1- DUNQUE: “L'ITALIA NON PUÒ SALVARSI DA SOLA”? IL CASO È CORNUTO: AL FMI SONO DEI DILETTANTI DELLA COMUNICAZIONE, OPPURE LA NOBILDONNA LAGARDE HA TRA LE MANI UN DOSSIER SUL NOSTRO STATO DI SALUTE CHE NEMMENO LA BANCA D'ITALIA CONOSCE? 2- VENDERE A PREZZI STRACCIATI UNICREDIT AGLI STRANIERI: LA MOSSA DI GHIZZONI E RAMPL CON CUI SI ILLUDONO DI RENDERE PIU' STABILE LA LORO POLTRONA. ALLA FACCIA DI PALENZONA, DELLE FONDAZIONI SENZA SOLDI, E DEI PICCOLI CAPITANI CORAGGIOSI DEL MADE IN ITALY 3- IL DECLINO DI RCS E' COMINCIATO CON LA PRESA DI “RECOLETOS”, PROTAGONISTI: MARCHETTI, COLAO E MEDIOBANCA CHE AVEVA APPENA LANCIATO LA SUA FILIALE DI MADRID. ALL'ELENCO AGGIUNGERE CORRADINO PASSERA CHE DALLA PLANCIA DI COMANDO DI INTESA SI COMPORTAVA DA SPONSOR E TUTOR DI COLAO, SUO EX COLLEGA IN MC KINSEY 4- QUESTA MATTINA MEDIOBANCA HA DATO UN GROSSO DISPIACERE A FRANCHINO BERNABÈ

1- "L'ITALIA NON PUÒ SALVARSI DA SOLA"? IL CASO È CORNUTO
C'e' un italiano a Washington che ieri per due ore ha fatto tremare l'Italia e i mercati europei. Non e' un uomo qualunque e non si chiama nemmeno Andrea Enria, l'esangue direttore dell'Autorita' europea di controllo sulle banche europee (EBA) che il presidente del' ABI, Peppiniello Mussari stritolerebbe volentieri con le sue mani.

Il nostro compatriota si chiama Carlo Cottarelli e dal 1988 lavora al Fondo Monetario Internazionale dove dirige il Dipartimento Affari Fiscali. Durante una conferenza stampa ha detto testualmente che l'Italia ha bisogno di riforme struttturali e ha aggiunto "...e questo va oltre cio' che l'Italia puo' fare da sola, e' la disponibilita' di firewwall piu' forti in Europa, un maggiore finanziamento perche' questo facilitera' il declino dei tassi di interesse".

Dopo queste parole nelle sale operative dove si parla inglese meglio della lingua di Dante, e' corso il panico e i poveri giornalisti che stentano in entrambe le lingue hanno fatto ricorso al Dizionario dei termini economici per capire il senso della parola "firewall", un termine derivato dall'informatica che significa "muro di fuoco".

A questo punto e' scattato l'allarme rosso: per il Fondo Monetario l'Italia non ce la puo' fare da sola e per evitare l'insolvenza serve il muro di fuoco del Fondo Monetario dove l'italiano Cottarelli lavora sotto la guida della nobildonna francese Christine Lagarde. Anche lei nell'ultimo week-end si era lasciata scappare un allarme sui rischi di solvibilita' che corrono l'Italia e la Spagna, ma lunedì sera ha fatto una veloce marcia indietro cercando di assicurare i mercati.

E' evidente che a Washington spingono in direzione di previsione pessimistiche e non sono convinti che il Professore di Palazzo Chigi riesca a tirarci fuori dalle secche. Le parole dell'alto funzionario Cottarelli, che ha lavorato in Banca d'Italia per sei anni e per un breve periodo all'Eni, alimentano questa ipotesi. E' pur vero che due ore dopo il povero Cottarelli ha provveduto a precisare le sue parole, ma i casi sono due: al Fondo sono dei dilettanti della comunicazione, oppure la nobildonna Lagarde e i suoi mastini hanno tra le mani un dossier sul nostro stato di salute che nemmeno la Banca d'Italia conosce.

Comunque sia al Fondo che dall' 88 a oggi e' intervenuto in Brasile, Turchia, Argentina e per ultimo in Grecia, e' arrivato il momento di smetterla con il terrorismo verbale..

2- SVENDERE UNICREDIT AGLI STRANIERI: LA MOSSA DI GHIZZONI E RAMPL PER RENDERE PIU' STABILE LA LORO POLTRONA
Chi li ha visti uscire ieri sera tardi da Piazza Cordusio dice che i top manager di Unicredit avevano l'aria felice.

