alfredo ambrosetti

"SPERANZA LO MANDEREI IN GROENLANDIA E BISOGNA ADOTTARE LEGGI DI GUERRA" - PARLA LA VOCE (O TROMBONE?) DELLE ELITE , ALFREDO AMBROSETTI, IDEATORE DEL FORUM DI VILLA D'ESTE: "NON FUNZIONAVA L'IGNORANZA DEL GOVERNO CONTE. E NON VA L'INCOMPETENZA DI ROBERTO SPERANZA. BASTA GUARDARE IL SUO CURRICULUM. CHI PRENDEREBBE UNA PERSONA SENZA ESPERIENZA SPECIFICA? PERFINO QUANDO SI SCEGLIE UN AIUTO NELLE FACCENDE DOMESTICHE SI CHIEDE QUALCHE REFERENZA - DRAGHI È UN FUORICLASSE. MA SENZA MINISTRI DAVVERO COMPETENTI TE LO SOGNI IL SUCCESSO…"

Paola Bulbarelli per “La Verità”

 

ALFREDO AMBROSETTI

Ha detto tanti grazie quando ha ricevuto il premio Guido Carli, pochi giorni fa, ma uno speciale l' ha rivolto alla moglie Lella, «il più bel regalo della mia vita». Alfredo Ambrosetti, classe 1931, nome prestigioso nel mondo, è l'ideatore del Forum di Villa d' Este: tre giorni dedicati agli scenari economici, socio politici e tecnologici con protagonisti di autorevolezza assoluta. Questa è una delle rarissime interviste.

 

Come si diventa Alfredo Ambrosetti?

«Tanto studio, tanto lavoro, tante innovazioni, grandi soddisfazioni. Se non innovi non sei nessuno».

 

Da dove parte?

«Mio papà ha avuto un ruolo fondamentale. Volevo fare medicina e lui, con il suo intuito, mi disse che le mie caratteristiche si adattavano di più a economia. Ho seguito il suo consiglio: dopo la laurea ricevetti 87 offerte di lavoro. Scelsi il gruppo più potente, la Edison».

 

Lì che accadde?

speranza draghi

«Il primo giorno alla Edison il mio capo, Alfredo Sala - tutti gli Alfredo sono dei fuoriclasse (ride ndr) - mi chiese: "Vuoi fare carriera?". Se son capace sì, risposi. E lui: "Ti do un consiglio: se ti chiedono di fare un lavoro di basso livello non far questioni, dimostra di essere il più bravo, e se non ti viene riconosciuto meglio che te ne vada perché significa che lì la meritocrazia non conta. Se invece stanno attenti a chi è bravo, com'è naturale nelle aziende che vanno bene, ti daranno lavori sempre più importanti"».

 

Applicò il suggerimento?

ROBERTO SPERANZA MARIO DRAGHI

«Mi aggiudicai la borsa di studio più prestigiosa assegnata in Italia, la Giacinto Motta. La motivazione fu questa: "Abbiamo imparato che tu, mandato fuori dalla porta, rientri dalla finestra, non ti arrendi mai e non arrendersi mai è una qualità importantissima per il nostro gruppo e per la tua vita"».

 

Quindi?

«Partii per gli Stati Uniti e vi rimasi più di un anno. Scelsi un programma di lavoro disumano: tutti corsi post laurea, quattro in altrettante facoltà diverse. Sapevo poco l'inglese. Lavoravo 8 ore al giorno e chiesi ai professori di poterli registrare. Il registratore era grande come una valigia. Ma durò poco, impossibile seguire tutte quelle ore dopo il lavoro in una lingua che non capivo bene. Allora mi iscrissi a un quinto corso, inglese avanzato. Era la fine degli anni Cinquanta, i più belli degli Stati Uniti».

 

La svolta?

ALFREDO AMBROSETTI

«Grazie a Giorgio Valerio, presidente e amministratore delegato di Edison, potentissimo, di religione ebraica, amico di tutti i capi delle aziende americane, potei fare stage di qualche settimana nelle più importanti aziende degli Stati Uniti, e quindi del mondo: Ford, General Motors, Ibm, Standard Oil poi diventata Exxon di proprietà dei Rockefeller, e tante aziende elettriche».

