UN PAESE “SPALMATO” SUI DERIVATI - IL VALORE DI MERCATO DEI DERIVATI SOTTOSCRITTI DALL’ITALIA È IN NEGATIVO PER 37 MILIARDI: UN DISASTRO CHE PRESTO DIVENTERÀ UNA PERDITA SECCA PER I CONTRIBUENTI

Superbonus per Dagospia

 

maria cannatamaria cannata

L’audizione di Maria Cannata, la donna che gestisce il debito pubblico italiano, nella Commissione Parlamentare d’Indagine sui derivati è uno spettacolo di reticenza e di ammissione parziale di colpa.

 

Partiamo da questo secondo aspetto: il mark to market (valore di mercato) dei derivati sottoscritti dallo Stato Italiano è in negativo per circa 37 miliardi di euro (2 punti percentuali di Pil). Questo disastro è stato gestito nelle stanze della Direzione Debito del Ministero del Tesoro, disastro che presto si concretizzerà in una perdita secca per i contribuenti. Se infatti prima era possibile diluire le perdite su un arco temporale più lungo “ristrutturando” gli swap in essere, con la nuova normativa europea di calcolo del debito il Tesoro sarà obbligato ad appostare come perdita il valore di mercato al momento della ristrutturazione.  Questo vuole dire che tutti i nodi arriveranno al pettine a partire dal prossimo anno.

 

matteo renzi pier carlo padoanmatteo renzi pier carlo padoan

Nella fumosa relazione della dottoressa Cannata un cosa appare chiara: nel 2011 il ministero dell’Economia ha venduto opzioni su tassi d’interesse per “mitigare l’effetto negativo della spesa per interessi” derivante dalla “ristrutturazione di swap”. In pratica a fine 2011 in piena tempesta sui mercati finanziari il Tesoro decide di consentire alle banche l’esposizione verso l’Italia per convincerle a comprare BTP, e per farlo chiude delle operazioni in perdita e per non contabilizzare tali perdite vende delle opzioni (scommette sui tassi d’interesse) esponendo i contribuenti ad una perdita potenzialmente infinita nel corso dei prossimi anni.

 

L’operazione, evidentemente non portò ai risultati sperati perché la Banca Centrale Europea dovette intervenire sul mercato secondario dei titoli di Stato italiani imponendo pesanti condizioni ai governi in carica.

DERIVATIDERIVATI

 

Il retropensiero di dirigenti e politici doveva essere simile al seguente: non importa l’enorme rischio a cui stiamo esponendo il Tesoro. Se  si dovesse materializzare in una perdita, nel momento in cui questo dovesse accadere “ristruttureremo” ancora i derivati “spalmando la perdita su più esercizi”. In pratica, dalle parole di Maria Cannata si può intravedere una gestione in stile Monte dei Paschi: tutte le perdite sono rinviate al futuro fino a quando la situazione diventi insostenibile.

 

Su questo stile era la ristrutturazione di un derivato che fu oggetto di un articolo di Andrea Greco su Repubblica (www.repubblica.it/economia/2013/06/26/news/italia_otto_miliardi_a_rischio-61861023/ )

nel quale si svelava come il Tesoro allungasse le scadenze di uno swap per nasconderne e spalmare su più esercizi le perdite, e su questa linea di gestione si potrebbe spiegare un valore di mercato costantemente negativo con perdite in crescita del portafoglio derivati dello Stato italiano. 

 

ministero economiaministero economia

La nuova normativa europea in materia di contabilizzazione mette invece un bastone fra le ruote a tali pratiche ed il Ministero dell’Economia dovrà trovare un altro modo per nascondere la polvere sotto al tappeto.  La prima mossa sarà il tentativo di disinnescare l’esercizio di una opzione su tassi d’interesse venduta dal Tesoro che potrà essere esercitata da un banca nel 2016. Tale facoltà concessa all'istituto di credito potrebbe causare una grossa perdita alle finanze pubbliche (non abbiamo elementi per quantificarla) ed allo stato attuale della normativa non ci sarebbero possibilità di evitarla.

 

MARIA CANNATAMARIA CANNATA

Tuttavia la signora Cannata ci tiene a specificare in Commissione che ci saranno emissioni di titoli di stato in dollari con relativi swap a copertura del tasso di cambio. Se al Tesoro ci fosse l’ex dirigenza del Monte dei Paschi si potrebbe sospettare che sarebbero chiuse delle operazioni volutamente in perdita per il Tesoro per “remunerare” la banca detentrice del contratto di opzione e “convincerla” a non esercitare tale diritto. 

 

Ancora una volta si potrebbe rinviare al futuro la perdita e “spalmarla su più esercizi”, ma al Tesoro fortunatamente non ci sono Baldassarri e Mussari e siamo sicuri che questo non accadrà. Sarebbe però interessante sapere e monitorare il valore di mercato delle opzioni vendute e la perdita potenziale su di esse.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…