E SE COLAO, DOPO AVER FATTO DECOLLARE VODAFONE, ARRIVASSE IN TIM NON COME MANAGER MA COME SOCIO (MOLTO ATTIVISTA)? IL BRESCIANO PORTEREBBE IN DOTE UN SUO GRUZZOLETTO E UN GRUPPO DI FONDI STABILI, PRONTI A RILEVARE LE QUOTE DI ELLIOTT APPENA IL TITOLO GARANTIRÀ AGLI AMERICANI UNA PLUSVALENZA SODDISFACENTE - LE NOMINE DI CDP SLITTANO A GIUGNO. PER ALLORA CI SARÀ UN GOVERNO. E SOLO ALLORA BOLLORE' SARA' PRONTO A TRATTARE…
DAGONEWS
Cosa succede in Tim con l’uscita di Vittorio Colao da Vodafone? Rumors da Londra raccontano che il “timing” non è casuale, ed è legato al successo del Fondo Elliott nell’assemblea Tim. Il manager bresciano avrebbe infatti in mente un’idea molto ambiziosa, che coincide con i piani degli americani: entrare in Telecom non come amministratore delegato o presidente, ma come azionista.
L’investimento di Elliott è di breve periodo: l’obiettivo era sganciare gli interessi della società da quelli di Vivendi rivoluzionando il cda, riportare il titolo a livelli soddisfacenti e poi vendere incassando una plusvalenza, in perfetto stile Paul Singer. E anche Cassa depositi e prestiti, entrata all’ultimo minuto nel ruolo di stampella per gli americani, non intende essere azionista di lungo periodo.
FABIO GALLIA CLAUDIO COSTAMAGNA
Proprio qui si inserirebbe Colao, che ha un gruzzoletto da investire il suo gruzzoletto ma soprattutto la fiducia di fondi (stabili e non mordi-e-fuggi come Elliott) pronti a riunirsi intorno alla sua figura. Sarebbe ovviamente un socio più che attivista, essendo uno dei massimi esperti della materia, che in dieci anni ha quasi raddoppiato il valore di Vodafone in borsa. Tanto che la sua uscita è stata salutata con un ‘inchino’ dagli investitori: -4,3%.
Anche Bolloré punta a trovare un accordo e forse un modo per mollare Tim, ma al momento non fa un passo: senza un governo, e soprattutto senza i nuovi vertici di Cdp, inutile intavolare una trattativa. A proposito, le nomine della Cassa, che si dovevano fare in questi giorni, sono slittate a metà giugno e, in seconda battuta, a fine giugno. Per allora un governo, che sia firmato Salvini/Di Maio o Mattarella, ci dovrà essere.