 

Come ebbe l'idea di fondare la sua società?

«Tornato in Italia, ero invitato da unioni industriali, Rotary, Camere di commercio a raccontare le esperienze americane. Al termine di ogni conferenza non mancava mai qualche imprenditore importante che mi chiedeva consiglio. Così, nel 1965, fondai la società. Avevo talmente tanti clienti che partii con altri tre professionisti».

 

mario draghi giuseppe conte

Una delle sue frasi celebri è: «Tutti guardano ma pochi vedono». Che significa?

«Ci sono quelli che credono di essere aggiornati perché leggono un giornale o vedono un telegiornale, ma non si chiedono se qualcosa capitato quel giorno avrà un futuro. Poi ci sono altri che si pongono la domanda».

 

E questi che tipi sono?

«Gente che sentiva il bisogno di aggiornarsi e aprirsi all'internazionalizzazione, magari però non conoscevano bene l'inglese. C'era un bisogno che non veniva soddisfatto: tanti corsi che iniziavano e finivano mentre il cambiamento andava sempre più veloce».

 

Allora che fece?

ALFREDO AMBROSETTI

«All' inizio degli anni Settanta avviai l'aggiornamento permanente con traduzione simultanea. Si trattavano i temi più importanti con i relatori più autorevoli al mondo. Non ho mai delegato ad altri il coordinamento delle sezioni. Si svolgeva una sessione al mese. Ebbi un successo oltre ogni aspettativa: vi aderirono subito 450 capi d'azienda. Non solo. Scoprii che l'aggiornamento permanente negli Stati Uniti non esisteva. Così creai a Los Angeles una struttura adeguata. Per 8 anni, con mia moglie, passavo 2 settimane al mese in California e 2 in Italia o nelle altre sedi europee. Soffrivo molto il cambio di fuso orario».

 

In Italia chi coinvolse?

«Di scenari economici parlava Nino Andreatta, di politica e società Francesco Alberoni, di risorse e tecnologie Umberto Colombo, futuro ministro dell'industria. Un giorno, tornando con Colombo dal Veneto, parlammo di unire i tre scenari. Così è nato il Forum di Villa d'Este. Era il 1975».

 

GIUSEPPE CONTE MARIO DRAGHI

I tre giorni settembrini a Cernobbio di incontri e dibattiti con partecipanti di grande prestigio.

«L'inizio non fu facile. Eravamo nell'albergo più bello del mondo ma una delle tante crisi politiche italiane ci obbligò a organizzare la prima edizione nei giorni dell'Independence Day, il 4 luglio. Tanti erano già in vacanza e dagli Usa non partì nessuno. Fu un bagno di sangue».

 

Ebbe ripensamenti?

«Andreatta e Gianni Letta mi invitarono a proseguire. Spostai l'appuntamento a settembre: l'anno dopo si iscrisse così tanta gente che fu aperta la lista d'attesa. Ammessi solo 210, pagamento altissimo e anticipato».

HENRY KISSINGER E JOE BIDEN

 

Quali ospiti le hanno lasciato un segno?

«Shimon Peres, Helmut Schmidt, Henry Kissinger. Si ascoltavano incantati».

 

Due anni fa ha fondato l'associazione Per il progresso del Paese. A quale necessità risponde?

«Per dare voce alla società civile. Seneca diceva: "Non esiste vento a favore per chi non conosce il porto". Bisogna sapere dove andare. Vale per un individuo, una famiglia, un'azienda e non può non valere per un Paese. Noi vogliamo arrivare a una visione del futuro degna di tal nome».

 

Diventerà un partito?

«Nello statuto la prima frase è: "Rigorosamente apolitica e senza scopo di lucro". Invitiamo tutti, maggioranza e opposizione. E comunque io ho le mie idee».

