COMPLOTTO CONTRO L’EURO! - PRODI: "LE AGENZIE DI RATING HANNO INTERESSI PRECISI E COMPETENZE SOLO PARZIALI” - VITALE: “STIAMO VIVENDO UNA TERZA GUERRA MONDIALE, GIOCATA ATTRAVERSO I RATING PER EVITARE CHE CI SIA UNA MONETA DI RISERVA NEL MONDO DIVERSA DAL DOLLARO - CERTI AMBIENTI AMERICANI, CONSERVATORI IN POLITICA ESTERA E INTERNA, CONTINUANO AD AVERE UNA CONCEZIONE IMPERIALE DEGLI USA E MALVOLENTIERI VEDONO LA NASCITA DI UNA MONETA FORTE IN EUROPA”…

1- S&P - PRODI A RADIO 24: "SIAMO IN MANO A DELLE PERSONE CHE HANNO INTERESSI PRECISI E HANNO COMPETENZE SOLO PARZIALI"
"Il problema è serio. Ci sono tre agenzie di rating che hanno azionisti precisi e rispondono ad un ambiente e a un clima ben preciso dominando i nostri mercati finanziari con i loro giudizi sugli Stati e sulle imprese. E non c'è un' azione per bilanciare e pareggiare questa influenza. Credo che i rimedi ci siano. Primo, aprire il mercato, che qualche struttura europea o cinese o turca si mettano sul mercato, ma sopratutto occorre che strutture soprannazionali, cominciando dal Fondo Monetario Internazionale si rendano conto che non possiamo lasciare i voti soltanto a 3 agenzie-imprese."

Lo afferma a Radio 24, l'ex premier e professore Romano Prodi. "Siano in mano a delle persone che in primo luogo hanno degli interessi precisi, comprensibilmente, e in secondo luogo hanno competenze assolutamente imparziali. - commenta Prodi a Radio 24 - Che cosa ne sanno i ragazzi di S&P sulle finezze della politica italiana? Li ho incontrati molte volte questi bravi funzionari di queste società di rating e dovevo spiegargli le cose. Non erano di certo dei raffinati analisti politici."

2- «L'OBIETTIVO NASCOSTO È INDEBOLIRE L'EUROPA L'AMERICA NON VUOLE UNA VALUTA CONCORRENTE»
Fabrizio Massaro per il Corriere della Sera

Se persino l'Osservatore Romano parla di «tempismo sospetto» e i cinesi dubitano della credibilità di Standard & Poor's quando declassa Italia, Francia e altri sette Paesi dell'Europa, forse davvero qualcosa non va nel meccanismo dei rating. Il banchiere d'affari Guido Roberto Vitale, 74 anni, crede alla teoria del complotto. Di più: parla di «terza guerra mondiale», giocata anche attraverso i rating. «Premessa: io in casa ho due vecchie gloriose bandiere americane al posto di due quadri. Ciò detto, è sorprendente o quantomeno singolare il tempismo delle agenzie nell'occuparsi d'Europa».

Anche lei ha dubbi sulle agenzie?
«L'Italia sta facendo uno sforzo enorme per rimettere in sesto i conti, Germania e Francia cominciano a riconoscerci il merito dei sacrifici, il mercato pure; e le agenzie di rating improvvisamente ci sparano addosso. Credo che non sia solo frutto di una rigorosa coscienza professionale ma sia anche ispirato da certi ambienti americani, conservatori in politica estera e interna, che continuano ad avere una concezione imperiale degli Usa e che malvolentieri - ma secondo me in maniera molto miope - vedono la nascita di una moneta forte in Europa».

Le agenzie sono eterodirette, c'è un complotto? E a che scopo?
«Evitare che l'Europa prenda forma politica oltre che economica e che ci sia una moneta di riserva nel mondo diversa dal dollaro. Laddove a mio parere l'interesse di lungo periodo degli Stati Uniti sarebbe di avere un euro forte e un'alleanza di ferro e fra eguali con l'Europa per fronteggiare l'emersione di India e Cina e degli altri Brics. Sennò 600 milioni di persone soccomberanno di fronte a 3 miliardi di persone con una voglia matta di recuperare velocemente secoli persi nella miseria più nera anche per volontà dell'occidente».

Praticamente la terza guerra mondiale.
«Stiamo in qualche modo vivendo una terza guerra mondiale che per ora per fortuna non ha fatto morti né distruzioni fisiche. Poi per ragioni di opportunità si può dire che non è vero, che è solo la poca buona volontà dell'Europa di darsi istituzioni comuni. Ma in realtà questa è la terza guerra mondiale».

L'Europa che cosa dovrebbe fare?
«Accelerare l'unificazione politica, economica, fiscale e finanziaria, avere una banca centrale prestatrice di ultima istanza e creare un'agenzia di rating per valutare aziende e istituzioni del Nord America e dei Paesi nei quali vuole investire. Ma non a scopo di lucro: perché un funzionario che vende rating non deve pensare al bonus, come invece avviene con S&P, Moody's e Fitch. I cinesi, che sono intelligenti e lungimiranti, per prima cosa si sono creati una loro agenzia di rating».

Perché ci siamo fatti legare le mani dai rating?
«Perché è più economico. Per pigrizia, per delega di responsabilità, da parte delle istituzioni finanziarie, anche di quelle americane. Mi auguro che l'Europa stabilisca che il giudizio delle agenzie non è vincolante nella redazione dei bilanci di banche, fondi e assicurazioni. In teoria non sarebbe vincolante perché non c'è nessuna legge che dà valore legale a questi giudizi. Ma sono diventati nel tempo immeritatamente autorevoli da avere raggiunto forza di legge».

Che cosa dovrebbe fare invece l'Italia?
«Dopo il declassamento a Bbb+ il nostro governo ha un'occasione straordinaria per rinegoziare con gli Usa il contratto dei caccia F35, che è di per sé troppo oneroso e dopo il declassamento lo è ancora di più, chiedendone almeno il dimezzamento per eccessiva onerosità sopravvenuta».

Sarebbe una ritorsione politica.
«Bisogna avere la schiena dritta qualche volta, e Mario Monti ce l'ha, per fortuna».

 

 

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