CAMERATA MINNITI, PER SERVIRE – L’EX MINISTRO DELL’INTERNO, DIVENTATO UN CUOR DI MELONE, TRASFORMA “MED-OR” IN “ITALIAN FOUNDATION”: ENTRANO COME SOCIE TUTTE LE AZIENDE DI STATO, OLTRE A LEONARDO (ENI,ENEL, CDP, FERROVIE, POSTE, SNAM TERNA), CON LA REGIA DI ALFREDO MANTOVANO E LA BENEDIZIONE DI GIORGIA MELONI – L’OBIETTIVO: FAR DIVENTARE IL THINK TANK LA PIATTAFORMA PER IL PIANO MATTEI, CHE AL MOMENTO È CARTA STRACCIA
Estratto dell’articolo di Alessandro De Agnelis per “La Stampa”
Breve premessa. Da tempo quel personaggione di Marco Minniti, che attualmente è presidente della fondazione Med-Or, va spiegando che, in questo mondo così confuso e interconnesso, sempre più Caoslandia, l'interesse nazionale si tutela soprattutto fuori dai confini nazionali. In particolare nel Mediterraneo allargato, dove l'Europa si gioca un pezzo del suo futuro su dossier strategici.
[…] il tema è come costruire un'alternativa all'egemonia economica cinese e all'infiltrazione militare russa, molto pervasiva in tutte le ex colonie francesi del Centrafrica, con rilevanti conseguenze, a proposito di dossier strategici, in materia di energia, immigrazione, sicurezza. […]
Ora le notizie. La prima è la trasformazione operativa di Med-Or, da Fondazione di Leonardo a Italian Foundation, processo annunciato lo scorso luglio alla presenza del sottosegretario Alfredo Mantovano. Ora: Leonardo mantiene la maggioranza assoluta, ma sono entrati come soci tutte le grandi aziende di Stato, da Eni a Enel, a Cdp, Fincantieri, Ferrovie, Poste, Snam, Terna, con la possibilità di adesione anche per aziende private.
La seconda è che, nei prossimi giorni, si riunirà a palazzo Chigi il "comitato strategico" della nuova Fondazione con i rappresentanti delle suddette aziende e i capi di gabinetto dei ministeri coinvolti: Esteri, Interno, Difesa, Imprese e Made in Italy, Università e Ricerca, Agricoltura, Ambiente, Economia. Al tavolo anche il consigliere diplomatico di Giorgia Meloni e i capi di gabinetto della premier e di Alfredo Mantovano. Che presiederà l'incontro. Inciso: la prima riunione del comitato (solo di Med-Or allora) si svolse ai tempi di Mario Draghi nel 2021.
CARLO FIDANZA - CLAUDIO DESCALZI - EDMONDO CIRIELLI - MARCO MINNITI
Finora il "piano Mattei" è stato una specie di Godot. Le due notizie raccontano della creazione di una sorta di "cabina di regia pensante". Un nuovo strumento, a servizio del sistema Paese, preposto al "soft power" con l'obiettivo di potenziare, in chiave strategica, la cooperazione e governare la competizione nell'ambito della sfida globale. Perché, in una fase in cui la geopolitica è tutto, pensare di sviluppare business internazionale senza mettere in comune capacità di influire è velleitario.
Soft power: la traccia di cosa sia ce la fornisce proprio l'elenco delle ultime iniziative e dei seminari di studi di Med-Or, certamente focalizzate sul Mediterraneo, ma di cui fa parte anche l'attenzione al Sud del mondo, come la collaborazione col centro di studi strategici indiano o il memorandum con la Repubblica popolare del Vietnam.
Quella organizzata da Coldiretti con Claudio Descalzi, di cui è noto il ruolo centrale nel Mediterraneo, e Federico Vecchioni, ad di Bonifiche Ferraresi, ambasciatore agricolo in Africa sul tema delle terre coltivabili. Quella sull'impatto dei cambiamenti climatici nel Mediterraneo e in Africa, in collaborazione con la Nato. È l'esito di un bando Nato vinto da Med-Or come capofila di una cordata col ministero degli Esteri della Giordania, paese arabo moderato, e il nostro Istituto di Geofisica e vulcanologia.
[…]
Quindi la cultura e alta formazione come strumento di dialogo e di integrazione.
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Uno degli obiettivi della nuova Fondazione sarà anche il Sud America, dove già Enel svolge un ruolo importante. Sembra un "fuori teatro", in realtà è un pezzo fondamentale del Global South del Mondo, visto come è stato accolto di Xi al G20 in Brasile.
Dunque: regia di Mantovano, benedizione di Giorgia Meloni. Sulla carta suona come una ripresa in grande stile del Piano Mattei. Qui però c'è anche l'elemento sapido politicamente. Questa roba, sul tema dell'immigrazione, rappresenta esattamente l'opposto dell'"aiutiamoli a casa loro", slogan di cui è infarcita la discussione pubblica: l'idea che l'Africa sia un luogo ostile da cui proteggersi, condita di pregiudizio anti-islamico.
Lo slogan, di questa iniziativa, potrebbe essere "aiutiamoci a casa nostra, occupandoci del loro destino". E, sempre in chiave migranti, rappresenta anche l'opposto dell'Albania: è la differenza tra la logica emergenziale del Paese terzo – che non funziona ma tiene salvo il racconto cattivista-populista – e l'approccio strutturale al fenomeno, l'Africa appunto.
Conoscendo le abitudini della casa, probabilmente resterà l'atteggiamento bifronte caro alla premier: l'Albania e l'Africa, Fazzolari e Mantovano. Attenzione, però. L'anello al naso gli africani se lo sono tolto da tempo.
Suscitare aspettative per poi riempire di soldi Edi Rama crea sfiducia. E infatti sono ricominciati gli sbarchi a Lampedusa, segno che qualcuno in Africa ha riaperto i rubinetti. Chissà se, a proposito di Cina, a palazzo Chigi è giunta l'eco dell'antico insegnamento di Sun Tzu: «Una strategia senza tattica è la via più lunga per arrivare alla vittoria. Una tattica senza strategia è il rumore di fondo della sconfitta».
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