1- LO SCARPARO SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI: DIFENDE I SUOI TRENINI E FA NERO MORETTI 2- DELLA VALLE HA BEN CAPITO CHE LA PARTENZA DEI TRENINI NTV MESSI SU ROTAIA IN DUPLEX CON LO SMONTEZEMOLATO, RINVIO DOPO RINVIO, DAI LAVORI ALLA STAZIONE ROMANA DI OSTIENSE AL MANCATO CERTIFICATO DI OMOLOGAZIONE DELLE VETTURE, CON CENTINAIA DI FERROVIERI DA PAGARE OGNI FINE E UN SOCIO FRANCESE CHE FREME, LA PARTENZA SI FA SEMPRE PIÙ ARDUA E LONTANA, AVENDO CONTRO IL BOSS DELLE FERROVIE DI STATO 3- D’ALTRA PARTE, COSA SI ASPETTAVANO GLI ARROGANTI DIEGO LAQUALUNQUE E MONTEPARIOLI CHE CHIESERO AL GOVERNO BERLUSKA IL LICENZIAMENTO DI MORETTI? 4- ANCHE “IL FATTO” HA IL DENTINO AVVELENATO CON L’EX SINDACALISTA DALEMIANO DELLA CGIL, UN TIPINO FUMANTINO CON LA QUERELA FACILE, PASSATO DALL’ALTRA PARTE DELLA SCRIVANIA: “LA MANOVRA CLASSISTA DEL SIGNOR MORETTI. BUSINESS, BUONA STAMPA E POLITICA COSÌ IL MANAGER HA STRAVOLTO LE FS”

1- LO SCARPARO DIFENDE I SUOI TRENINI E FA NERO MORETTI
Repubblica.it

"Vedere che il Italia il monopolizzatore attuale delle ferrovie, che costringe i cittadini italiani a viaggiare malissimo da sempre, cerchi anche di contribuire a non far arrivare nessun altro che possa far viaggiare bene gli italiani, è una cosa assolutamente assurda. Tenga anche conto che l'ad delle ferrovie, è di lui che parlo, di Mauro Moretti, è stipendiato dagli italiani".

E' la dura accusa, in un'intervista a Sky, di Diego Della Valle, patron di Tod's e socio di Ntv, la compagna ferroviaria che debutterà in primavera. "Il cittadino che viaggia male in treno o che deve lamentarsi molto e giustamente per il trattamento che ha - aggiunge Della valle - è anche quello che paga lo stipendio a questo signore".

Diego Della Valle spiega di avere una quota minore e nessun ruolo operativo in Ntv. Ma "vedo - dice - delle cose che a volte mi fanno saltare dalla sedia, pensando a noi, abituati alla concorrenza mondiale in tutto il mondo, che la concorrenza ce la facciamo in un modo duro ma sempre onesto, lineare, nell'ambito delle leggi e delle regole".

Il debutto di Ntv "ci auguriamo faccia fare una bella figura al nostro Paese", dice ancora Della Valle: "Quello che trovo brutto per il nostro Paese è la reputazione che ci stiamo facendo. Come possiamo pensare che grandi società internazionali vengano a investire in Italia se osservano quello che sta capitando a questa società che vuole essere concorrenziale, cosa questa vecchia pseudo-politica gli sta combinando come guai. Qui bisogna essere realisti".

In Italia "dobbiamo tagliare tutto quello che rappresenta la vecchia politica, non la buona politica che c'era, ma la vecchia politica che non funzionava. Tutto questo mondo di personaggi, che erano attori e registi della vecchia politica, hanno gestito male le imprese del Paese e devono andare a casa. Noi cittadini vogliamo della gente seria". Ci sono aziende partecipate dallo Stato "che funzionano, guardate l'Eni. Ci sono aziende bellissime. Ma a tutti quelli che palesemente non funzionano bisogna cortesemente chiedere di andare a casa".

