AMORE ACIDO - IL RACCONTO DI PIETRO, LA VITTIMA DEI DUE PSICOPATICI: “HO FERMATO ALEXANDER CON UNA MOSSA DI JUDO. MI AIUTÒ UN EX CARCERATO, POI FUGGITO PRIMA DELL’ARRIVO DELLA POLIZIA”
Elisabetta Andreis e Gianni Santucci per il “Corriere della Sera”
«Mi sarei dovuto laureare a maggio 2015». Questo era il futuro, per un ragazzo di 22 anni, studente di economia a Boston. Ora è in ospedale, l’occhio destro e il naso martoriati, il volto sfigurato. Gli anni che verranno: «Sono destinato a una lunga degenza, dovrò subire diversi interventi».
alexander boettcher in tribunale
Ieri i suoi aggressori, Martina Levato, 23 anni, studentessa della Bocconi, e Alexander Boettcher, suo amante e presunto complice, sono entrati nell’aula 9 al piano terra del Tribunale di Milano. Lei col labiale diceva «amore»; lui con cenni della testa le rispondeva «stai tranquilla». Come fossero ancora nella loro dinamica cupa e morbosa, che ha escluso il mondo esterno.
alexander boettcher e martina levato
Lei ha scagliato due litri di acido muriatico contro Pietro Barbini, suo ex compagno di liceo; lui ha inseguito il ragazzo impugnando un martello. Entrambi hanno chiesto un processo con rito abbreviato e una perizia psichiatrica. Il pubblico ministero, Marcello Musso, che da un mese studia, approfondisce e lavora senza sosta all’inchiesta, ha parlato di «prove granitiche» contro la coppia. Tra queste, il verbale del ragazzo aggredito.
le armi trovate a casa di alexander boettcher
È il primo pomeriggio dello scorso 22 gennaio; il procuratore aggiunto Alberto Nobili e il dirigente dell’Ufficio prevenzione generale della polizia, Maria Josè Falcicchia, si siedono accanto al letto di Pietro, in ospedale. Il ragazzo è equilibrato, non mostra rabbia, i suoi prossimi anni saranno un calvario, sta cercando di reagire. Anche quando descrive la ferocia inconcepibile di quel 28 dicembre, quando è andato all’appuntamento/trappola per la consegna di un pacco:
«Guidava mio padre. Io sono sceso dall’auto. Mi sono avviato e nel camminare ho notato, sul lato opposto della strada, le sagome di due ragazzi. Io sono miope, le figure erano distanti, ma mi sembravano una coppia». Passano pochi secondi: «Ho sentito dei passi provenire dalle mie spalle, mi sono istintivamente girato... La donna ha lanciato un liquido verso di me, ho sentito il viso bruciarmi». Pietro prova a ripararsi con una mano, che però scherma solo una minima parte del suo volto.
Il secondo tempo dell’agguato è ancor più agghiacciante. Pietro scappa, nel panico. «Lei, mentre correvo, mi ha lanciato altro acido. L’uomo mi stava inseguendo e ho continuato a scappare. Mi sono spogliato dei vestiti perché mi bruciavano: durante la corsa ho urlato al mio inseguitore di lasciarmi stare, che non avevo fatto nulla di male». In quelle condizioni, Pietro trova il coraggio di reagire:
«Dopo aver fatto una specie di slalom per seminare il mio inseguitore, mi sono fermato e mi sono girato contro di lui. Ho bloccato la sua mano armata poi con l’altra mano l’ho avvolto, facendo una torsione sono riuscito a farlo cadere. Ho effettuato una mossa di judo che si chiama “ogoshi”, che vuol dire “grande anca”.
Martina Levato Alexander Boettcher
Cominciavo a non vederci più bene da un occhio». Boettcher (difeso dal legale Ermanno Gorpia, che ieri ha depositato un video in cui si vedrebbe un terzo uomo sulla scena dell’agguato) viene bloccato da Pietro e dal padre, poi compare un uomo che si dileguerà prima dell’arrivo della polizia: «È intervenuta una persona in nostro aiuto, che ha intimato all’aggressore di stare fermo perché, diceva, era uscito da poco dal carcere e se si fosse mosso gli avrebbe spezzato le gambe».
acido e martello le armi di alexander boettcher e martina levato
Pietro aveva avuto un fugace rapporto con Martina, mentre lei era già insieme al suo amante. Per questo sarebbe stato individuato come inconsapevole obiettivo: Boettcher in delirio di onnipotenza; lei in preda a un’adorazione cieca, che ondeggiava tra tentativi di ingelosirlo, ansia psicotica di essere abbandonata, violente prove di devozione.
Pietro è ancora incredulo, ma riflette sui messaggi che si era scambiato con Martina l’estate scorsa: «Secondo me voleva che lui li leggesse anche per “riparare” il danno di averlo tradito con me. Voleva cioè dimostrargli, mortificando me, che solo lui era un uomo vero e sapeva soddisfarla sessualmente».