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QUATTRORUOTE IN FRENATA: CALANO LE VENDITE DI AUTO IN ITALIA, SOPRATTUTTO QUELLE FRA PRIVATI. DATO CONDIZIONATO ANCHE DALLE PROMOZIONI DELLE CASE AUTOMOBILISTICHE (“KM-0”) – MARCHIONNE SI SALVA GRAZIE AL MERCATO AMERICANO

 

 

Pierluigi Bonora per il Giornale

 

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Per l' auto è un momento di riflessione, determinato prima dalla campagna elettorale e, successivamente, dalla crescente incertezza seguita all' esito del voto. A questo si aggiunge un rallentamento temporaneo della produzione nelle fabbriche italiane di Fiat Chrysler Automobiles, tra cassa integrazione e rinnovamento delle gamme, in vista del piano industriale che l' ad Sergio Marchionne presenterà il prossimo 1 giugno, all' Investor Day di Balocco (Vercelli).

 

Vero è, comunque, che se l' auto comincia a frenare (-10% la produzione domestica di sole vetture in gennaio), il contraccolpo per la produzione industriale (-1,9% nello stesso mese) è inevitabile, vista la centralità del settore per l' economia del Paese. Gian Primo Quagliano (Centro studi Promotor) lo definisce «un incidente di percorso in un processo di ripresa che dovrebbe continuare».

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Intanto, il primo trimestre del 2018 ha visto le immatricolazioni di auto in Italia chiudere con un dato negativo: -1,6%. Nei tre mesi, il segno più ha riguardato solo gennaio (+3,36%), mentre febbraio e marzo hanno segnato cali, rispettivamente, dell' 1,42% e del 5,8%. Guardando al mese da poco terminato, il risultato vede ancora una volta in sofferenza le vendite ai privati (-14,4%) a dispetto di quelle a società (+6,7%) e noleggi (+4,8%).

 

«Siamo di fronte - sintetizza Adolfo De Stefani Cosentino, neopresidente dei concessionari di Federauto - alla più classica delle riduzioni di propensione agli acquisti legata al ciclo della politica». Ancora una volta, a metterci una pezza, sono stati gli ultimi tre giorni del mese grazie a un' infornata di 90.000 immatricolazioni, «visto che al 25 di marzo - puntualizza Federauto - le vendite segnavano un ritardo del 18,78 per cento».

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Le altre cause della flessione sono da ricercare nel giorno lavorato in meno («vale intorno al 4,5% delle vendite mensili», ricorda il Centro studi Promotor); nella volontà di alcuni costruttori di ricorrere meno ai «Km 0», le auto-immatricolazioni da parte dei concessionari; «e la mancanza di omogeneità - come rileva Aurelio Nervo (Anfia) - nelle misure adottate da alcuni enti locali per affrontare l' emergenza smog». Senza dimenticare, sottolinea Nervo, «una ripresa economica, da inizio anno, più debole del previsto».

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Fca, in questo scenario, e in attesa di conoscere il suo futuro e il nome del successore di Marchionne, sorride solo per i risultati raccolti in marzo sul mercato nordamericano, il più importante per il gruppo. E quello sul quale si misura la Borsa, visto che il titolo Fca, sull' onda delle vendite in aumento, è schizzato del 7,3% a 17,71 euro. La crescita negli Usa, in marzo, è stata del 14% e ha segnato il record di immatricolazioni, con Jeep che accelera del 45%. Diversa la situazione in Italia, dove il dato per Fca è pesante (-12,8%) e risulta negativo anche nel trimestre (-2% con il 27,6% di quota mercato). Bene i marchi Jeep (+76,7%) e Alfa Romeo (+17%); non altrettanto Fiat (-20,3%), Lancia (-36,6%) e Maserati (-23,8%).

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