La manovra. Parlando della manovra economica, poi, l'imprenditore dice: "Penso che bisognava fare in fretta alcune cose, e che una buona parte di queste cose anche spiacevoli siano state portate avanti. Tutto è migliorabile, e non bisogna meravigliarsi se alcune vengono migliorate in corso d'opera. Non bisogna porsi grandi problemi se c'è da togliere a chi ha di più. Io personalmente mi sento prontissimo a fare tutta la mia parte, la ritengo una cosa doverosa per il Paese. Sono cose formali ma anche sostanziali: quando si toccano famiglie che hanno già mille problemi e fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, chi ha posizioni più fortunate deve mettersi a disposizione. Senza invece toccare ancora le aziende che devono essere competitive e tantomeno dalle persone che hanno bisogno".

Quanto alle posizioni del sindacato, per Della Valle "fa il suo mestiere, forse è il dosaggio che va calibrato: in un momento come questo bisogna difendere veramente gli interessi dei lavoratori ed il posto del lavoro, e se in questo c'è un pezzo di demagogia che fa comodo al mondo dei dirigenti sindacali e non degli operai io - dice - in questo momento lo metterei da parte. Nella solidarietà ci deve entrare tutto questo: imprenditori disponibili, dipendenti che fanno la parte loro, mondo sindacale vicino a tutte e due le parti".

2- "IL FATTO"  SFRECCIA CONTRO L'EX SINDACALISTA DALEMIANO CGIL: "LA MANOVRA CLASSISTA DEL SIGNOR MORETTI. BUSINESS, BUONA STAMPA E POLITICA COSÃŒ IL MANAGER HA STRAVOLTO LE FS"
Daniele Martini per Il Fatto


C'è un Truman show alle Ferrovie come c'era nell'Italia di Berlusconi. Con un mattatore indiscusso: Mauro Moretti, amministratore delegato, 58 anni. Da quando nell'autunno del 2006 è diventato il dominus dei binari ha cambiato tutto. Non in meglio. Le vecchie e polverose Fs che macinavano soldi, ma che almeno tentavano di portare dignitosamente la gente da una parte all'altra della Penisola senza dimenticare la loro funzione pubblica, sono state sostituite da un'altra Cosa. Un'entità che grazie a una propaganda tenace, asfissiante e aggressiva è stata spacciata come il Mulino bianco dei binari.

COSA D'ÉLITE
Ma dietro i tagli dei nastri a ripetizione, le interviste a briglia sciolta e le pubblicità a pagine intere con i convogli rosso fuoco che sfrecciano in campagne rigogliose sullo sfondo di cieli azzurrini, la realtà resta pedestre e le attuali Fs non sono belle a vedersi. Sono una Cosa pubblica dal punto di vista della proprietà, ma nemmeno per un istante pensata ancora per tutti i cittadini. Sono diventate una Cosa d'élite. Di statale conservano parte dei finanziamenti e a malapena la ‘s' dell'acronimo, di recente cambiato pure quello (ora ufficialmente si chiamano Ferrovie dello Stato italiane).

Come se sui 16.701 chilometri di binari viaggiassero solo i Frecciarossa e fossero figli di nessuno i 9 mila normali treni al giorno, quelli dei pendolari maltrattati come cittadini di serie zeta, i treni regionali e quelli della gente comune che in maniera possibilmente decente dal nord vorrebbe spostarsi al sud e viceversa, i frequentatori dei notturni, i viaggiatori dei convogli sulle lunghe distanze. A tutti questi è come se lo Stato ad un certo momento avesse fatto dire da Moretti: arrangiatevi.

VIA 10 MILA FERROVIERI
La cosa più stupefacente è che tutto ciò è avvenuto con la politica in stato di abulia. Governo e Parlamento si sono voltati dall'altra affidando in pratica una delega in bianco a Moretti che è diventato così come il prototipo di quella logica che poi ha partorito i tecnici al governo.

Anche lui la delega l'ha assunta in pieno, concentrando ogni attenzione sui servizi definiti "a mercato" , i treni Roma-Milano soprattutto, su cui viaggiano manager, businessmen e direttori di giornali e che garantiscono quattrini, immagine e buona stampa. Secondo un recente studio del Politecnico di Milano questi collegamenti sono cresciuti quasi del 3% dal 2009. E aumenteranno ancora quando sulle stesse tratte tra qualche mese correranno i convogli privati della montezemoliana Ntv.

