donald trump putin xi jinping cina russia

A FARI SPENTI NELLA TRUMPONOMICS/2 - I PRONOSTICI DI ZINGALES: ''ACCORDO CON PUTIN? CAMPO LIBERO IN MEDIO ORIENTE IN CAMBIO DELL'ELIMINAZIONE DELL'ISIS. CON LA CINA? LIMITI ALL'EXPORT IN CAMBIO DEL DOMINIO, ANCHE MILITARE, IN ASIA - IL SUO PROGRAMMA DI AUMENTO DEL DEFICIT PORTERÀ A UN'IMPENNATA DEI TASSI IN AMERICA E A RUOTA IN EUROPA. REAGAN PORTÒ AL DEFAULT MOLTI PAESI IN AMERICA LATINA. SPERIAMO CHE STAVOLTA NON TOCCHI ALL'EUROPA LATINA, ITALIA IN TESTA''

Luigi Zingales per ''Il Sole 24 Ore''

 

LUIGI ZINGALESLUIGI ZINGALES

Dalla notte di martedì, non solo gli Stati Uniti, ma il mondo intero, si domandano quale tipo di presidente sarà Donald Trump: Reagan o Mussolini, Nixon o Berlusconi. Questo interrogativo si pone per ogni neoeletto presidente.

 

Quello che è diverso nel caso di Trump è l' incertezza, alimentata da tre fattori. Trump è il primo presidente degli Stati Uniti che non ha alcuna esperienza politica o militare. Quindi non c' è una storia a cui guardare.

 

Se non bastasse, in campagna elettorale Trump ha dimostrato un' estrema disinvoltura nel cambiare posizione, negando addirittura quello che aveva affermato poco prima. Per finire, il suo programma elettorale è stato straordinariamente vago e - in alcuni punti - contraddittorio con quello del Partito Repubblicano che dovrà sostenerlo alla Camera o al Senato.

 

HILLARY TRUMP PUTINHILLARY TRUMP PUTIN

Nonostante la carenza di informazioni ci sono alcuni tratti caratteristici del nuovo presidente che possono essere utilizzati per capire come si comporterà Trump. Il primo è una mancanza di un forte contenuto ideologico. Reagan era motivato da forti principi, che poi adattava alle situazioni con spirito pragmatico. Trump, invece, cerca innanzitutto il consenso e poi tenta di adattare le sue posizioni a un' ideologia conservatrice del partito Repubblicano con totale cinismo.

 

Il secondo tratto dominante di Trump è un enorme ego che lo spinge verso una ricerca spasmodica del successo a tutti i costi. Tutti i politici cercano di essere rieletti, ma Trump farà della sua rielezione la stella polare del suo primo mandato. Tutto sarà sacrificato su questo altare.

 

donald trump e il progetto del muro con il messico  donald trump e il progetto del muro con il messico

Infine, c' è molto da imparare dalla sua esperienza più che di imprenditore (sarebbe un' offesa alla categoria), io definirei di "palazzinaro". Il settore delle costruzioni è uno dei più corrotti in tutti i Paesi, compresi gli Stati Uniti. Un settore dove i soldi si fanno con scaltre negoziazioni, più che con capacità gestionali ed innovazione. Non a caso il libro di Trump si intitola "L' arte del deal ", ovvero dell' affare.

 

Proprio partendo da quest' attenzione spasmodica all' affare, possiamo cercare di immaginare quali saranno i primi passi di Trump in politica estera.

 

Cercherà un accordo con Putin, che darà carta bianca alla Russia in Medio Oriente, in cambio di un' eliminazione per procura dell' Isis.

 

vladimir putinvladimir putin

Cercherà anche un accordo con la Cina. Chiederà ai cinesi delle restrizioni volontarie sull' export (come fece Reagan con il Giappone), offrendo in cambio alla Cina mano libera (sia in termini commerciali che militari) in Asia. Entrambi questi accordi scambiano un beneficio immediato con un costo futuro. Ma per Trump l' orizzonte è la rielezione tra quattro anni, tutto quello che potrebbe succedere dopo è irrilevante.

 

SEDE TIME WARNER NEW YORKSEDE TIME WARNER NEW YORK

Dove Trump manterrà la sua promessa elettorale è nella costruzione del muro con il Messico. Si tratta di un' opera relativamente economica ($600 milioni), dagli enormi effetti mediatici e con nessun impatto pratico. Insomma un grande spottone elettorale.

 

Più complesse saranno le sue scelte in politica economica. In campagna elettorale Trump ha usato toni molto populisti, promettendo una reintroduzione della separazione tra banche commerciali e banche d' investimento (un' idea odiata dall' industria finanziaria) e un blocco della fusione tra ATT e Time-Warner, rispolverando i fasti di un' antitrust addormentata da decenni (un' idea odiata da tutte le grandi imprese). Ma ha anche promesso di abolire la nuova regolamentazione finanziaria e la riforma sanitaria di Obama (idee molto apprezzate nel mondo del business), anche se di quest' ultima sembra ora che voglia mantenere alcuni aspetti.

 

La mia previsione è che lungi da essere un novello Andrew Jackson (il più populista tra i presidenti americani che arrivò ad abolire la banca centrale), su questo fronte Trump sarà molto più simile a George W. Bush, pur continuando a usare la retorica populista per motivi elettorali. La mia conclusione si basa sull' entourage di persone che lo circonda, ma anche sulla sua necessità di supporto all' interno dell' establishment del Partito Repubblicano. Trump è stato eletto quasi contro l' establishment del suo partito, ma ora ha bisogno di questo sostegno per approvare qualsiasi legge.

XI JINPINGXI JINPING

 

Quindi nello spirito del deal a tutti i costi, Trump sarà ben lieto di abbandonare l' idea di rendere il sistema più giusto per comprarsi il consenso dei parlamentari repubblicani sul punto del suo programma economico cui tiene maggiormente: un aumento della spesa in infrastruttura.

 

Mentre la maggior parte dei deputati e senatori repubblicani sono ben contenti di sostenere l' aumento della spesa in difesa e una riduzione delle imposte (gli altri punti del programma di Trump), sono sempre stati contrari alla spesa in infrastrutture (una manovra keynesiana cara ai democratici).

 

Dubito, però, che non sia raggiunto un compromesso. I deputati e senatori repubblicani si son distinti per la loro opposizione ostinata a qualsiasi proposta di Obama. Se mettono il bastone tra le ruote anche a Trump, finiscono per perdere qualsiasi credibilità. Per questo mi aspetto un accordo che preveda sia una riduzione delle imposte, che un aumento della spesa in difesa e infrastrutture (compreso il famoso muro).

 

paul ryan donald trumppaul ryan donald trump

La conseguenza sarà un aumento del deficit, con buona pace dei Repubblicani più tradizionali come Paul Ryan. Nel breve periodo questo avrebbe effetti espansivi per l' economia americana, con benefici - in termini sia di occupazione che di aumento dei salari - concentrati particolarmente in quella classe media bianca che ha portato Trump alla vittoria.

 

Il vero perdente di questa manovra economica sarebbe l' Europa e particolarmente l' Italia. Un aumento del deficit porterebbe ad un aumento dei tassi di interesse in America e a ruota in Europa. L' aumento dei tassi prodotto da una simile manovra espansiva effettuata da Reagan appena rieletto portò al default di molti Paesi in America Latina.

Speriamo che questa volta non tocchi all' Europa Latina.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…