RIPARTE LA TELECOM-MEDIA ITALIANA – LA MODIFICA DELLA GOVERNANCE, COME CHIEDE ASATI, AL CDA DEL 16 GENNAIO (MA A DECIDERE DAVVERO SARA’ QUELLO DEL 6 FEBBRAIO) – FOSSATI E I PRETENDENTI DI TIM BRASIL SONO AGLI ANTIPODI SULLA VALUTAZIONE

Carlotta Scozzari per Dagospia

Questa è una delle rare volte in cui l'Asati chiama e Telecom Italia risponde. In una nota diffusa oggi, l'associazione dei piccoli azionisti ha fatto sapere di avere inviato al consiglio di amministrazione della società guidata da Marco Patuano, al collegio sindacale e alla Consob una proposta di modifica dello statuto che passa per l'abolizione della norma che prevede l'attribuzione dei quattro quinti dei posti in cda al socio di controllo, in questo caso la cassaforte Telco, a favore di un meccanismo che sia invece basato sulla ripartizione proporzionale (metodo d'Hondt).

L'Asati, presieduta da Franco Lombardi, in particolare, chiede che la modifica della governance sia sottoposta già all'esame della prossima assemblea dei soci, in calendario per il 16 aprile, a patto però che l'assise possa essere convocata con un preavviso di 60 giorni anziché 40, così da potere chiamare a raccolta i fondi internazionali. Questi ultimi, già all'assemblea di fine dicembre, avevano manifestato una certa insofferenza rispetto allo strapotere di Telco.

Proprio l'atteggiamento degli investitori istituzionali all'ultima assise aveva spinto l'ad Patuano ad aprire a cambiamenti di governance. Che poi è il motivo per cui tale questione verrà già affrontata nel consiglio di amministrazione previsto per il 16 gennaio, proprio come richiesto dall'Asati. Tuttavia, l'appuntamento non dovrebbe rappresentare l'occasione per una decisione definitiva sul tema della governance e della rappresentanza dei soci in cda.

Al contrario, una qualche decisione in questo senso potrebbe essere presa da un consiglio che, secondo quanto risulta a Dagospia, sarebbe già in calendario per il 6 febbraio e che potrebbe perciò convocare l'assemblea per il cambio di passo. Il cda del 16, invece, oltre alla governance, affronterà il tema della controllata di Telecom Tim Brasil, stabilendo che in caso di cessione (Patuano l'ha definita strategica ma non ha mai escluso una trattativa se dovesse arrivare una offerta allettante) l'operazione sarà inquadrata nella fattispecie di quelle "con parti rilevanti a maggiore rilevanza".

Il fatto è che a lanciare un'offerta dovrebbe essere un veicolo che rappresenta i principali operatori di telefonia brasiliani, tra cui la Vivo degli spagnoli di Telefonica, che nel contempo sono primi soci di Telco, la cassaforte che controlla Telecom al 22,4 per cento. Se una eventuale operazione su Tim Brasil dovesse essere inquadrata in questo modo, qualsiasi offerta, prima che dal cda, dovrà passare al vaglio dei consiglieri indipendenti di Telecom Italia.

Intanto, si attendono le stime su Tim Brasil del socio di Telecom al 5%, Marco Fossati, da tempo in polemica con la gestione di Telco. Secondo indiscrezioni, per l'ex mister Dado Star la controllata sudamericana di Telecom dovrebbe valere non meno di 20 miliardi, la cifra minima a partire da cui - a parere di Fossati -il cda dovrebbe decidere di avviare una trattativa. Ma, allo stesso tempo, una cifra molto diversa dai circa 12 miliardi che secondo un recente studio di Bernstein il veicolo "per le situazioni speciali" (in gergo finanziario special situation vehicle) allestito da Vivo, Oi e America Movil con l'aiuto di una o più banche starebbe per mettere sul piatto.

 

MARCO FOSSATI jpegcesar_aliertatim brasil franco lombardi presidente asati

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