CHI HA AMMAZZATO IL GINECOLOGO DI BENEVENTO IN VIA MACCHI A MILANO? STEFANO ANSALDI, 65 ANNI, È STATO UCCISO SABATO CON UN COLPO DI COLTELLO ALLA GOLA. LA PRIMA IPOTESI DI UNA COPPIA DI RAPINATORI NORDAFRICANI KILLER È STATA SCARTATA DALL’ESAME DEI FILMATI DELLE TELECAMERE - DA CAPIRE LE RAGIONI DELLA TRASFERTA LAMPO DA BENEVENTO E PERCHÉ IL MEDICO INDOSSAVA DEI GUANTI IN LATTICE AL MOMENTO DELLA SUA MORTE – ALLA MOGLIE AVEVA DETTO: “VADO A MILANO AD INCONTRARE DELLE PERSONE” - IL MISTERO DEL CELLULARE SPARITO E LA VALIGETTA CON I BISCOTTI – VIDEO
Andrea Galli e Gianni Santucci per corriere.it
Tra le 18.01 e le 18.04 di sabato, Stefano Ansaldi, ginecologo beneventano con studio a Napoli specializzato anche nell’aiuto a coppie che non riescono ad avere figli, indossando dei guanti in lattice ha percorso gli ultimi trentadue passi della sua vita.
Ha camminato fino all’angolo delle vie Macchi (a senso unico) e Scarlatti (a doppio senso di marcia), sotto il ponteggio di un cantiere di rifacimento della facciata di un condominio, ponteggio che esaminato adesso, allo stesso orario, presenta punti di grossa oscurità all’inizio e meno nel tratto finale, dove un coltello da cucina dalla lunga lama è affondato nella gola del 65enne, che un passante ha visto sul marciapiede con le mani invano premute sul collo.
La prima ipotesi, suffragata dalla coincidenza geografica e temporale, di una coppia di rapinatori killer, ovvero i due nordafricani che a meno di duecento metri di distanza e un quarto d’ora dopo il delitto hanno aggredito un pensionato 72enne, è stata superata dall’esame dei filmati delle telecamere che non collocherebbero i predoni, scappati con Rolex e telefonino dell’anziano sui vagoni del metrò, nell’area dell’uccisione.
Non sono loro, dunque, i ricercati per omicidio pur se risulteranno decisivi, quando saranno catturati (sono sbucati dall’uscita Pagano, forse hanno abbandonato la città), sia mai svelino la presenza, in una zona tragicamente nota per scorrerie di rapinatori, spesso ancorati ai dintorni degradati della vicina Stazione Centrale, di più batterie in simultanea azione nell’ultimo sabato di compere prima di Natale, con i due scattati contro il pensionato, e uno o più complici contro il dottore.
Il Nucleo investigativo dei carabinieri non esclude che Ansaldi sia stato ucciso da un predone di strada, il quale lo avrebbe colpito in una zona a lui favorevole, per l’appunto poco illuminata come il tunnel del ponteggio. Se così è stato, si innesca almeno una domanda. Legata alla presenza, vicino al cadavere, completamente ricoperto dal sangue, non soltanto in conseguenza del punto del corpo raggiunto dall’arma ma proprio per la forza, forse la premeditazione, forse la rabbia coltivata da tempo con la quale il coltello è stato manovrato, di Rolex, portafogli e 24 ore della vittima.
Il presunto aggressore non ha asportato gli oggetti, a differenza del cellulare del medico, sparito forse in quanto immediato da afferrare, essendo magari nelle mani di Ansaldi che stava parlando, mentre gli altri tre oggetti sarebbero stati abbandonati per l’esigenza della fuga indotta dall’allarme lanciato dai passanti. Vero che l’orologio era sul marciapiede, ma potrebbe essersi sfilato dopo una colluttazione.
Il mistero, forse il maggiore dei misteri si nasconde però nei motivi del viaggio a Milano di Ansaldi. Alla moglie, aveva detto che si sarebbe assentato ma soltanto per l’intera giornata, comunicando la città di destinazione e non la ragione, esplicitata in un generico «appuntamento con delle persone». Il medico è arrivato in stazione Centrale tre ore prima di morire.
Nelle tre ore, la sua posizione sarebbe da collocare sempre in via Macchi. Avrebbe camminato, sostato, soprattutto atteso. Seguendo questa pista, cassando la teoria della rapina a uno sconosciuto passante, i carabinieri ragionano sui seguenti elementi. Quei guanti in lattice potrebbero essere stati una misura di copertura contro il Covid ma anche introdurre scenari per esempio di visite mediche.
Ansaldi non aveva in progetto di fermarsi a Milano, come riferito alla moglie, e infatti non portava una valigia con un ricambio minimo: nella 24 ore, presupponendo che nulla sia stato asportato, c’erano dei biscotti e nient’altro. Il medico, sul quale girano strane voci ma che per la cronaca era incensurato e, come ripetuto dai carabinieri di Napoli, estraneo a inchieste, doveva rientrare in giornata eppure in un sabato d’assalto ai treni non aveva comprato il ritorno. Forse non sapeva l’orario di partenza, vincolato all’appuntamento e alla sua durata.
La scena del crimine lascia immaginare che Ansaldi avrebbe poi svoltato a sinistra e attraversato le strisce pedonali vedendo sullo sfondo la Centrale. Si allontanava da Milano avendo completato la missione, interamente da ricostruire a causa dell’assenza del telefonino. Forse rubato contando sulla difficoltà di decriptare, grazie ai soli tabulati, le conversazioni e le chat tra il dottore e il suo carnefice su applicazioni «segrete».
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