 

ALFREDO AMBROSETTI

Per dire: chi vorrebbe sindaco nella sua Milano?

«Speravo in Gabriele Albertini. È stato lui il sindaco realizzatore. Carlo Tognoli fu un grande sindaco, ma di sinistra. Albertini ha creato la Milano della moda, del design e gli edifici modernissimi, cioè quella che vediamo ora».

 

Che cosa non funziona in Italia?

«Per esempio, l'ignoranza del governo Conte. E l'incompetenza di Roberto Speranza. Nell' ultimo incontro dell'associazione ho presentato Consuelo Locati, l' avvocata di Bergamo che ha prodotto documenti con accuse gravissime contro Speranza e il suo ministero».

 

gabriele albertini

Questo governo le piace?

«Draghi è un fuoriclasse. Ma senza ministri davvero competenti te lo sogni il successo, anche se sei un padreterno. E oggi ci ritroviamo anche con un Parlamento a maggioranza 5 stelle che non riflette affatto il Paese».

 

Qual è il difetto peggiore dell'esecutivo Draghi?

«Glielo ripeto: Speranza. Vada sul sito del ministero a vedere il suo curriculum. Chi prenderebbe una persona senza esperienza specifica? Perfino quando si sceglie un aiuto nelle faccende domestiche si chiede qualche referenza, non si prende una persona a caso. Speranza ha inserito tra i suoi obiettivi, per iscritto, di far prevalere i valori della sinistra. Si rende conto? Lui, Conte e Arcuri hanno preso decisioni distruggendo ristoranti, bar, locali, il nostro patrimonio eno-gastronomico. Di quei tre, due sono stati esclusi. Resta il terzo».

ALFREDO AMBROSETTI

 

Lei da dove ripartirebbe?

«Farei in fretta nuove elezioni in modo che il Parlamento rispecchi fedelmente il Paese e manderei Speranza in Groenlandia».

 

Ha fiducia in qualche ministro?

«Patrizio Bianchi e Mariastella Gelmini sono persone perbene. Bianchi ha già partecipato a una delle nostre sessioni, la Gelmini dovrebbe farlo prossimamente».

 

Stanno sbarcando in Italia migliaia di migranti. Come giudica il modo con cui è stata gestita l'accoglienza nel nostro Paese?

patrizio bianchi 2

«Penso al peggio che si possa immaginare. Anni fa qualsiasi insegnante di qualsiasi scuola conosceva la teoria del sociologo americano Abraham Maslow, che ha fatto studi dai quali ha ricavato la piramide dei bisogni. Al vertice ci sono le persone che si sono auto realizzate, alla base i meno abbienti, i più numerosi. Secondo Maslow, è gente pronta a fare qualsiasi cosa per sopravvivere perché l' alternativa è perdere la vita. Noi queste persone le abbiamo fatte arrivare a centinaia di migliaia in un Paese dove il pil era a zero. Perfino il Papa ha detto che l' accoglienza dev' essere organizzata: il Paese accoglie se può dare da mangiare e da vivere e se ha verificato che i nuovi arrivati non siano criminali e sono persone sane. Ora non possiamo meravigliarci se molti immigrati sono diventati delinquenti».

mariastella gelmini 1

 

Come mettere un argine a tutto questo?

«Mettere in galera chi delinque e adottare leggi di guerra».

 

Secondo lei c' è un' emergenza educativa?

«Altroché. Ha visto i nostri libri di scuola? La storia, per esempio, è stata sempre insegnata in modo ideologico, non come si sono svolti realmente i fatti».

 

Per esempio?

«Prendiamo il 25 aprile 1945. Sembra che la liberazione d' Italia sia stata opera esclusiva dei partigiani comunisti al grido di "bandiera rossa". Io c' ero, purtroppo sono nato nel 1931 Posso testimoniare che le cose andarono diversamente. I fatti fondamentali della storia del nostro Paese vanno raccontati in modo corretto e completo. L' insegnamento ideologico è un tradimento delle nuove generazioni».

ALFREDO AMBROSETTI

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