SIAMO UOMINI O GENERALI? - MARIO GRECO MOLLA TUTTE LE POLTRONE CHE NON SONO A TRIESTE: VIA DA PIRELLI, L’ESPRESSO, INDESIT E SARAS - L’AD INCOLLERÀ LE TERGA IN SELLA AL LEONE, CONCENTRANDOSI SUL “CORE BUSINESS” ASSICURATIVO: BASTA PARTECIPAZIONI SCELLERATE - LA QUOTA IN PIRELLI È STATA CONGELATA PER UN ANNO, DA TELECOM MINACCIA DI USCIRE. CHE NE SARÀ POI DI NTV E RCS?…
Sergio Bocconi per il "Corriere della Sera"
Mario Greco si concentra sulle Generali e lascia i consigli di amministrazione delle società che non appartengono al gruppo del Leone: uscirà dunque dai board di Pirelli, Editoriale L'Espresso, Indesit e Saras. Il passo del group ceo della più grande compagnia italiana segnala la volontà di dedicarsi esclusivamente alla guida e al rilancio a Trieste, e appare coerente con il primo punto del suo «programma» per la compagnia: il focus sul core business, le assicurazioni.
Il top manager siede nel consiglio di Indesit (l'allora Merloni elettrodomestici) dal 2004, quando ancora guidava la Ras, in quelli dell'Espresso e della Saras dal 2006, quando era in Eurizon, mentre in Pirelli (dov'era già stato con «casacca» sempre di Ras) è entrato dal novembre scorso come rappresentante di Generali, dato che la compagnia triestina partecipa al patto dei sindacato della società di Marco Tronchetti Provera con il 4,41%.
La decisione, senza dubbio poco comune in Italia, è poi in un certo senso coerente anche con quanto Greco ha detto a Londra a metà gennaio, in occasione della presentazione alla comunità finanziaria internazionale della strategic review, il nuovo piano strategico triennale. Riferendosi alle quote detenute da Trieste in società non assicurative e in diversi casi vincolate ad accordi parasociali, il group ceo ha sottolineato che «non è mestiere» delle Generali «fare gli azionisti strategici».
E a proposito delle partecipazioni vincolate ha aggiunto che «non ci sono patti e patti», bensì «asset e asset. Li valutiamo uno per uno, li guardiamo e decidiamo cosa fare». Dichiarazioni non scontate e che hanno dimostrato un atteggiamento «laico» della più grande compagnia italiana verso le partecipazioni «non core». Allo stesso modo pare dunque che Greco abbia scelto di muoversi personalmente e come rappresentante del gruppo che guida oggi.
La svolta infatti si compie non in obbedienza a normative di governance: qui i paletti interposti per legge all'interloking non c'entrano, visto che le società di cui Greco si appresta a lasciare i consigli di amministrazione non sono finanziarie o compagnie concorrenti con il Leone di Trieste. La scelta è determinata dunque dalla volontà di dedicarsi esclusivamente al colosso assicurativo del quale è capoazienda da agosto.
La strategia presentata a Londra, basata in primo luogo come si è detto su focus sul core business assicurativo, ha poi come punti cardine una maggiore disciplina negli investimenti e il rafforzamento patrimoniale. Obiettivi dichiarati del top manager sono un aumento del ritorno per gli azionisti del Leone e riportare le Generali, terza compagnia assicurativa europea, a essere un gruppo leader internazionale.
Orientamenti che hanno condotto a una forte revisione della governance della compagnia con la creazione di un team di management internazionale, guidato da Greco che ha come «vice» Sergio Balbinot, a una riorganizzazione dei marchi con Generali al centro e i brand portati da dieci a tre e alla creazione dei «cantieri Italia» per ridisegnare gli assetti domestici.
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