Nello stesso periodo, però, sono arretrati tutti gli altri collegamenti delle Fs pubbliche: di oltre il 18% il servizio universale senza contribuzione e più del 10 il servizio non a mercato e non contribuito. Mentre i treni merci statali sono diventati Cenerentole. L'unico freno imposto a Moretti dalla politica è che le Ferrovie non aprissero nuove voragini nei conti pubblici.

Moretti ha eseguito infierendo anche sull'organico ridotto sotto il suo regno da circa 87 mila a 77 mila ferrovieri. Nessuno nel frattempo ha fatto il conto di quanto costa agli italiani la progressiva erosione delle ferrovie come bene di tutti.

Quella di Moretti è stata, in pratica, una gigantesca manovra di classe, sostenuta da un apparato propagandistico all'erta 24 ore su 24 a sostegno delle ragioni del Capo identificate con quelle dell'azienda e dell'Italia. Alle Ferrovie e in qualche misura anche fuori di esse non c'è posto per chi si oppone, ma neanche per chi osa solo dire ma. Come i familiari delle vittime della strage ferroviaria di Viareggio, per esempio, venuti a Roma il giorno dell'inaugurazione della stazione Tiburtina e neanche degnati di uno sguardo da Moretti.

Finché è possibile, giornali e giornalisti sono blanditi, altrimenti redarguiti con letterine a cui l'ufficio stampa si dedica con diuturno e pedagogico zelo. Fino a negare l'evidenza, come è successo proprio di recente al Fatto, accusato di propalare "palesi falsità" per avere raccontato la storia degli 800 licenziati dei treni notte. Non di rado scatta pure la querela a scopo intimidatorio.

BANDIERA ROSSA?
Per ironia della sorte tutto ciò è opera di un uomo che in passato aveva impugnato un'altra bandiera, quella rossa dei comunisti e della Cgil. Moretti è stato a lungo un dirigente di quel sindacato e non uno tra i tanti, ma proprio il capo dei ferrovieri (Filt). Un sindacalista competente, sorretto da una preparazione specifica non comune, maturata all'università di Bologna dove si era laureato con la lode in ingegneria ferroviaria.

Alle Ferrovie fu assunto per concorso 33 anni fa, allora prendeva meno di 1 milione di lire al mese, ora riscuote almeno 100 volte di più. I binari li ha sempre visti da lontano. Da sindacalista già frequentava villa Patrizi, sede romana Fs, quando presidente era Lodovico Ligato, poi ucciso dalla ‘ndrangheta il 27 agosto 1989.

Dopo la parentesi di Mario Schimberni fu Lorenzo Necci a trasformarlo da sindacalista a manager. E quando Necci fu travolto dagli scandali, Moretti fu l'unico di quel gruppo a sfangarla. Il nuovo arrivato, Giancarlo Cimoli, lo nominò amministratore di Rfi.

E passato anche Cimoli, il dalemiano ex sindacalista Moretti con Elio Catania amministratore cominciò a carezzare il sogno di diventare lui il numero uno, coltivando allo scopo relazioni a destra e a manca, da Gianni Letta a Ercole Incalza, dirigente craxiano finito nei guai ai tempi di Necci, poi consigliere dei ministri Pietro Lunardi e Altero Matteoli. Nessuno più di Moretti incarna la continuità ferroviaria. Nessuno più di lui ha stravolto le ferrovie.

 

 

Che e Castro MONTEZEMOLO E DELLA VALLE DELLA VALLE LETTA SCIARRONE MONTEZEMOLO BOMBASSEI TAGLIANO IL NASTRO DI ITALO ALCUNI DEI SOCI DEL GRUPPO NTV - TRA I QUALI DELLA VALLE, PASSERA, MONTEZEMOLOMAURO MORETTI LUCA DI MONTEZEMOLO SULLA MOTRICE ITALO ITALO IL TRENO DI NTV Montezemolo e Della Valle su una sola poltrona Montezemolo NTVITALO IL TRENO DI NTV Mauro Moretti capotreno EMMA MARCEGAGLIA MAURO MORETTI MAURO MORETTI ROMANO PRODI MAURO MORETTI LUCIA ANNUNZIATAtreno mauro moretti collagemauro moretti treno lapErcole Incalza trtprsrl56 mauro moretti fassino serafini

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni e donald trump - meme by edoardo baraldi .jpg

