SPEZZA-TIM BRASIL – DEUTSCHE BANK RIPORTA IN AUGE L’IPOTESI DI UNA CESSIONE CON SPARTIZIONE DEGLI OPERATORI LOCALI (TRA CUI TELEFONICA) DI TIM BRASIL - REVOCA O NON REVOCA? IL DILEMMA DEL BOARD TELECOM

Giovanni Pons per "la Repubblica"

Le ipotesi di uno spezzatino di Tim Brasil, tornate ieri alla ribalta, hanno spinto al rialzo il titolo Telecom che ha concluso la seduta con un guadagno del 2,74% a 0,69 euro. L'ipotesi ha trovato forza grazie a un report di Deutsche Bank che ha messo in luce i vantaggi di una vendita della partecipazione in Tim Brasil ora in mano a Telecom a una cifra molto elevata, 9 miliardi di euro, in pratica il 50% in più delle attuali quotazioni di Borsa.

È una cifra che obbligherebbe l'ad Marco Patuano a portare l'offerta all'attenzione del board e, eventualmente, aprire un'asta per la vendita. È inoltre abbastanza evidente che sia Telefonica a soffiare sul fuoco di questa ipotesi, se è vero che in Brasile si sono fatte insistenti le voci secondo le quali verrebbe a breve costituito un "Comisario Mercantil". Cioè un veicolo posseduto da un'istituzione finanziaria (si fa il nome di Btg Pactual che aveva partecipato all'operazione con Portugal telecom) che negozi separatamente con i tre operatori locali (Vivo, Claro e Oi) quali pezzi di Tim Brasil sarebbero disposti ad accollarsi e a che prezzi, per poi avanzare a Telecom Italia un'offerta complessiva. Patuano ancora ieri ha ribadito che «Tim Brasil è una nostra azienda, fino a prova contraria nessuno dispone di asset di terzi. Non c'è allo studio del cda alcuna ipotesi di spezzatino ma c'è una costante attenzione a cercare di fare bene il nostro lavoro in Brasile e il fatto che tutti ci vogliano spezzettare vuol dire che stiamo lavorando bene».

Ma questa dichiarazione non è incompatibile con l'ipotesi del "Comisario Mercantil" che sarebbe estranea al cda fino a quando non verrà presentata l'offerta. Addirittura le voci che si rincorrono indicano Cesar Alierta, numero uno di Telefonica, in colloqui con i vertici di At&t e dei giapponesi di Ntt Docomo per cedere gli asset italiani di Telecom proprio al fine di finanziarsi un grosso esborso per una parte di Tim Brasil.

L'unico ostacolo su questa strada - sempre che venga seriamente intrapresa - sarebbe l'assemblea del 20 dicembre chiamata dal socio Marco Fossati per revocare il cda di Telecom. Il consenso intorno al voto favorevole alla revoca sta crescendo anche se ieri un terzo proxi advisor, Frontis Governance, ha consigliato di votare contro segnalando il rischio di aggiungere incertezza a una situazione già intricata. Inoltre, le voci su un'eventuale vendita di Tim Brasil a un prezzo molto elevato hanno l'effetto di disincentivare i fondi dal partecipare all'assemblea.

Domani sera scade il termine per il deposito delle azioni e dunque si dovrebbe sapere quale sarà l'affluenza degli investitori istituzionali. L'assemblea sarà comunque complessa dal punto di vista legalgiuridico dal momento che sono state presentate due liste di minoranza per un numero complessivo di consiglieri di 10, contro i 15 componenti odierni. In caso di revoca, dunque, se non verrà diminuito il numero dei membri del cda, i rimanenti dovranno essere votati uno a uno con tutte le incognite del caso. Infine il senatore Mucchetti ha annunciato ieri di aver ripresentato l'emendamento sull'Opa obbligatoria nel cosiddetto Dl Salva-Roma che deve essere convertito in legge dal Senato.

2. REVOCA O NON REVOCA? IL DILEMMA DEL BOARD TELECOM
Corriere della Sera (giu.fer. ) Cresce l'attesa per l'assemblea di Telecom Italia, in calendario venerdì 20 dicembre, chiamata a revocare l'intero consiglio di amministrazione. Dopo le raccomandazioni a favore della decadenza del board da parte di Iss e Glass Lewis, due dei principali proxy advisor, cioè le società che consigliano i fondi su come votare in assemblea su questioni di corporate governance, ieri Frontis Governance, il network di proxy advisor costituito da esperti locali associato al circuito Ecgs, si è invece detto contrario.

Leggendo l'analisi contenuta nel report riservato rivolto agli investitori istituzionale e disponibile a pagamento anche per i risparmiatori tramite un App per l'iPhone, però la posizione è piuttosto: turatevi il naso e votate no alla revoca. Nonostante Frontis condivida «tutte le preoccupazioni» dell'azionista Findim riguardo i conflitti di interesse di Telefonica nel consiglio di amministrazione attuale, ritiene che la revoca possa condurre la società «in una situazione di pericolosa incertezza».

E in un contesto come quello attuale, «una situazione di incertezza del piano strategico potrebbe rappresentare un rischio insostenibile per Telecom Italia». Insomma, la guerra per i voti dei fondi continua. Come riprende il botta e risposta tra la Consob e Teleco Italia. «Sono sorpreso e dispiaciuto per l'espressione fuori contesto e inopportuna che Vegas ha voluto utilizzare, ma sono certo che ove gli fosse concessa la possibilità di esprimersi in modo compiuto direbbe che stiamo lavorando in modo trasparente con la Consob», ha detto ieri Marco Patuano, ceo di Telecom replicando a Vegas, che nel weekend aveva detto: «Con la nostra indagine abbiamo scoperchiato una pentola» in riferimento al prestito convertendo.

 

 

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