SARÀ LA CORTE COSTITUZIONALE A DOVERSI PRONUNCIARE SULL'A24 E LA A25, LE AUTOSTRADE CHE COLLEGANO ROMA E L'ABRUZZO, IN PARTICOLARE SUL BRACCIO DI FERRO CHE OPPONE LO STATO ALLA FAMIGLIA TOTO. A QUASI SETTE MESI DALLA REVOCA DELLA CONCESSIONE, È IL TAR DEL LAZIO A RIMANDARE LA PALLA ALLA CONSULTA CHE DOVRÀ VALUTARE SE IL DECRETO DI REVOCA SIA LECITO SUL PIANO COSTITUZIONALE. IL SOSPETTO È CHE CONTRASTI CON LE NORME SULLA DECRETAZIONE D'URGENZA E SULLA RAGIONEVOLEZZA DELLA AZIONE AMMINISTRATIVA…
Aldo Fontanarosa per “la Repubblica”
La Corte costituzionale si pronuncerà sull'A24 e la A25, le autostrade che collegano Roma e l'Abruzzo, in particolare sul braccio di ferro che oppone lo Stato alla famiglia Toto. A quasi sette mesi dalla revoca della concessione, è il Tar del Lazio a rimandare la palla alla Consulta.
Valuterà se il decreto di revoca - poi convertito in legge - sia lecito sul piano costituzionale. Il sospetto è che contrasti con le norme della Carta sulla decretazione d'urgenza e sulla ragionevolezza della azione amministrativa. Il Tar dubita della legittimità del ricorso al decreto. A suo parere, il caso non imponeva uno strumento così urgente.
I "presupposti" - nella vicenda A24 e A25 - non sono "comparabili" a quelli che si determinarono a Genova, dopo "il crollo del ponte Morandi". Sempre il Tar sospetta che il decreto-legge, poi convertito in legge ordinaria, abbia tarpato le ali ai giudici amministrativi. È vero il Tar del Lazio e il Consiglio di Stato si sono pronunciati sulla revoca. In cuor loro, però, i giudici amministrativi sapevano di avere di fronte una legge primaria, verso la quale il giudice amministrativo (del Tar, del Consiglio di Stato) non ha la forza di esercitare le sue prerogative.