1. LA VENDITA DI TELECOM ARGENTINA AL FONDO FINTECH: CHISSÀ SE TRA IL NEOPROPRIETARIO DAVIDE MARTINEZ GUZMAN, MESSICANO MILIARDARIO DI 56 ANNI, E IL CICCIONE CARLOS SLIM, ANCHE LUI MESSICANO, CI SONO DEI RAPPORTI PIÙ O MENO OCCULTI DIETRO I QUALI POTREBBE UN GIORNO SPUNTARE L’OMBRA DI ALIERTA CON LA SUA TELEFONICA 2. CI MANCAVA SOLO IL ‘’MINISTRO DELLA GUERRA’’, IL CIELLINO MARIO MAURO CHE BUTTA DALLE FINESTRA 30 MILIONI Più LA PORTAEREI CAVOUR PER VENDERE ARMI ALL’AFRICA 3. MONTEZEMOLO, DAL TRENO AL RISTORANTE! MORETTI, PARTNERSHIP CON LA EMIRATES 4. GELATINA SACCOMANNI SPONSOR DI GIARDA PER LA PRESIDENZA DELLA BANCA BPM

1- LA VENDITA DI TELECOM ARGENTINA AL FONDO FINTECH
Ha avuto una bella idea la giornalista Antonella Olivieri del "Sole 24 Ore" che è andata a Madrid per intervistare Cesar Alierta, il capo di Telefonica.
Il colloquio è avvenuto nell'ufficio del manager che ostenta alle sue spalle le foto di Angela Merkel e dell'ex-presidente brasiiliano Lula. Da quanto si legge appare chiaro che i due non erano ancora al corrente del blitz spettacolare che la Consob e la Guardia di Finanza hanno fatto ieri negli uffici italiani di Telecom per indagare sull'eventuale influenza di Alierta nelle ultime operazioni che i consiglieri di Telecom hanno approvato per su proposta di Marco Patuano.

Tra queste operazioni spicca la vendita di Telecom Argentina che alle prime ore di stamane è stata annunciata da Telecom in un comunicato in cui si dice che la controllata sudamericana sarà ceduta al fondo Fintech per un importo di 960 milioni di dollari. Di fronte a questa notizia il titolo Telecom non ha avuto sbalzi clamorosi.

La notizia era già scontata e adesso i giornalisti si possono divertire per capire se tra il capo del fondo Fintech, che si chiama Davide Martinez Guzman, messicano miliardario di 56 anni, e il ciccione Carlos Slim ci sono dei rapporti più o meno occulti dietro i quali potrebbe un giorno spuntare l'ombra di Alierta con la sua Telefonica.

Nell'intervista al "Sole 24 Ore" il manager spagnolo dichiara comunque che se Telecom Argentina non si dovesse vendere "per noi non è un problema" e non teme colpi di mano da parte del governo di quel Paese che ha già nazionalizzato alcune multinazionali.
Il disinteresse di Alierta per le sorti della controllata di Buenos Aires si ripropone anche a proposito di Tim Brasil, la vacca grassa che contribuisce in modo determinante ai ricavi di TelecomItalia, perché Alierta tiene a dire di non essere "mica matto ad agitare le acque su un mercato dal quale deriva il 23% dei ricavi di tutto il gruppo telefonico".

A parte queste considerazioni il cuore dell'intervista è un cuore che batte palpiti rassicuranti nei confronti di chi teme che gli spagnoli vogliano fare un boccone dell'intera Telecom. Dice Alierta che Telefonica non ha intenzione di salire oltre la quota del 15% che detiene in Telecom e che non eserciterà l'opzione per rilevare il 100% di Telco, la scatola che ha in pancia il 22,4% dell'azienda.

Questo atteggiamento morbido che Alierta ostenta spostando di oltre un anno la scalata, è probabilmente il risultato dell'incontro che ha avuto nei giorni scorsi a Palazzo Chigi dove il premier dalle palle d'acciaio Enrichetto Letta lo avrà sicuramente pregato di mettere da parte qualsiasi strategia aggressiva che possa aggiungere affanni a quelli già provocati dalla vicenda Alitalia e dalle fragili promesse di ripresa del ministro Saccomanni.

C'è però un passaggio dell'intervista che merita di essere sottolineato perché suona come un atto d'accusa nei confronti di Franchino Bernabè e della sua gestione che agli occhi di Alierta appare da condannare perché "non ha fatto abbastanza per la banda larga, l'Agenda digitale e il miglioramento sul mercato domestico. Su questi temi il capo di Telefonica insiste e mette il dito in particolare sulla necessità di migliorare la gestione del mercato domestico e aggiunge: "la chiave è ascoltare il cliente".

Chissà se nel momento in cui pronunciava queste parole, Alierta laureato all'Universita' di Saragozza, si sarà ricordato che questo è stato il tema di un bestseller scritto nel 1990 dal sociologo francese Michelle Crozier che diede il via con il suo "L'impresa in ascolto" a una filosofia dell'attenzione verso i clienti praticata in molte aziende fino al punto di cannibalizzarsi a colpi di offerte stracciate. Resta il fatto che, messa una pietra sopra sulla gestione di Bernabè, oggi i suoi occhi sono rivolti a Marco Patuano, il manager alessandrino che a suo giudizio in un solo mese è riuscito a fare "un lavoro spettacolare".

