E SCHETTINO SE LA RIDE: “SONO E RESTO UN COMANDANTE” - TRA UN MESE NUOVA UDIENZA A GROSSETO, LO S-COGLIONE DELLA CONCORDIA PREPARA LA DIFESA - “LA VERITÀ DI QUELLA NOTTE DEVE ANCORA ESSERE BEN CAPITA, BEN ASSIMILATA” - RISATINA ANCHE SULLE EVENTUALI RESPONSABILITA’ DI AC-COSTA CROCIERE: “SONO UN GENTLEMAN, NON SPETTA A ME INTERVENIRE” - - E NON ESCLUDE UN FILM…
Grazia Longo per La Stampa
Il conto alla rovescia è cominciato. Tra un mese, al Tribunale di Grosseto, si svolgerà la nuova udienza del maxi incidente probatorio. Lì si capirà cosa potrà accadere, ma intanto «Io sono e resto un comandante». Francesco Schettino, non c'è niente da fare, nel bene e nel male rimane coerente con l'immagine un po' guascona che si è cucita addosso da quando, la sera del 13 gennaio, arenò la Costa Concordia sullo scoglio davanti al Giglio. Un naufragio drammatico, costato la vita a 32 persone, con miliardi di euro di danni materiali incagliati sullo scoglio delle Scole e dirette televisive che hanno fatto il giro del mondo.
Dalla sua casa a Meta di Sorrento, dove ha l'obbligo di dimora, il comandante risponde al telefono. à gentile. Non si scompone: «Sono in un riunione con il mio avvocato Bruno Leporatti, stiamo leggendo le carte in previsione del processo». Tra i temi, naturalmente, la perizia sulla scatola nera. à da lì che emergono le responsabilità dei protagonisti della tragedia, compresa la Costa Crociere. Tema che non sfugge al comandante, che vaglia anche le più piccole sfumature della vicenda giudiziaria. Come valuta queste novità ?
«Lo si capisce dalla mia voce.....». Si sente rassicurato dunque? «Sono un uomo perspicace....ma anche lei lo è. Avrà capito dal mio tono il mio stato d'animo». Certo, la situazione è molto delicata al punto che «non mi posso sbilanciare, parlerò in modo più approfondito dopo il 15 ottobre, quando si svolgerà l'incidente probatorio.».
Tanti gli aspetti di quei momenti concitati subito prima e dopo la collisione con lo scoglio. Dalla perizia disposta dal gip Valeria Montefoschi emerge anche l'errore da parte del timoniere indonesiano Jacob Rusli Bin, anche lui indagato, il 22 agosto, per concorso in naufragio. Schettino gli aveva ordinato di virare a sinistra per evitare lo scoglio - 23 secondi prima dell'incidente - ma Rusli non capì e mise la barra a dritta invece che a sinistra, correggendosi dopo 13 secondi. In ogni caso, anche non avesse sbagliato, sarebbe stato comunque troppo tardi per evitare il disastro.
Chissà forse è anche per questo che Schettino non cavalca il particolare: «Sono un uomo discreto, non saprei cosa dire. Lascio la parola ai giudici e ai periti che stanno facendo bene il proprio lavoro. Sono convinto che emergerà tutta la verità ». Ma quale verità ? Il capitano è accusato, oltre che di naufragio e omicidio colposo plurimo, anche di abbandono della nave.
Risuona ancora nelle orecchie, la giustificazione che oppose al comandante operativo della capitaneria di porto di Livorno Gregorio De Falco: «Non posso risalire sulla Concordia perché sta affondando». E riecheggia anche l'ordine che quest'ultimo gli impartì invano: «Salga su quella nave, c....». Argomenti delicati che in questa conversazione telefonica non trovano terreno fertile per l'approfondimento. Che pure dovrà essere necessariamente fatto in sede processuale.
Un flash, invece, sul manager dell'unità di crisi da terra della Costa, Roberto Ferrarini. Comandante, secondo la perizia Ferrarini non le diede gli adeguati suggerimenti. Che ne pensa? Gli scappa l'accenno di una mezza risata, la voce si fa ancora più cortese: «Sono un gentleman, non spetta a me intervenire su questo particolare. Come le dicevo, l'avvocato Leporatti è qui a casa mia per valutare con me la vicenda giudiziaria».
Schettino vorrebbe raccontare di più. Ma si trattiene per «ragioni che non potranno certamente sfuggirle».
Appare, comunque, un po' più sereno rispetto al passato. Tra le tante incertezze che lo inducono alla cautela - oltre alla sua caratteristica di «uomo discreto», come ripete altre due volte - c'è anche un altro punto fermo. La convinzione che «la verità di quella notte debba ancora essere ben capita, ben assimilata. E poi potrà essere raccontata». Potrebbe nascerne un film? Un altro abbozzo di risata: «Forse, una volta assimilata bene la si potrà raccontare».






