“TANGENTOPOLI? SI AGIVA PER I SOLDI, OGGI PER LA POLTRONA” - ANTONIO DI PIETRO COMMENTA LE INCHIESTA CHE, DA BARI A TORINO FINO A CATANIA, HANNO SCOPERCHIATO LA SOLITA POLITICA ARRAFFONA: “NON C’È NEMMENO UN PROGETTO POLITICO O UN’IDEOLOGIA A MONTE. ORMAI È PIÙ IL SAGRESTANO CHE SI FREGA LA QUESTUA CHE IL VESCOVO CHE SI VENDE LA CHIESA. SUL PIANO ETICO E MORALE, OGGI COME OGGI CE L’HO PIÙ CON L’ELETTORE CHE CON L’ELETTO: CON IL SUO VOTO VENDE UN DIRITTO COSTITUZIONALE PER UN PIATTO DI LENTICCHIE. SVENDE PER 50 EURO LA COSA PIÙ IMPORTANTE CHE HA…”
Estratto dell’articolo di Giuseppe Guastella per il “Corriere della Sera”
ANTONIO DI PIETRO SUL TRATTORE
Giuseppe Conte ha detto che questa fase gli ricorda Mani pulite. Lei, Antonio Di Pietro, che di quella stagione giudiziaria è il simbolo, condivide?
«Da tempo è in corso una rivisitazione storica che dice che Mani pulite era solo una questione di illecito finanziamento ai partiti. Non è cosi, Tangentopoli era l’utilizzo della politica per fini personali, un sistema in cui con la scusa di dover finanziare il sistema politico, e quindi di dover fare politica, si prendevano soldi che, però, in realtà nella maggior parte dei casi finivano nelle tasche dei politici e non nelle casse del partito».
Invece, oggi?
«Ora l’obiettivo è la cadrega , la poltrona. Non c’è nemmeno un progetto politico o un’ideologia a monte. Il finanziamento dei partiti c’è sempre, ma avviene attraverso forme che sono state legalizzate legittimando ciò che era una volta illegittimo. Diciamo che ormai è più il sagrestano che si frega la questua che il vescovo che si vende la Chiesa. Sul piano etico e morale, oggi come oggi io ce l’ho più con l’elettore che con l’eletto».
ROCCO STRAGAPEDE E ANTONIO DI PIETRO
Perché?
«Perché con il suo voto vende un diritto costituzionale per un piatto di lenticchie. […] è umiliante assistere ad una persona che, seppur povera, svende per 50 euro la cosa più importante che ha in un paese democratico».
Ed i politici coinvolti?
«Se allora pesavano ad arricchirsi personalmente, oggi il corrispettivo non è tanto la tangente, ma il conseguimento del voto verso sé stessi. […]».
ANTONIO DI PIETRO CON I SUOI ASINI
[…] «Coloro che si illudono di avere meno problemi se verrà eliminato il reato di abuso d’uffico devono sapere che la magistratura avrà sempre modo di contestare la corruzione».
Non è la stessa cosa.
«Sapendo che c’è stato un abuso voluto, bisognerà sempre capire perché questo ci sia stato. Se prima qualche magistrato poteva anche accontentarsi di perseguire solo un semplice abuso, che poi nei processi poteva essere ritenuto un mero errore non condannabile, ora investigherà con maggiore attenzione. È inevitabile che troverà la corruzione».
Seguendo il suo ragionamento, allora è un bene che l’abuso venga abolito?
«Ritengo che l’abuso d’ufficio attualmente in vigore sia stato talmente edulcorato che non serva a niente. Bisogna ritornare al vecchio reato di interesse privato in atti d’ufficio».
Il senatore leghista Claudio Durigon, parlando dell’inchiesta di Catania, ha detto che «è sconcertante» che le indagini risalgano al periodo tra il 2018 e il 2021 mentre i provvedimenti siano scattati quando manca poco più di un mese dalle europee. Giustizia ad orologeria?
ANTONIO DI PIETRO CIRCONDATO DAI GIORNALISTI
«In Italia c’è sempre un’elezione. Seguendo questa logica qualsiasi momento sarebbe sbagliato per un’inchiesta. Il problema di fondo è: male non fare, paura non avere». […]