BANCHETTO ACEA - AL SENATO ARRIVA UN EMENDAMENTO CHE IMPONE LA VENDITA DELLE QUOTE AL CAMPIDOGLIO (CALTARICCONE GIÀ IN POLE) E IL SUB-MARINO ALZA LE BARRICATE
Giovanna Vitale per "la Repubblica - Roma"
«Non passerà ». à rivolta contro l'emendamento agganciato al decreto Salva-Roma, in fase di conversione al Senato, che impone al Campidoglio di dismettere parte delle sue quote Acea, scendendo sotto l'attuale soglia del 51%. Una norma approvata lunedì dalla Commissione Bilancio di Palazzo Madama su proposta dalla senatrice montiana Linda Lanzillotta, prima firmataria insieme ai colleghi di M5S e Lega, che ha scatenato l'ira funesta della maggioranza capitolina e di molti parlamentari democratici.
Pronti, ora, alla battaglia d'aula per cancellare «l'emendamento-vergogna». Dal quale è stato tuttavia attenuato l'altro passaggio controverso: la facoltà per le società partecipate in perdita come Atac e Ama di procedere con i licenziamenti di massa «per motivi economici».
Dopo una iniziale freddezza, anche dal sindaco Marino è partito l'altolà . «Non si può mettere in alcun modo in discussione il risultato del referendum del 2011. Vogliamo che Acea resti in mano pubblica e puntiamo al rilancio industriale dell'azienda perché si tratta di uno dei settori strategici della città . Chiunque pensi alla svendita del nostro patrimonio non troverà terreno fertile» ha tuonato l'inquilino del Campidoglio esprimendo «ferma contrarietà all'emendamento».
Bocciato a stretto giro da mezza giunta: il vice-sindaco vendoliano Luigi Nieri e gli assessori dem Masini e Ozzimo. Che hanno subito trovato man forte nei sindacati che si sono chiesti sibillini: «A chi giova una norma del genere?», con evidente riferimento al socio privato più forte, il finanziere Francesco Gaetano Caltagirone.
«Dopo le proteste di cittadini e lavoratori contro la privatizzazione e un esito referendario plebiscitario, questo emendamento è tanto inopportuno quanto completamente avulso dalla realtà economica e sociale del nostro territorio», hanno attaccato i segretari di Cgil, Cisl e Uil Di Berardino, Bertone e Bombardieri: «Una cosa deve essere chiara: Roma e i romani non sono in vendita. Ci auguriamo che l'emendamento in questione non sia stato concordato con i vertici del Comune. I lavoratori non possono continuare a pagare per gli errori della politica».
Durissimo il viceministro dell'Economia Fassina, che parla di «intervento ideologico e propagandistico » e spera che «in aula al Senato venga cancellato». Contrarie anche le parlamentari Argentin (Pd) e De Petris (Sel): «Norma ignobile e vergognosa, se arriverà alla Camera non la voterò mai», taglia corto la prima; «Non vorrei che nella capitale ritornino in campo gli appetiti dei soliti noti», chiosa la seconda. «à una follia pura che avrebbe effetti pesantissimi sulla tenuta occupazionale dell'azienda» attacca il senatore di Fratelli d'Italia Rampelli.
E se il segretario cittadino del Pd Lionello Cosentino bolla la decisione del Senato come «un esempio di privatizzazione a perdere, Acea è un patrimonio dei romani. à un peccato vedere che in Senato vincono le lobbies», i consiglieri di Sel chiedono di «bloccare l'emendamento perché avrebbe effetti devastanti». Di più: «Fa a pezzi la volontà popolare», rincara il vicepresidente della Pisana Valeriani, «non lo permetteremo».
«Le forze politiche che hanno votato l'emendamento hanno commesso un grave errore, a partire dal M5S», taglia corto il capogruppo pd in Campidoglio D'Ausilio. Un giudizio condiviso dai grillini dell'aula Giulio Cesare, che si sono schierati contro i loro colleghi in Senato dichiarandosi «totalmente contrari all'emendamento Lanzillotta».
«Faccio appello affinché i capigruppo e l'aula parlamentare corrano immediatamente ai ripari - continua D'Ausilio - prima della votazione definitiva di domattina (oggi, ndr), correggano la norma che così com'è è inaccettabile». Esattamente l'obbiettivo al quale ieri ha lavorato il sindaco Marino. Ottenendo ampie rassicurazioni. Oggi sapremo.