Felici sembravano il piacentino Ghizzoni e il presidente Rampl che davanti ai fotografi spalanca una poderosa chiostra di denti, e felici apparivano anche gli alani Nicastro e Fiorentino (seguiti a ruota dal dirigente che in banca si fa chiamare "ministro").

La ragione va cercata nei tabulati dove ogni sera si registrano le operazioni di trading per l'aumento di capitale da 7,5 miliardi che si chiude dopodomani. Sembra infatti che dopo un esame laborioso risulti massiccia la presenza di investitori stranieri disposti a scommettere sul futuro della banca. Dai piani alti si cominciano a tirare le somme e il quadro che viene fuori e' un ridimensionamento netto delle Fondazioni che ridurranno la loro quota al 12%,un peso troppo piccolo per consentire al loro rappresentante più "grosso" Pallenzona di fare la voce grossa nell'organigramma che uscira' in primavera.

E anche la presenza di volenterosi patrioti italiani come De Agostini,Del Vecchio e Dieguito Della Valle, non sembra confermare che abbiano voluto salire sul pennone dove sventola la bandiera della raccapricciante pubblicita' di questi giorni.

A mettere i piedi giunti dentro Piazza Cordusio sono gli stranieri: libici, arabi di Abu Dabi, i tedeschi amici di Rampl, e a sorpresa gli americani di Blackrock e di Capital Research. Di questi ultimi che hanno acquistato il 6,5% del capitale, i giornali si preoccupano soltanto di scrivere il nome: Capital Research and Management Company, ma nessuno spende parole sulla loro identita'. Il mondo della finanza pero' conosce bene questo Fondo californiano ,fondato nel 1931 da un certo Jonathan Lovelace, che oggi opera in 23 paesi con oltre 7000 dipendenti e dispone di un mare di soldi investiti in societa' come Bayer, Continental, Siemens e Wolkswagen.

Adesso da Los Angeles e' partito l'ordine di comprare a mani basse Unicredit approfittando dello sconto voluto dagli advisor di Ghizzoni che rende appetibile l'ingresso in Italia. Per il vertice di Piazza Cordusio e' inutile gridare alla svendita, anzi le presenze straniere sono un atto di fede nei confronti della banca con il vessillo italiano e europeo.

Cio' che piu' conta agli occhi di Ghizzoni e di Rampl e' il fatto che questa cordata esterofila nella quale si ritrovano tanti colori potrebbe rendere piu' stabile la loro poltrona. Forse si illudono perché si è già visto in altri casi che la passività dei fondi stranieri è messa in disparte quando si chiede ai manager di portare a casa risultati concreti. Ma i vertici di Unicredit, che adesso ride, dovrà presto rimboccarsi le maniche e per il momento ci crede.
Alla faccia di Pallenzona, delle Fondazioni senza soldi, e dei piccoli capitani coraggiosi del made in Italy.

3- IL DECLINO DI RCS E' COMINCIATO CON L'ACQUISIZIONE DI RECOLETOS
Nel Gruppo editoriale RCS continuano le polemiche sulla gestione del tandem Marchetti-Perricone.

Dopo il duro comunicato sindacale si e' aperta la caccia alle responsabilita' di chi ha negli ultimi otto anni ha portato la corazzata di via Rizzoli sul'orlo dell'abisso. Da parte loro i giornalisti hanno voluto sottolineare il fallimento di "City", il free press che il Gruppo ha deciso di chiudere, ma un esame attento e professionale di questa esperienza durata 7 anni avrebbe dovuto mettere l'accento su un prodotto che gridava vendetta per la totale di assenza di appeal e di idee.

Sotto tiro sono comunque sopratutto i manager e questa scelta e' giusta, ma bisogna scavare indietro per capire chi li ha incoraggiati a intraprendere avventure pericolose e dissennate come quella spagnola che ha portato all'acquisto di "Recoletos".

Questo esame dovrebbero farlo a mente serena i 14 magnifici azionisti che devono mandare a casa Perricone e Marchetti, ma la loro impresa si scontra con la memoria del passato. Il comunicato sindacale non ne parla, ma forse e' bene ricordare che gli artefici di quell'operazione furono il notaio dalla cravatta rossa Marchetti, Colao Meravigliao (allora amministratore delegato) e Mediobanca che aveva appena lanciato la sua filiale di Madrid. All'elenco bisogna aggiungere Corradino Passera che dalla plancia di comando di Intesa si comportava da sponsor e da tutor di Colao, suo ex collega in Mc Kinsey.

