RCS, FRONTI DIVISI: ELKANN E PAGLIARO DIFENDONO SCOTT JOVANE. BAZOLI E NAGEL SONO PRONTI A SCARICARLO PER FAR CONTENTO DELLA VALLE

Giovanni Pons per "la Repubblica"

Nuovo scivolone in Borsa delle azioni Rcs (meno 7,86%) e dei diritti per l'aumento di capitale (meno 67,2%) mentre si intensificano le indicazioni che l'imprenditore Diego Della Valle possa crescere nel capitale della casa editrice. Dopo l'annuncio ufficiale che Giuseppe Rotelli, primo azionista di Rcs con il 16,7%, non sottoscriverà l'aumento pur avendo votato a favore in assemblea, sul mercato le vendite hanno preso il sopravvento. In particolare si sta cercando di capire che fine faranno i diritti di opzione di Rotelli che, se raccolti da qualcuno, potrebbero modificare sostanzialmente l'assetto di controllo della casa editrice che pubblica il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport.

Se veramente Della Valle fosse disposto, non solo a versare altri 37 milioni per proteggere la sua quota attuale dell'8,67%, ma a investire ulteriori 67 milioni per sottoscrivere le azioni che spetterebbero a Rotelli più l'acquisto dei diritti di opzione, potrebbe arrivare a controllare il 22% del capitale di via Rizzoli. E a quel punto, in qualità di primo azionista, dialogare con Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Fiat da una posizione di forza. Ma se ciò effettivamente avverrà lo si saprà soltanto martedì prossimo, ultimo giorno per girare i diritti in blocco prima che si apra l'asta sull'inoptato.

Un'indicazione importante per Della Valle potrebbe arrivare già stasera quando l'ad di Mediobanca Alberto Nagel presenterà al suo consiglio le linee del nuovo piano industriale. Tra queste dovrebbe esserci l'uscita da tutti i patti di sindacato e quindi anche di quello Rcs in via di scioglimento.

Una richiesta che il patron della Tod's sta facendo da parecchio tempo e che lo ha portato circa un anno fa a uscire dall'accordo di sindacato sbattendo la porta. E più recentemente a contestare duramente l'operazione di ricapitalizzazione perché troppo sbilanciata a favore delle banche, nella doppia veste di azioniste e creditrici.

All'assemblea del 30 maggio scorso Della Valle ha coerentemente votato contro in seguito a un intervento dell'avvocato Sergio Erede che ha messo in evidenza tutti i punti deboli dell'operazione a partire dalle lacune del piano industriale. Poi le diplomazie si sono messe al lavoro producendo un primo incontro tra lo stesso Della Valle e Giovanni Bazoli, presidente di Intesa Sanpaolo, che da sempre ha a cuore i destini della Rcs. E un secondo faccia a faccia dovrebbe avvenire nei prossimi giorni.

A parole tutti si dichiarano consapevoli che il piano industriale messo a punto dall'ad Pietro Scott Jovane non è sufficiente a risollevare le sorti della casa editrice, ma nessuno per il momento se l'è sentita di cambiare le carte in tavola ad aumento di capitale in corso. Tra i difensori a spada tratta del lavoro di Jovane ci sono il presidente della Fiat John Elkann e il presidente di Mediobanca Renato Pagliaro.

Ma la resa dei conti potrebbe essere vicina e la scintilla potrebbe scoccare con la destinazione finale dei diritti di opzione di Rotelli. Se non fossero raccolti da Della Valle rimarrebbero in capo al consorzio di garanzia e dunque alle banche che non hanno alcuna intenzione di assumere la responsabilità della gestione di una macchina complessa come la Rcs.

Della Valle, di concerto con Mediobanca e Intesa Sanpaolo con cui i rapporti sono stati ricuciti, potrebbe invece assumere un ruolo propulsore per un nuovo piano di rilancio della Rcs. E forse non avallerebbe la vendita dei periodici che si sta consumando in queste ore non senza polemiche. Nella serata di ieri il management ha comunicato di aver accettato «l'offerta vincolante ricevuta dalla Prs di Alberto Bernardini de Pace per l'acquisto dei rami di azienda delle testate periodiche Astra, Novella 2000, Visto, Ok la salute prima di tutto nonché del cosiddetto "sistema enigmistica". Ma l'accordo deve ancora ricevere il via libera sindacale.

 

SCOTT JOVANE A BAGNAIA DELLA VALLE ELKANN RENATO PAGLIARO E ALBERTO NAGEL DAL CORRIERE jpegGIOVANNI BAZOLI FOTO ANSASEDE CORRIERE DELLA SERA

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…