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IL CINEMA DEI GIUSTI – “CREATURE DI DIO” NON È PER NULLA ALLEGRO, MA È TRA I POCHI FILM IN SALA CHE SI POSSANO VEDERE - UN OTTIMO DRAMMA AMBIENTATO TRA I COLTIVATORI DI OSTRICHE IRLANDESI , POGGIA TUTTO SULLO SCONTRO TRA LA MAMMA E SUO FIGLIO, ACCUSATO DI STUPRO DA UNA RAGAZZA – LEI PUÒ FORNIRE L’ALIBI PER SALVARLO, MA DA DONNA E NON DA MADRE, PUÒ DAVVERO MENTIRE? E SE LO FARÀ COSA NE SARÀ DEL FIGLIO? - VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

Non è per nulla allegro, anche perché ci mette davanti agli occhi una presa di posizione che può portare alla distruzione di una famiglia, ma è di fatto un ottimo dramma ambientato tra i coltivatori di ostriche irlandesi “Creature di Dio” diretto dalla coppia di registe americane Saela Davis e Anna Rose Holmer con una grande Emily Watson nel ruolo della madre e della nuova star Paul Mescal nel ruolo del figlio che torna a casa dopo anni dopo aver cercato di far fortuna in Australia. 

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Il film, che passò giusto un anno fa a Cannes con buon successo alla Quinzaine des Realisateurs, scritto da Shane Crowley e tratto dal romanzo di Fodhla Cronin O’Reilly, poggia tutto sullo scontro tra la mamma di Emily Watson, Aileen O’Hara e il figliol prodigo di Paul Mescal, Brian, accusato di stupro da una ragazza del paese, la Sarah di Aisling Franciosi. 

 

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Uno stupro, tutto interno alla comunità, che è realmente avvenuto, ma che le famiglie del piccolo posto di pescatori, per logica maschilistica secolare, tendono ovviamente a nascondere. Aileen, mentendo, può fornire al figlio l’alibi per salvarsi, ma, da donna e non da madre, davanti alla ragazza che ben conosce e con cui si deve confrontare, può davvero mentire? E se lo farà cosa ne sarà del figlio? 

 

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Cupo, ma forte, molto realistico, con grandi interpretazioni di tutti, non è solo un ritratto di un posto sperduto da Dio da dove si può solo scappare, come in “Gli spiriti dell’isola”, dramma decisamente meno femministocentrico di questo, ma anche una storia con morale sui segreti e le omertà che nascono nelle famiglie e uccidono qualsiasi possibilità di migliorarsi. 

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Al punto che la sfida della ragazza è rivolta più alla madre di Brian che al suo figlio che l’ha assurdamente violentata. Magari è un filo troppo compitino ben fatto, ma, assieme a “As bestas”, “November”, “Mon crime” è tra i pochi film in sala che si possano vedere.      

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