sergio mattarella augusto barbera corte costituzionale consulta

CONTINUA LO STALLO SULLA CONSULTA! DODICESIMA FUMATA NERA: NONOSTANTE GLI APPELLI DI MATTARELLA, IL PARLAMENTO NON RIESCE A TROVARE UNA VIA DI USCITA PER L'ELEZIONE DI QUATTRO GIUDICI COSTITUZIONALI – IL PRESIDENTE USCENTE AUGUSTO BARBERA FA L’ELOGIO DELLA COLLEGIALITA’ E CHIEDE AI PARTITI DI NON ARROCCARSI: “L'AUSPICIO È CHE IL PARLAMENTO NON ENFATIZZI PIÙ DI QUANTO SIA NECESSARIO LE DIVERSE SENSIBILITÀ POLITICHE E CULTURALI DEI CANDIDATI” – ALL’INTERNO DEL CENTRODESTRA L'UNICO NOME CERTO È MARINI PER FDI, ANCORA VALZER DI NOMI PER FORZA ITALIA E PD..

Francesco Grignetti per la Stampa - Estratti

 

augusto barbera

 Ennesima fumata nera in Parlamento, che non riesce a trovare una via di uscita per l'elezione di quattro giudici costituzionali. E siccome la cosa si fa grave, perché tra qualche settimana i giudici si ritroveranno in undici, a un filo dal numero legale, ecco che il presidente uscente, Augusto Barbera, come suo saluto e "regalo" finale alle istituzioni, lancia un appello ai partiti italiani, così rissosi e incapaci ormai di trovare una normalità nei rapporti istituzionali.

 

«Nel lavoro della Corte costituzionale – dice Barbera, nel suo discorso di commiato alla Corte – è essenziale il metodo della collegialità: le diverse sensibilità politiche culturali dei singoli giudici contano ma poi, necessariamente, devono confrontarsi con quelle di tutti gli altri componenti del Collegio. E queste diverse sensibilità non vengono compresse bensì arricchite, grazie al confronto collegiale».

 

augusto barbera

Può sembrare a prima vista un discorso di rito, questo elogio della collegialità. Un ragionamento di maniera. Invece è tutto l'opposto. È un garbato ma inequivocabile rabbuffo ai politici che siedono in Parlamento e che stanno trasformando una normale scelta, evento che capita ogni sette anni, in una sfida esistenziale.

 

Barbera dice infatti a destra come sinistra - e lo può dire anche per la sua storia politica di ex parlamentare - che non ha senso arroccarsi in una estenuante battaglia di trincea. Come se davvero i quattro giudici che andranno a scegliere – e che a norma di Costituzione dovranno incassare una maggioranza più ampia di quella che sostiene il governo Meloni, perciò un accordo e una spartizione sono indispensabili – possano determinare da soli chissà quale sconquasso.

 

ignazio la russa lorenzo fontana giorgia meloni augusto barbera festa delle forze armate foto lapresse

L'elogio della collegialità serve a Barbera soprattutto per ricordare ai segretari di partito che i quattro andranno a mescolarsi con altri undici giudici in carica, di cui cinque scelti dalle alte corti della magistratura e altrettanti dal Quirinale. E perciò, vista con gli occhi di chi ha trascorso sette anni alla Corte costituzionale, questo clima da disfida medievale è persino ridicolo. Fa un po' ridere l'atteggiamento famelico della destra, prigioniera del falso mito di essere sempre rimasta fuori dalla porta.

 

Fa altrettanto ridere l'allarmismo della sinistra che sente odore di trumpismo anche dove non ci potrà mai essere.

