
QUEL COATTO DI TRUMP SI È ACCORTO DI AVERE UN LACCIO AL COLLO: IL DEBITO AMERICANO – DIETRO ALL’APPARENTE SCHIZOFRENIA CON CUI IL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO HA FATTO DIETROFRONT SUI DAZI C’È UN’AMARA VERITÀ PER “THE DONALD”: GLI USA NON POSSONO ALIENARSI I LORO CREDITORI. SOLO NEL 2025, IL TESORO DEGLI STATI UNITI DEVE EMETTERE NUOVI TITOLI PER DUEMILA MILIARDI DI DOLLARI PER COPRIRE IL DEFICIT. E DEVE RINNOVARE TITOLI DI SCADENZA PER CIRCA OTTOMILA MILIARDI DI DOLLARI – FUBINI: “UNA TEORIA SUL MERCATO, SENZA PROVE NÉ INDIZI, È CHE LA CINA ABBIA ACCELERATO LO SMOBILIZZO DEI SUOI 760 MILIARDI DI RISERVE IN TREASURIES PROPRIO PER DESTABILIZZARLI. È ANCHE PROBABILE CHE ALCUNI FONDI ABBIANO VENDUTO CARTA SOVRANA DEGLI STATI UNITI PER RIENTRARE DAI DEBITI…”
Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
DONALD TRUMP I DAZI E I MERCATI
Per ottant’anni, i mercati si sono basati su due pilastri che hanno sostenuto l’infrastruttura del sistema finanziario internazionale: il dollaro come moneta di riserva per le banche centrali o le istituzioni private in qualunque Paese; e i titoli di Stato americani come unici valori sicuri, privi di rischio, reperibili e scambiabili in abbondanza e rapidamente in ogni momento e ovunque, dunque validi quali garanzia in tempi normali e beni rifugio durante le crisi.
Le loro caratteristiche hanno reso il dollaro e i titoli di Stato americani unici e indispensabili. Su questi fondamenti si è tenuto ed è cresciuto il sistema dagli accordi di Bretton Woods del 1944 fino al 2 aprile, Liberation Day di Donald Trump.
Da allora, molti investitori non sono più così sicuri. E già solo il fatto che il dubbio si sia insinuato fa sì che il genio sia fuori dalla bottiglia: rimettercelo sarà fra l’impossibile e il difficile, lungo e faticoso.
MEME SUL CROLLO DEL VALORE DEL DOLLARO BY TRUMP
Dunque l’economia globale sta entrando in terra incognita. L’imprevedibilità e apparente carenza di logica con cui i dazi «reciproci» di Trump sono stati imposti, poi ritirati per quasi tutti, ma alzati al parossismo per la sola Cina ha improvvisamente ricordato a molti sui mercati la realtà sottostante: gli Stati Uniti non possono alienarsi i loro creditori; non possono creare in loro dubbi quanto alla competenza di chi governa, perché devono convincere quegli stessi creditori a finanziare gli enormi debiti privati e pubblici del Paese.
Una differenza rispetto all’altro mandato di Trump è che, nel giorno del giuramento, il debito pubblico era al 103% del prodotto lordo la prima volta ma al 122% la seconda; il deficit era al 3,3% e ora è al 6,3%, malgrado anni di crescita sospinta (anche) dalla finanza pubblica.
Solo nel 2025, il Tesoro degli Stati Uniti deve emettere nuovi titoli per circa duemila miliardi di dollari per coprire il deficit. Deve anche rinnovare titoli di scadenza per circa ottomila miliardi di dollari. E far fronte ad altri 500 miliardi di dollari in interessi. I prestiti da raccogliere nel 2025 per il Tesoro americano, il cui volto oggi è quello del segretario Scott Bessent, arrivano dunque poco sotto al 10% del prodotto lordo della Terra. Nel frattempo la stessa amministrazione ha colpito il resto del mondo con dazi che, anche dopo la mezza ritirata di tre giorni fa, restano in media i più alti da un secolo.
Una delle reazioni è stata nei Treasuries, i titoli di Stato Usa: per la prima volta hanno iniziato a comportarsi come titoli non privi di rischio. Il rendimento a dieci anni è salito dal 3,9% del 2 aprile a un picco appena sotto il 4,6% ieri. Non era mai successo che lo spread con l’analogo Bund tedesco (scarto di rendimento) salisse di oltre lo 0,5% in così pochi giorni. [...]
Non stupisce che dal Liberation Day l’euro si sia apprezzato del 5% sul dollaro, cioè che il dollaro abbia perso terreno: uno spostamento immane, per un mercato così immenso. E come per i Treasuries, ad attrarre l’attenzione non sono tanto i livelli ma la rapidità degli smottamenti: quelli si sono già visti, questa no.
Una teoria sul mercato, senza prove né indizi, è che la Cina abbia accelerato lo smobilizzo dei suoi 760 miliardi di riserve in Treasuries proprio per destabilizzarli. È anche probabile che alcuni fondi abbiano venduto carta sovrana degli Stati Uniti per rientrare dai debiti. Ma ormai il precedente c’è, è autoinflitto e sotto gli occhi di tutti.
La Federal Reserve ieri ha detto che è pronta a stabilizzare il mercato. Ora è possibile che elimini le penalizzazioni patrimoniali per le banche americane che comprano titoli pubblici Usa, quindi presti a termini agevolati alle banche stesse perché investano su di essi. Ma è una tecnica che usava l’Italia in piena crisi nel 2011, non da sistema di riferimento della finanza globale. [...]
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donald trump rassicura wall street - vignetta by ellekappa