Per chi conosce Patuano è un giudizio fin troppo generoso e accompagnato dall'invito ad andare avanti "adelante con juicio". Nessuno, nemmeno quel Fossati che con il suo 5% sgomita per ribaltare nell'Assemblea del 20 dicembre il management di Telecom, secondo Alierta riuscirà a compromettere la strategia del gatto dai passi felpati che Telefonica dichiara di voler intraprendere per non rompere le palle al governo.

2- IL MINISTRO DELLA GUERRA MARIO MAURO
Dopo aver preso sberle da quel sito disgraziato di Dagospia e ,con un certo ritardo, dai politici di Pd, Sel e Movimento 5 Stelle, il ministro della Difesa Mauro ha rotto gli indugi per difendere a spada tratta la missione africana della portaerei Cavour.

Ormai è chiaro che questo residuo politico di "Sciolta Civica" ha i riflessi lenti. Il suo torpore era venuto alla luce durante la tragedia di Pantelleria quando aveva aspettato 12 giorni prima di annunciare l'operazione "Mare Nostrum" con la quale la Marina ha fatto finalmente intervenire droni, pattugliatori, fregate e navi anfibie per evitare che colassero a picco altre centinaia di profughi.

Adesso il politico di San Giovanni Rotondo si ribella all'idea che la costosa missione di 146 giorni nei Paesi africani e del Medio Oriente possa servire "a vendere sistemi d'arma italiani all'estero". Intanto la portaerei Cavour è salpata dal porto di Civitavecchia con a bordo 1.200 militari e una "vetrina" di stand dove sono esibiti prodotti del made in Italy.

Niente da dire sui cioccolatini della Ferrero e sulle cucine Snaidero, mentre qualche perplessità e sospetto saltano agli occhi di chi ha capito che i 30 milioni spesi per la missione serviranno anche a esibire i prodotti di aziende che hanno per vocazione industriale la vendita delle armi.

Probabilmente queste intenzioni saranno mascherate da pannelli e strumenti di segno pacifista. Finmeccanica ,ad esempio, invece di presentare i cannoni di Otomelara potrà donare ai leader dei Paesi visitati casse del vino prodotto nella tenuta di Lorenzo Borgogni e la fotocopia degli atti del processo all'ex-presidente Giuseppe Orsi.

Da parte sua il Gruppo Beretta, che partecipa alla missione della portaerei, invece di magnificare la pistola M9 adottata dai militari della Marina americana, avra' modo di illustrare la magnificenza dei nuovi fucili da caccia e di lusso che gli emiri potranno usare per abbattere i falchi.

Nell'elenco degli espositori ci sono anche alcune aziende pugliesi come la Blackshape e la MerMek che producono sistemi laser innovativi e potranno essere presentati in modo garbato con cesti di taralli e piccoli laser da utilizzare nelle partite di calcio.

Ironia a parte resta la sensazione sgradevole e per nulla infondata che la vetrina viaggiante del ministro Mauro parta con intenzioni pacifiche ma con l'obiettivo commerciale di offrire tecnologie che con il pacifismo hanno poco a che fare. Altrimenti non si capirebbe la ragione di un impegno economico così rilevante che stride terribilmente con la logica della spending review.

3- NTV, DAL TRENO AL RISTORANTE!
Gli uscieri del palazzo-obitorio delle Ferrovie hanno seguito ieri l'inizio del processo per la strage di Viareggio che Mauro Moretti e altri manager dell'azienda.
Da quanto si è capito l'udienza è stata aggiornata e la vicenda si trascinerà a lungo fino ad arrivare alle soglie della prescrizione.

Da qui il sospiro di sollievo che ha riportato gli uscieri a rimettere gli occhi in casa di Ntv, l'azienda concorrente di Luchino di Montezemolo e dei suoi compagni di merenda. E oggi si sono fatti grandi risate quando hanno letto sul quotidiano "MF" la notizia sull'ultima trovata di marketing che Antonello Perricone e i suoi collaboratori hanno pensato per migliorare i servizi a bordo dei loro treni.

L'idea non è quella di cui si parlava nei giorni scorsi per un vagone riservato ai fumatori, ma è molto più geniale e sconvolgente. Sembra infatti che Ntv abbia firmato un accordo con MyTable.it, il leader italiano delle prenotazioni online al ristorante. I viaggiatori di "Italo", soprattutto quelli che si sono bevuti il cervello smanettando per 3-4 ore sull'ipad e sull'iphone, potranno garantirsi un posto a tavola scegliendo dal treno il locale prescelto.

Con questa novità potranno fruire addirittura di uno sconto del 30% sull'importo finale del pranzo o della cena. E nel loro delirio telematico avranno modo perfino di inviare una recensione a Trip Advisor, il sito più famoso che raccoglie i giudizi degli utenti. Secondo gli uscieri delle Ferrovie è un'idea fantastica che però non compromette la stupenda trovata di Moretti che ha lanciato un pacchetto di sconti attraverso una partnership con la compagnia aerea Emirates.

4- SACCOMANNI SPONSOR DI GIARDA PER LA PRESIDENZA DELLA BANCA BPM
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che per Piero Giarda l'economista milanese già ministro nel governo Monti, è finalmente scoccata la campana della giustizia.
Sembra infatti che l'accademico 77enne sia in corsa per la presidenza della banca Bpm dove nei giorni scorsi era circolato anche il nome dell'altro giovanotto 92enne Lamberto Dini. A spingere la candidatura di Giarda che e' stato il primo ad affrontare il nodo della spending review, è Maurizio Saccomanni, che ha sempre apprezzato la capacità dell'amico Giarda a recepire per primo con le sue orecchie generose i venti della recessione".

 

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