TANTO RUMORE PER NULLA - PARTE LA COMMISSIONE PARLAMENTARE SULLE BANCHE. LUOGO IDEALE PER I REGOLAMENTI DEI CONTI, MA NON PER FAR LUCE SUI “FURBETTI DEL QUARTIERINO” – NEL MIRINO DI RENZIANI E GRILLINI, IL GOVERNATORE DELLA BANCA D’ITALIA, VISCO, E IL PRESIDENTE DELLA CONSOB, VEGAS. CHE TRA L’ALTRO SONO A FINE MANDATO…
Massimo Giannini per la Repubblica
Sulle banche andremo fino in fondo!", gridano tronfi i parlamentari di centrosinistra, pronti a regolare qualche vecchio conto in sospeso nel derby dei veleni Mps-contro-Etruria. "Chi ha sbagliato deve pagare!", aggiungono i cinici mozzorecchi di centrodestra, pronti a salvare il soldato Minzolini ma a sparare sul quartier generale di Bankitalia. "Poteri Forti tutti al rogo", chiosano furenti i pentastellati, pronti a bruciare sulla stessa pira complottarda, banchieri e bancarottieri, controllati e controllori.
protesta dei risparmiatori davanti banca etruria 11
Nasce in questo clima, la Commissione parlamentare d' inchiesta sul sistema bancario, che ieri sera ha ricevuto il sì del Senato e ora passa alla Camera per il via libero definitivo. E su queste basi, così solide e costruttive, c' è da chiedersi a cosa servirà, in un anno in cui il lavoro dei 40 eletti del popolo che ne faranno parte si intreccerà fatalmente alla campagna elettorale più aspra e più divisiva degli ultimi vent' anni. Benché dotate degli "stessi poteri e le stesse limitazioni dell' autorità giudiziaria", le Commissioni parlamentari d' inchiesta non hanno quasi mai cavato un ragno dal buco. Dall' assassinio Moro alla P2, dalle stragi a Bnl Atlanta, in questo sciagurato Paese a corto di giustizia non ce n' è una che abbia svelato qualche verità definitiva, e soprattutto condivisa, e non abbia invece incubato vendette incrociate e veleni contrapposti.
L'iceberg della Monte dei Paschi di Siena
Eppure di un' operazione " glasnost", sulle banche, ci sarebbe un gran bisogno. Per capire come sia "emersa" una montagna di sofferenze per quasi 90 miliardi da un oceano di crediti deteriorati per 240 miliardi. Come siano potute esplodere le crisi di Mps e Carige, Popolare Vicenza e Veneto Banca, Etruria e le altre tre banche "in risoluzione", Carige, Cassa di Cesena e quella di Rimini, San Miniato e Popolare di Bari.
Come abbiano potuto le prime dieci banche italiane ridursi nel 2016 a un' ondata straordinaria di svalutazioni per 26,8 miliardi e a un risultato netto negativo per 14,8 miliardi. Come sia possibile che, dopo un rogo da quasi 30 miliardi di ricapitalizzazioni negli ultimi 15 anni e uno "scudo" da 20 miliardi di aiuti pubblici con il decreto legge di fine 2016, servano ancora 40-50 miliardi di capitali freschi per mettere in sicurezza l' intero sistema creditizio.
Colpa dei "furbetti del credito", accusano le autorità di Vigilanza. Lo dice il governatore della Banca d' Italia Ignazio Visco, che denuncia «i comportamenti fraudolenti e gravemente scorretti di banchieri e amministratori», dimenticando che per troppo tempo la stessa Via Nazionale ce li ha lasciati, su quelle poltrone. Lo ripete il presidente della Consob Giuseppe Vegas, che accusa «i singoli manager che hanno prodotto danni rilevanti», dimenticando che fu proprio lui a togliere gli "scenari probabilistici" dai prospetti informativi delle banche. Lo ribadisce il ministro Pier Carlo Padoan, che aggiunge: «Queste responsabilità vanno sanzionate, nel nostro Paese non è stato ancora fatto abbastanza», dimenticando che lui è il responsabile del Tesoro, non un passante qualsiasi.
«Colpa delle autorità di Vigilanza», rispondono dal Pd, Forza Italia e M5S. Dimenticando a loro volta quante responsabilità abbia avuto tutta la politica, nel "sacco bancario" di Siena o di Genova, nel crac di Banca Etruria o di Banca Marche, nella gestione dissennata del "bail in" e nelle mancate ricapitalizzazioni pubbliche quando erano ancora possibili (e la Germania ne fece per 238 miliardi, la Spagna per 52, la Grecia per 40). Tutti hanno un pezzo di colpa, nella grande crisi bancaria italiana.
Servirebbero competenza nella ricostruzione dei fatti e trasparenza nell' accertamento delle responsabilità. Ma questo Parlamento, tanto più in un anno di campagna elettorale, non è in condizioni di garantire né l' una né l' altra. E così la Commissione d' inchiesta rischia di diventare solo una clava nelle mani dei partiti, che la brandiscono solo per lucrare consensi sfruttando una comprensibile "domanda di giustizia" popolare. Le stesse parole di Matteo Renzi, che la Commissione l' ha invocata già dal dicembre 2015 ma poi l' ha inspiegabilmente dimenticata per più di un anno, oggi paiono eloquenti: «Questa sfida va giocata a viso aperto... Noi lo possiamo fare perché non abbiamo scheletri nell' armadio...sarà interessante andare a capire in questi dodici mesi le vere responsabilità, a tutti i livelli istituzionali e politici... ».
Parole sante. Che tuttavia tradiscono un tono vagamente allusivo, per non dire minaccioso. Non solo nei confronti degli ex alleati di partito. Ma anche di Banca d' Italia e Consob, i cui vertici scadranno proprio a ottobre. E se questo è l' approccio di Renzi (che comunque non è certo un leader irresponsabile), figuriamoci quale potrà essere quello di Brunetta o di Grillo.
Ecco perché la Commissione d' inchiesta si rivelerà non solo inutile, ma addirittura dannosa. Un "processo di Palazzo", più mediatico-indiziario che politico- giudiziario, inscenato da un Palazzo che dovrebbe processare prima di tutto se stesso, insieme ai "gangster" che hanno rubato e agli "sceriffi" che non hanno vigilato. La "sentenza", per quanto ci riguarda, è già scritta. Andrebbero condannati tutti per non aver "compreso" il fatto, anche se si auto- assolveranno per non averlo "commesso".