 

«Proprio guardando a questa imprescindibile dimensione collegiale della Corte – dice quindi Barbera, con fare sornione – l'auspicio è che il Parlamento, nella scelta dei nuovi giudici, non enfatizzi più di quanto sia necessario le diverse sensibilità politiche e culturali dei candidati». Piuttosto serve fare presto: «Per il buon funzionamento della Corte è fortemente auspicabile che il prima possibile si arrivi a una ricomposizione del Collegio a quindici componenti».

augusto barbera sergio mattarella

Questo muro contro muro tra maggioranza e opposizione, così evidente, così plateale, che si perpetua su ogni tema, e che rischia di portare la Corte costituzionale alla "ingovernabilità", non fa bene a nessuno perché decisioni di portata eccezionalmente elevata saranno prese da soli undici giudici se i partiti e il Parlamento non si decidono a sciogliere i nodi. E poi, in undici, il collegio vive sul filo del rasoio: è sufficiente un'influenza e salta una seduta o una camera di consiglio. Ne va dell'efficienza di un cruciale organo dello Stato, insomma. Come ha ricordato autorevolmente anche il Capo dello Stato.

 

L'impasse dei politici indigna gli operatori del diritto.

L'associazione degli avvocati tributaristi, ad esempio, ieri lanciava un grido di allarme per l'ennesimo voto inutile.

 

Francesco Saverio Marini

Segno di una concezione "proprietaria" che si allarga alla Corte. «Non possiamo che ribadire – scrive l'Uncat – che l'esigenza e la necessità dei partiti che sono rappresentati in Parlamento di condizionare in qualche modo la produzione giurisprudenziale della Corte contrasta col senso intimo e profondo di questa somma Istituzione».

 

Il 20 gennaio prossimo, in ogni caso, la Corte voterà il suo nuovo presidente. E per quella data si spera che il Parlamento riesca nel suo compito. A quel punto, il panorama potrebbe semplificarsi per via del quorum che scenderà ai tre quinti anche per la sostituzione degli ultimi tre giudici.

 

Così pensa, almeno, il presidente della Camera, Lorenzo Fontana: «Ora si è abbassato il quorum, adesso credo che l'accordo sia più vicino. Non so, per una questione di tempistica, se troveremo il tempo di un'altra seduta entro Natale, ma ora non ci sono scuse. Mi auguro che la quadra venga trovata nel minor tempo possibile e che a gennaio si possa concludere».

 

augusto barbera augusto barbera sergio mattarella francesco saverio marini

(…)

Ultimi Dagoreport

emmanuel macron ursula von der leyen xi jinping donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT – PER TRUMP L'EUROPA NON E' PIU' UN ALLEATO MA SOLO UN CLIENTE PER IMPORRE I SUOI AFFARI - ALL’INAUGURATION DAY CI SARÀ SOLO GIORGIA (QUELLA CHE, TRUMP DIXIT, "HA PRESO D'ASSALTO L'EUROPA") MA NON URSULA VON DER LEYEN - CHE FARE DI FRONTE ALL'ABBANDONO MUSK-TRUMPIANO DI UNA CONDIVISIONE POLITICA ED ECONOMICA CON I PAESI DELL'OCCIDENTE? - CI SAREBBE IL PIANO DRAGHI, MA SERVONO TANTI MILIARDI E VOLONTÀ POLITICA (AL MOMENTO, NON ABBONDANO NÉ I PRIMI, NÉ LA SECONDA) - L’UNICA SOLUZIONE È SPALANCARE LE PORTE DEGLI AFFARI CON PECHINO. L'ASSE EU-CINA SAREBBE LETALE PER "AMERICA FIRST" TRUMPIANA

giancarlo giorgetti francesco miller gaetano caltagirone andrea orcel nagel

DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET  SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER AVVANTAGGIARE IL LEONE DI TRIESTE NEL RICCO MERCATO DEL RISPARMIO GESTITO. MA LA JOINT-VENTURE CON I FRANCESI IRRITA NON SOLO GIORGETTI-MILLERI-CALTAGIRONE AL PUNTO DI MINACCIARE IL GOLDEN POWER, MA ANCHE ORCEL E NAGEL - PER L'AD UNICREDIT LA MOSSA DI DONNET È BENZINA SUL FUOCO SULL’OPERAZIONE BPM, INVISA A PALAZZO CHIGI, E ANCHE QUESTA A RISCHIO GOLDEN POWER – MENTRE NAGEL TEME CHE CALTA E MILLERI SI INCATTIVISCANO ANCOR DI PIU' SU MEDIOBANCA…

