IL SIENA AFFONDA (MA INTANTO STENDE L’INTER) - I BIANCONERI DIPENDONO IN TUTTO E PER TUTTO DA MPS - L’ACQUISTO DI MEZZAROMA INTERAMENTE FINANZIATO DALLA BANCA CON 40 MILIONI - CON LA CRISI DEL MONTE ADDIO ALLA MAXISPONSORIZZAZIONE DA 7 MILIONI L’ANNO E A INVESTIMENTI E AIUTINI VARI ATTRAVERSO GIOCHI DI SOCIETA’ - VENDERE TUTTO? E A CHI? IN AGGUATO UN MAGNONI…

Marco Franchi per Il Fatto Quotidiano

Dal prossimo anno il marchio Mps sparirà dalle maglie del Siena Calcio. Il contratto con il main sponsor scade al termine di questa stagione e non verrà rinnovato. Perché ci sono i Monti bond da rimborsare, si devono chiudere i rubinetti, la banca deve fare la banca.
Ma i legami fra l'istituto di Rocca Salimbeni e quella che nella città toscana viene chiamata Robur non si allentano del tutto.

Perché le azioni di Progetto Siena spa, che controlla la società calcistica, sono in pegno al Monte dei Paschi. Non a caso il 31 gennaio l'ad del Monte, Fabrizio Viola, ha incontrato i rappresentanti del tifo bianconero. "L'Ac Siena spa verrà considerata come una delle tante aziende in difficoltà e a cui verrà concessa quell'assistenza finanziaria che la metta nelle condizioni di gestire al meglio le proprie risorse nell'ottica di un futuro più stabile e meno precario", recita un comunicato del Siena Club Fedelissimi.

E "se mai si presentasse l'opportunità di cedere la società, Viola ci ha risposto che riguarderà solo ed esclusivamente l'attuale proprietà e che la banca non svolgerà il ruolo di advisor come nel recente passato", aggiungono i tifosi riferendosi a quello che è successo nei passaggi al vertice della Robur dall'imprenditore napoletano Paolo De Luca a Pier Luigi Fabrizi (ex numero uno del Monte), da Giovanni Lombardi Stronati all'attuale presidente Massimo Mezzaroma (entrambi immobiliaristi romani).

Advisor per i senesi significa supporter finanziario: l'ingresso di Mezzaroma nel Siena è stato interamente spesato dal Montepaschi con circa 40 milioni di euro, tra i debiti della gestione precedente e un finanziamento fino al 2019.

Non solo. Secondo un'indagine pubblicata sul sito Sporteconomy.it   nell'agosto scorso, dedicata alle sponsorizzazioni delle squadre nella stagione 2012-2013, il Siena dispone del quinto sponsor di maglia di tutta la Serie A, con la scritta Mps che vale oltre 7 milioni di euro (la Juventus con Jeep ne prende 13, l'Inter con Pirelli 12,9, il Milan con Fly Emirates 12). Lo stesso sito ricorda che la società toscana incassava più di 10 milioni di euro dalla jersey-sponsorship (sponsorizzazione di maglia) e dalla titolazione dell'Artemio Franchi in Mps Arena.

A queste cifre se ne aggiungono altre: come aveva anticipato a giugno 2012 l'Espresso e rilanciato lo scorso 31 gennaio Il Sole 24 Ore, nel 2012 la banca, ancora guidata da Giuseppe Mussari, ha infatti finanziato una complessa operazione da 25 milioni relativa alla cessione di un ramo d'azienda dall'Ac Siena a una srl, la B&W communication.

A questa società costituita il 12 ottobre 2011, scrive il quotidiano di Confindustria, sono stati ceduti i marchi Ac Siena e Ac Siena Robur 1904, brand che avevano un valore contabile di 14.826 euro. La vendita è stata stipulata il 29 dicembre 2011 e "sospesa" in attesa che la B&W communication trovasse un finanziamento, giunto, dopo le vacanze natalizie, il 9 febbraio 2012 grazie a Mps. A cessione avvenuta, il Siena Calcio ha concordato con la B&W communication una licenza ventennale per poter utilizzare i due marchi sociali.

Tra i proprietari delle quote della B&W c'è anche una società riconducibile al gruppo Impreme Spa della famiglia Mezzaroma assieme ad altri due soci: un dirigente del Siena, Davide Buccioni, e Fabrizio Sacco. Entrambi sono residenti a Rocca Salimbeni, la sede della banca. Una triangolazione dei marchi per valorizzare questo asset assolutamente regolare e non inedita nel calcio italiano, lo fanno anche big come Roma e Milan. Ma in questi giorni nelle contrade si parla d'altro, come la new entry (il 20 giugno scorso) nel consiglio di amministrazione dell'Ac Siena dell'azionista di minoranza Luca Magnoni, già alla guida del Monza Calcio.

Se ne parla perché Luca è anche manager nella Sopaf di papà Giorgio, il finanziere fratello di Ruggero Magnoni, il banchiere ex Lehman Brothers e oggi di Nomura, la grossa banca giapponese che vendette il famoso derivato Alexandria a Mps. Rapporti antichi. Quando la Banca Popolare dell'Emilia Romagna (Bper) comprò Meliorbanca, di cui Giorgio Magnoni era consigliere e azionista, l'ad dell'istituto romagnolo si chiamava Fabrizio Viola.

 

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