Il declino di RCS e' cominciato con questi protagonisti e con le loro squadre di manager incapaci di tirar fuori prodotti originali.

4- QUESTA MATTINA MEDIOBANCA HA DATO UN GROSSO DISPIACERE A FRANCHINO BERNABÈ
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i Signori naviganti che questa mattina Mediobanca ha dato un grosso dispiacere a Franchino Bernabè.

Con una decisione inattesa Piazzetta Cuccia ha abbassato la raccomandazione sul titolo Telecom con l'indicazione di un target price a 1,05 euro. La notizia arriva dopo le rivelazioni di ieri del giornalista Dimito del Messaggero sul taglio dei dividendi e sul maxi-bond che i soci di Telco dovranno sottoscrivere per alleggerire i debiti dell'azienda.

Stiamo parlando della stessa Mediobanca che detiene oltre il 10% di Telco e che Franchino sta utilizzando come advisor per vendere "La 7".

 

Giuseppe Mussari carlo cottarelliCHRISTINE LAGARDE Federico Ghizzoni ROBERTO NICASTRO DIETER RAMPL UNICREDIT Leonardo Del VecchioDELLA VALLEFabrizio Palenzona PIERGAETANO MARCHETTIe n cc32 marchetti colaoALBERTO NAGEL - copyright PizziCORRADO PASSERA FRANCO BERNABE

Ultimi Dagoreport

bergoglio papa francesco salma

DAGOREPORT - QUANDO È MORTO DAVVERO PAPA FRANCESCO? ALL’ALBA DI LUNEDÌ, COME DA VERSIONE UFFICIALE, O NEL POMERIGGIO DI DOMENICA? - NELLA FOTO DELLA SALMA, SI NOTA SUL VOLTO UNA MACCHIA SCURA CHE POTREBBE ESSERE UNA RACCOLTA DI SANGUE IPOSTATICA, COME ACCADE NELLE PERSONE MORTE GIÀ DA ALCUNE ORE - I VERTICI DELLA CHIESA POTREBBERO AVER DECISO DI “POSTICIPARE” LA DATA DELLA MORTE DEL SANTO PADRE, PER EVITARE DI CONNOTARE LA PASQUA, CHE CELEBRA IL PASSAGGIO DA MORTE A VITA DI GESÙ, CON UN EVENTO LUTTUOSO - UN PICCOLO SLITTAMENTO TEMPORALE CHE NULLA TOGLIE ALLA FORZA DEL MAGISTERO DI FRANCESCO, TERMINATO COME LUI VOLEVA: RIABBRACCIANDO NEL GIORNO DELLA RESURREZIONE PASQUALE IL SUO GREGGE IN PIAZZA SAN PIETRO. A QUEL PUNTO, LA MISSIONE DEL “PASTORE VENUTO DALLA FINE DEL MONDO” ERA GIUNTA AL TERMINE...

andrea orcel castagna fazzolari meloni milleri caltagirone giuseppe giovanbattista giorgia giancarlo giorgetti

DAGOREPORT – MA ‘STI “GENI” ALLA FIAMMA DI PALAZZO CHIGI PENSANO DAVVERO DI GOVERNARE IL PAESE DEI CAMPANELLI? E COME SI FA A NON SCRIVERE CHE DIETRO L’APPLICAZIONE DEL GOLDEN POWER ALL’UNICREDIT, C’È SOLO L’ESPLICITA VOLONTÀ DEL GOVERNO DEI MELONI MARCI DI MANGANELLARE ANDREA ORCEL, IL BANCHIERE CHE HA OSATO METTERSI DI TRAVERSO AL LORO PIANO “A NOI LE GENERALI!”? - UNA PROVA DELL’ATTO ‘’DOLOSO’’? IL GOLDEN POWER, UNO STRUMENTO CHE NASCE PER PROTEGGERE GLI INTERESSI NAZIONALI DALLE MIRE ESTERE, È STATO APPLICATO ALL’OPERAZIONE ITALIANISSIMA UNICREDIT-BPM, EVITANDO DI UTILIZZARLO ALLE ALTRE OPERAZIONI BANCARIE IN CORSO: MPS-MEDIOBANCA, BPM-ANIMA E BPER-SONDRIO - ORA UNICREDIT PUÒ ANCHE AVERE TUTTE LE RAGIONI DEL MONDO. MA NON SERVE A UN CAZZO AVERE RAGIONE QUANDO IL TUO CEO ORCEL STA SEDUTO DALLA PARTE SBAGLIATA DEL POTERE…

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…