papa francesco spera che tempo che fa fabio fazio

DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA SI SENTIVANO FINO ALLA RECEPTION - L'IRA PER IL COMUNICATO STAMPA DI MONDADORI PER LA NUOVA AUTOBIOGRAFIA DEL PAPA, "SPERA", LANCIATA COME IL PRIMO MEMOIR DI UN PONTEFICE IN CARICA RACCONTATO ''IN PRIMA PERSONA''. PECCATO CHE NON SIA VERO... - LA MANINA CHE HA CUCINATO L'ENNESIMA BIOGRAFIA RISCALDATA ALLE SPALLE DI BERGOGLIO E' LA STESSA CHE SI E' OCCUPATA DI FAR CONCEDERE DAL PONTEFICE L'INTERVISTA (REGISTRATA) A FABIO FAZIO. QUANDO IL PAPA HA PRESO VISIONE DELLE DOMANDE CONCORDATE TRA FABIOLO E I “CERVELLI” DEL DICASTERO DELLA COMUNICAZIONE È PARTITA UN’ALTRA SUA SFURIATA NON APPENA HA LETTO LA DOMANDINA CHE DOVREBBE RIGUARDARE “SPERA”…

giuseppe conte beppe grillo ernesto maria ruffini matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – ABBATTUTO PER DUE VOLTE BEPPE GRILLO ALLA COSTITUENTE, UNA VOLTA CASSATO IL LIMITE DEI DUE MANDATI,  LIBERO DA LACCI E STRACCI, GIUSEPPE CONTE POTRA' FINALMENTE ANNUNCIARE, IN VISTA DELLE REGIONALI, L’ACCORDO CON IL PARTITO DI ELLY SCHLEIN – AD AIUTARE I DEM, CONCENTRATI SULLA CREAZIONE DI UN PARTITO DI CENTRO DI STAMPO CATTOLICO ORIENTATO A SINISTRA (MA FUORI DAL PD), C'E' ANCHE RENZI: MAGARI HA FINALMENTE CAPITO DI ESSERE PIÙ UTILE E MENO DIVISIVO COME MANOVRATORE DIETRO LE QUINTE CHE COME LEADER…

alessandro sallusti beppe sala mario calabresi duomo milano

DAGOREPORT – CERCASI UN SINDACO A MISURA DUOMO - A DESTRA NON SANNO CHE PESCI PRENDERE: SALLUSTI PIACE A FRATELLI D’ITALIA MA NON AI FRATELLI BERLUSCONI, CHE LO CONSIDERANO UN “TRADITORE” (IERI AI PIEDI DEL CAVALIERE, OGGI BIOGRAFO DI MELONI) – A SINISTRA, C'E' BEPPE SALA CHE VUOLE IL TERZO MANDATO, CERCANDO DI RECUPERARE IL CONSENSO PERDUTO SUL TEMA DELLA SICUREZZA CITTADINA CON L'ORGANIZZAZIONE DELLE OLIMPIADI DI MILANO-CORTINA 2026 - SI RAFFORZA L’IPOTESI DI CANDIDARE MARIO CALABRESI (IN BARBA ALLE SUE SMENTITE)...

nancy pelosi - donald trump - joe biden - michelle e barack obama

DAGOREPORT – FINALMENTE UNA DONNA CON LE PALLE: MICHELLE OBAMA NON CEDE AI VENTI DI TRUMPISMO E SI RIFIUTA DI PARTECIPARE ALL’INAUGURATION DAY. L’EX FIRST LADY SI ERA GIÀ RIFIUTATA DI ANDARE AL FUNERALE DI JIMMY CARTER: UNA VOLTA SAPUTO CHE AVREBBE DOVUTO POSARE LE CHIAPPONE ACCANTO A QUELLE DI TRUMP, SI È CHIAMATA FUORI – UNA SCELTA DI INDIPENDENZA E FERMEZZA CHE HA UN ENORME VALORE POLITICO, DI FRONTE A UNA SCHIERA DI BANDERUOLE AL VENTO CHE SALGONO SUL CARRO DEL TRUMPONE. E CHE IN FUTURO POTREBBE PAGARE…