MA CHE TI PASSA PER LA TESLA? – LA “SEC” INDAGA SUL TWEET DI ELON MUSK IN CUI IPOTIZZA UN DELISTING PER FAR TORNARE LA COMPAGNIA IN MANI PRIVATE. UN’OPERAZIONE CHE LASCIA PERPLESSI TUTTI E COSTEREBBE 72 MILIARDI (LUI DICE DI AVERE PRONTO IL FINANZIAMENTO) – È MANIPOLAZIONE DEL MERCATO O UNA NOTIZIA VERA? IL PRECEDENTE DI NETFLIX
Marco Valsania per “il Sole 24 Ore”
Elon Musk ha affidato a un tweet il colossale progetto di ritirare Tesla dalla Borsa, di riportarla in mani private. E, se l' idea resta da mettere in pratica e da approvare da parte dei soci, una cosa è stata fin da subito certa: il suo è subito diventato il "cinguettio" da social media più controverso delle ultime ore, battendo anche un maestro quale Donald Trump.
Il micro-messaggio dell' imprenditore e finanziere alle spalle del leader dell' auto elettrica - «Sto pensando di portare Tesla privata a 420 dollari (per azione, Ndr). Fondi reperiti» - ha scatenato immediate bufere e polemiche, a cominciare da appelli a indagini della Securities and Exchange Commission e delle autorità per vederci chiaro.
Per valutare se esistano violazioni di leggi e regole federali, rischi di manipolazioni o irregolarità nei rapporti con il mercato. La Sec si è ufficialmente trincerata dietro un "no comment" ma in passato ha esaminato la correttezza o meno delle comunicazioni di aziende propense al facile ricorso a Internet.
Il titolo Tesla è rimasto, altrettanto di sicuro, scosso della saga innescata da Musk. Si era impennato martedì dell' 11%, sostenuto anche da indiscrezioni su un investimento da due miliardi nell' azienda da parte di un fondo saudita. Ieri ha ceduto parzialmente terreno davanti alle controversie e alle perplessità su un' operazione di "privatizzazione" stimata in 72 miliardi di dollari.
Tesla, a seguito del tweet di Musk, ha reso nota una sua formale lettera agli azionisti sulle ragioni di una simile mossa: «Da società quotata, siamo soggetti a violente oscillazioni nel prezzo delle azioni che possono essere una grave distrazione per coloro che lavorano a Tesla, tutti soci.
Essere quotati significa anche essere esposti al ciclo di bilanci trimestrali che genera enorme pressione sull' azienda affinché prenda decisioni che potrebbero rivelarsi giuste per un dato trimestre ma non necessariamente corrette per il lungo periodo».
Ancora: «Come titolo con le maggiori scommesse ribassiste nella storia della Borsa, essere quotati significa che esiste un vasto numero di persone con un incentivo ad attaccare la società».
Ma il dibattito sulla mossa è rimasto aperto. La Regulation Fair Disclosure impone alle aziende «di distribuire informazioni materiali in maniera ragionevolmente disegnata per far arrivare quelle informazioni al pubblico in modo ampio e non esclusivo».
Nel 2013 proprio questa preoccupazione fece scattare indagini su un messaggio dell' amministratore delegato di Netflix Reed Hastings sulla sua pagina Facebook, relativo alle ore mensili di streaming, che fece lievitare le quotazioni a Wall Street. L' indagine si concluse senza interventi e con una generale legittimazione delle comunicazioni via social media.
L' organismo di vigilanza però chiarì che non sono automaticamente sufficienti se prima gli investitori non vengono avvisati di tenere sotto osservazione simili canali per comunicazioni.
Tesla, in risposta alle critiche, ha sottolineato a come cinque anni or sono, in un periodico filing alla Sec, avesse messo nero su bianco una sezione intitolata «interessati a essere aggiornati su Tesla?». Qui aveva citato, accanto a riferimenti a siti e blog aziendali, i cinguettii di Musk.
«Per informazioni addizionali, per favore seguite gli account su Twitter di Tesla e Elon Musk». Musk può inoltre vantare un seguito su Twitter che assicura la diffusione di quanto scrive: oltre 22 milioni. Esistono tuttavia anche rischi collegati al prendere davvero seriamente i messaggi su social media: in gioco può essere la scrupolosa accuratezza delle affermazioni, quali l' esistenza di finanziamenti per l' operazione.
In caso contrario potrebbero essere ritenute informazioni false o fuorvianti. E' uno spettro sollevato dall' ex chairman della Sec Harvey Pitt, oggi Ceo del gruppo di consulenza Kalorama Partners: «Dichiarazioni false in connessione con il trading di titoli possono portare a danni e inchieste penali», ha detto alla rete Tv Cnbc.
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