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HAMPTONS STYLE - ADDIO ALL’ARCHITETTO DEI VIP CHE HA "INVENTATO" IL PAESAGGIO DELLA SPIAGGIA DI NEW YORK - DALLA VILLA DEL GRANDE GATSBY AL TORNEO DI TENNIS DI SOROS FINO AI CLINTON: IL BUEN RETIRO DEL POTERE

Paolo Mastrolilli per “la Stampa”

 

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È un’ironia del destino che Francis Fleetwood sia morto proprio adesso. Lunedì prossimo è il Memorial Day, il weekend lungo che, oltre a ricordare i caduti di tutte le guerre, rappresenta anche l’inizio della stagione estiva per gli americani. Di sicuro per i ricchi e famosi di New York, che corrono agli Hamptons per aprire le ville sontuose dove passano i mesi più caldi. Oltre duecento di queste case imperiali sono state disegnate da Fleetwood, l’architetto che ha cambiato lo stile di Long Island, reinventando il suo mito.

 

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Sull’Oceano Atlantico

I ricchi di Manhattan, si sa, andavano a bagnarsi su quest’isola protesa nell’oceano Atlantico dai tempi del «Grande Gatsby». Prima di loro c’erano stati i cacciatori di balene, che non partivano solo da Nantucket come il capitano Achab, ma anche da Sag Habor. Dopo la guerra mondiale i luoghi più ambiti erano diventati gli Hamptons, cioè i villaggi che cominciano da Westhampton e finiscono con East Hampton, prima di avviarsi verso la punta orientale dell’isola al faro di Montauk.

 

 

Le case sulla spiaggia erano semplici, minimaliste, quasi modeste, fino a quando era arrivato Francis. Lui aveva deciso che «l’unica architettura davvero originale di questi luoghi è la Shingle», ossia le enormi ville orizzontali di stile neo vittoriano, con torrette, patii, giardini sconfinati e siepi alte, che dalla strada non consentivano nemmeno di intravedere la casa. 

 

Il mito rinato

Aveva trovato clienti importanti, da Paul McCartney a Lauren Bacall, e così era rinato un mito. Queste residenze di otto, dieci, dodici stanze con piscina, campo da tennis, e magari parcheggio per l’elicottero, erano diventate il sogno e il segno della realizzazione di ogni abitante di New York che si rispettasse.

 

Fleetwood ha contribuito a ricostruire un mito. Da George Soros, noto a Long Island soprattutto per il torneo di tennis che organizza ogni anno sui campi in erba del circolo di Southampton, a Steven Spielberg, tutti vengono almeno per un fine settimana.

 

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Bill e Hillary Clinton erano ospiti fissi, soprattutto perché approfittavano dei ricchi frequentatori dell’oceano per organizzare monumentali raccolte di fondi elettorali, che certamente torneranno questa estate in vista delle presidenziali dell’anno prossimo. Poi ci sono i ristoranti specializzati nelle aragoste, e i tornei di polo, dove non manca mai qualche membro della famiglia reale britannica.

 

I più poveri, o i figli di buone famiglie che non vogliono andare nelle case dei padri, si organizzano con gli «share». Affittano una villa insieme agli amici, e abbattono i costi dividendo le stanze.

 

Fondamentale per divertirsi, e magari trovare un buon partito. Un anno nel nostro share a Hampton Bays, organizzato da un nobile francese insieme all’erede di Antoine de Saint-Exupéry, capitò una simpatica ragazza argentina. Bionda, bella, spigliata, era impiegata alle prime armi di una banca di investimenti, e cercava sempre di promuovere il lavoro della sorella che faceva l’artista. Si chiamava Maxima, oggi è la regina d’Olanda.

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