palenzona benetton

GILBERTO BENETTON SI SVEGLIA E COMMISSIONA UN AUDIT PER CAPIRE I REALI POTERI DEL SUO PRESIDENTE PALENZONA E IL RUOLO DI MERCURI IN AEROPORTI DI ROMA – IN BARBA A MONTEZUMA, JAMES HOGAN HA CONVINTO LO SCEICCO DI ABU DHABI A NON BUTTARE SOLDI IN ADR

 

DAGONEWS

 

GILBERTO BENETTON GILBERTO BENETTON

Anche i Benetton vogliono vederci chiaro sul caso Palenzona-Mercuri, indagati per reati finanziari a Firenze con l’aggravante del favoreggiamento alla mafia.

 

Il “camionista”, come chiamano Palenzona in Piemonte, oltre che vicepresidente di Unicredit è presidente di Aeroporti di Roma, controllata al 95% proprio dalla Atlantia dei Benetton. Dalle prime carte dell’inchiesta dei Ros, tutt’altro che conclusa, è emerso che Mercuri, assistente personale di Palenzona, avrebbe un incarico in Adr (si parla di uno stipendio da 230 mila euro l’anno), anche se in realtà passava molto del suo tempo al trentesimo piano del grattacielo di Unicredit, dove però non prendeva soldi.

 

FABRIZIO PALENZONA FABRIZIO PALENZONA

Insomma, in Adr hanno fatto un po’ la figura dei fessi e i Benetton non sono contenti. In più, c’è da verificare anche la storia dei contratti di collaborazione concessi dalla società aeroportuale alla signorina Talida Stroie, fidanzata di Mercuri e a sua volta parente della moglie di Palenzona, come scrivono i carabinieri commentando le intercettazioni.

 

Risultato, Gilberto Benetton e il suo braccio destro Gianni Mion hanno commissionato a Giovanni Castellucci, ad di Atlantia e consigliere di Adr, un approfondito audit su Mercuri perché non vogliono sorprese. E in più vogliono capire se Mercuri è licenziabile.

GIANNI MIONGIANNI MION

 

Ma i Benetton si trovano anche a fronteggiare il problema del mancato ingresso in Adr del fondo Adia di Abu Dhabi, lo stesso che controlla Etihad, che avrebbe dovuto rilevare un 30% della società insieme ai cinesi di Gingko.

 

L’operazione si è fermata nelle scorse settimane e Gilberto Benetton ha fatto capire che c’erano “disaccordi sulla governance”. In effetti è andata più o meno così: in barba al suo presidente Montezemolo, grande amico di Palenzona, James Hogan, capo di Etihad, ha convinto lo sceicco che era perfettamente inutile buttare petrodollari in Adr senza la garanzia di poter comandare un po’ e “costringere” i Benetton a investire su Fiumicino, ormai scalo da Terzo mondo.

GIOVANNI CASTELLUCCIGIOVANNI CASTELLUCCI

 

E Hogan ormai ha chiarito ai grandi capi di Abu Dhabi che è l’asse Montezemolo-Palenzona che blocca tutto e tarpa le ali ad Alitalia.  

 

james hogan etihad 7james hogan etihad 7montezemolo montezemolo

 

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