si è no un paio, grazie alla vendita di alcune attività e ad altre manovre contabili. Che fare?

Un nuovo aumento di capitale in Borsa è improponibile. Gli azionisti del Monte hanno già sborsato 2 miliardi, giusto un anno fa. E i titoli pagati 0,44 euro ciascuno adesso quotano meno di 0,2. Peggio ancora, la Fondazione Mps, socio principale dell'istituto, ha finito i soldi. Non sia mai che la politica senese debba mollare definitivamente la presa sulla banca. Obbligazioni? Niente da fare neppure per quelle. Sul mercato nessuno le vuole.

Alla fine, Profumo e l'amministratore delegato Fabrizio Viola si sono presentati a Roma con il cappello in mano e il governo, con l'assistenza della Banca d'Italia, ha confezionato un salvagente su misura. A maggio, pochi giorni dopo la nomina, il neopresidente aveva detto di ritenere che il piano presentato all'Eba "potesse bastare". Forse gli era sfuggito qualcosa, perché dopo mesi di trattative, anche molto concitate, il Monte ha dovuto ripararsi sotto l'ombrello aperto dallo Stato.

I guai dell'istituto arrivano in parte dalla campagna acquisti varata negli anni del boom, culminata nel 2007 con l'acquisizione della Banca Antonveneta a un prezzo già all'epoca giudicato fuori misura dalla gran parte degli analisti. A distanza di 4 anni, il Monte ha chiuso il bilancio 2011 in perdita per 4,6 miliardi dovuti in gran parte alla svalutazione della sua controllata Antonveneta. Non è finita. Giusto un mese fa la discussa acquisizione del 2007 è finita anche al centro di un'inchiesta aperta dalla procura di Siena.

Insomma, un diluvio di guai. Intanto però Giuseppe Mussari, il presidente di Mps che volle e gestì l'affare (si fa per dire) Antonveneta, ha perso il posto ma è stato appena riconfermato alla guida dell'Abi, la Confindustria delle banche. Non bastassero le perdite in bilancio, nei mesi scorsi è scesa in campo anche l'Eba. L'ente di vigilanza ha chiesto a una settantina di istituti europei la creazione di quello che è stato definito "un cuscinetto patrimoniale supplementare".

I nuovi capitali dovrebbero servire ad assicurare la stabilità degli istituti in caso di altre tempeste sul debito pubblico, del tipo di quella che nell'autunno scorso ha portato a un crollo delle quotazioni dei titoli di stato dei Paesi considerati a rischio, tra cui l'Italia. In sostanza, le banche hanno fatto indigestione di Btp e ora in qualche modo devono difendersi da nuovi scossoni di mercato.

Nei mesi scorsi Unicredit e Banco Popolare hanno fatto fronte alle richieste dell'Eba con una serie di operazioni di mercato. Siena invece si è rivolta a Roma. La banca ha mantenuto i suoi impegni, ma gli investitori restano pessimisti e ieri hanno venduto a piene mani i titoli Mps. Alla fine il ribasso ha superato il 5%, con la quotazione molto vicina ai minimi storici. Ai prezzi attuali il Monte capitalizza in Borsa 2,4 miliardi. Come dire che tutta la banca vale meno degli aiuti di Stato che ha ricevuto. O sta per ricevere.

 

 

 

alessandro-profumoAlessandro Profumo Fabrizio ViolaFABRIZIO VIOLA SEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA MARIO MONTI GIULIO TREMONTI GIUSEPPE MUSSARI

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…