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI SFOGLIA LA MARGHERITA: VOLO O NON VOLO A WASHINGTON IL 20 GENNAIO ALL'INAUGURAZIONE DEL SECONDO MANDATO DI DONALD TRUMP? - CERTO, LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA, ANCHE PER NON DARE SODDISFAZIONE AL "PATRIOTA" MATTEO SALVINI CHE VUOLE PRESENZIARE A TUTTI I COSTI E SVENTOLARE LA BANDIERA "MAGA" DELLA PADANIA - LA POVERINA STA CERCANDO DI CAPIRE, ATTRAVERSO IL SUO CARISSIMO AMICO ALLA KETAMINA ELON MUSK, SE CI SARANNO ALTRI CAPI DI GOVERNO. IL RISCHIO È DI TROVARSI IN MEZZO AGLI AVARIATI SOVRANISTI ORBAN E FICO - UN’IMMAGINE CHE VANIFICHEREBBE I SUOI SFORZI (E SOGNI) DI PORSI NEL RUOLO DI PONTIERE TRA L'EUROPA DI URSULA E L'AMERICA TRUMP...

giovan battista fazzolari giorgia meloni autostrade matteo salvini giovanbattista

DAGOREPORT – IL FONDO TI AFFONDA: BLACKSTONE E MACQUARIE, SOCI DI AUTOSTRADE, SONO INCAZZATI COME BISCE PER L’AUMENTO DEI PEDAGGI DELL’1,8%. PRETENDEVANO CHE IL RINCARO FOSSE MOLTO PIÙ ALTO, AGGIORNATO ALL'INFLAZIONE (5,9% NEL 2023). MA UN FORTE AUMENTO DEI PEDAGGI AVREBBE FATTO SCHIZZARE I PREZZI DEI BENI DI CONSUMO, FACENDO SCEMARE IL CONSENSO SUL GOVERNO – SU ASPI È SEMPRE SALVINI VS MELONI-FAZZOLARI: LA DUCETTA E “SPUGNA” PRETENDONO CHE A DECIDERE SIA SEMPRE E SOLO CDP (AZIONISTA AL 51%). IL LEADER DELLA LEGA, COME MINISTRO DEI TRASPORTI, INVECE, VUOLE AVERE L’ULTIMA PAROLA…

trump musk xi

DAGOREPORT – DONALD TRUMP HA IN CANNA DUE ORDINI ESECUTIVI BOMBASTICI, CHE FIRMERÀ IL GIORNO DOPO L’INAUGURAZIONE: IL PRIMO INAUGURERÀ LA DEPORTAZIONE DI 9,5 MILIONI DI IMMIGRATI. MA IL SECONDO È ANCORA PIÙ BOMBASTICO: L’IMPOSIZIONE DEI DAZI SUI PRODOTTI CINESI - UN CLASSICO TRUMPIANO: DARE UNA RANDELLATA E POI COSTRINGERE L’INTERLOCUTORE A TRATTARE DA UNA POSIZIONE DI DEBOLEZZA. MA COME REAGIRÀ XI JINPING? CHISSÀ CHE AL DRAGONE NON VENGA IN MENTE DI CHIUDERE, PER LA GIOIA DI ELON MUSK, LE MEGAFABBRICHE DI TESLA A SHANGHAI…

salvini romeo

DAGOREPORT - CHI L'AVREBBE MAI DETTO: MASSIMILIANO ROMEO È IL PROTAGONISTA INDISCUSSO DELLA LEGA DI FINE 2024 - EX FEDELISSIMO DEL “CAPITONE”, È STATO L’UNICO A ESPORSI CONTRO IL SEGRETARIO, E OTTENERE LA LEADERSHIP IN LOMBARDIA – DOPO LA SUA SFIDA VINTA, ANCHE FEDRIGA È USCITO ALLO SCOPERTO CANNONEGGIANDO CONTRO L’EVENTUALE RITORNO DI SALVINI AL VIMINALE - CHE SUCCEDERÀ AL CONGRESSO? NIENTE: SALVINI HA IN MANO LA MAGGIORANZA DEI DELEGATI, E L’ASSEMBLEA AVRÀ CARATTERE PROGRAMMATICO. MA LA DISSIDENZA CRESCE…