PAPERONI ALL’OMBRA DELLO ZAR – BENVENUTI ALLA RUBLYOVKA, IL SOBBORGO DI MOSCA DOVE VIVONO I MILIARDARI RUSSI – NEGOZI DI LUSSO, VILLONI E SUPERCAR A OGNI ANGOLO – CI VIVE ANCHE PUTIN, MA QUANDO SI ENTRA NEL CONO D’OMBRA MEGLIO VOLARE A LONDRA
Giuseppe Agliastro per “Il Fatto Quotidiano”
Ville da sogno nascoste dietro altissimi muri di cinta, eserciti di guardie del corpo, negozi esclusivi con prezzi molto più salati che a Milano o Parigi, auto di lusso e fuoriserie a ogni angolo. Benvenuti alla Rublyovka, il sobborgo esclusivo di Mosca dove la “razza padrona” della Russia di oggi vive nello sfarzo, circondata dai servitori e dal denaro. E a volte anche dai guai.
A farci da guida in questo viaggio è Valerij Panjushkin, penna d'oro del giornalismo russo e autore dell'Olimpo di Putin: un libro irriverente e a tratti caustico che racconta le vite dei paperoni e dei potenti russi che abitano o hanno abitato alla Rublyovka. E che quindi partecipano o hanno partecipato al Gioco. Sì, perché quello della Rublyovka secondo Panjushkin è una sorta di gioco di società: dell'alta società russa, per essere precisi.
Il quartiere del prestigio a Mosca ha confini ben delineati: venti chilometri di lunghezza e una quindicina di larghezza, sei-sette per parte lungo la strada Rublyova-Uspenskoe. “La forma è quella di un cetriolo” spiega Panjushkin mentre avanziamo in auto verso “lo zoo dei milionari”. Ai lati della stretta strada che percorriamo c'è un bosco fittissimo e secolare dove andava a caccia Ivan il Terribile, ma a un certo punto iniziano le sontuose ville dei ricconi. Le ville però bisogna immaginarsele, perché sono rese invisibili da insuperabili muri di recinzione verdi che costeggiano la via sia a destra che a sinistra, dando l'impressione di essere in una sorta di tunnel.
Nulla di cui stupirsi: non dimentichiamo che siamo nell'area residenziale dove nei secoli passati viveva l'alta aristocrazia zarista, dove ha poi alloggiato la nomenklatura sovietica, e che ora ospita l'élite politica e finanziaria russa.
COMPRESO LUI, il Numero Uno: Vladimir Putin. E tutta una serie di personaggi che hanno accumulato fortune in modo spesso sospetto e che praticano quella che Panjushkin definisce “la religione dei Soldi”: rigorosamente con la S maiuscola, perché i Soldi sono l'unica vera divinità di questo culto, di cui anche il leader del Cremlino è un fedele. “Le persone come Putin - dice lo scrittore - sono convinte di poter comprare tutto. E infatti l'anno scorso Putin credeva di potersi comprare persino l'Ucraina e di poter fermare la rivolta di Maidan con uno sconto sul prezzo del gas e un investimento da 15 miliardi di dollari”. Ma gli è andata male.
“Anche Berlusconi potrebbe vivere alla Rublyovka - scherza Panjushkin -, è uno più o meno di quel tipo”. Secondo il giornalista però la differenza tra Italia e Russia sta tutta nel contesto, perché nel Gioco della Rublyovka di “regole vere e proprie non ce n'è”. E così può anche capitare che “un avversario, un nemico, un antagonista possa finire in galera con accuse inventate”. Prendiamo un ex rublyovkiano doc come Mikhail Khodorkovsky: in pochi anni ha fondato una banca e si è messo a capo di un colosso petrolifero come la Yukos, ma “poi, all'apice del successo, è esploso: lui è finito in galera e la sua compagnia in miseria”.
KHODORKOVSKY si è arricchito durante le chiacchierate privatizzazioni dell'era Eltsin, ma dietro le sbarre c'è finito non a caso dopo aver preso a finanziare l'opposizione. E c'è rimasto per ben dieci anni. Ma quello della Rublyovka è anche un gioco di squadra. Ed è per questo che le ville degli altissimi comandi della Yukos erano tutte nello stesso centro residenziale: il “Giardino dei meli”. Non solo. Queste magioni erano persino collegate da un sistema segreto di gallerie sotterranee realizzato “con lo stesso tipo di cemento dei bunker”.
Ed è sempre perché quello della Rublyovka è un gioco di squadra, che il legale di Khodorkovsky, Anton Drel, un bel giorno nei documenti ricevuti dalla procura si trovò a essere più volte indicato come imputato invece che come avvocato. Lui interpretò gli “errori” come un avvertimento e scappò a Londra prima che fosse troppo tardi. Sono in tanti ad aver abbandonato la Rublyovka per non rimanere schiacciati dal Gioco. Il più celebre è forse un altro oligarca anti-Putin: Boris Berezovsky, morto un anno e mezzo fa in Inghilterra. Forse suicida. Ma da qualche anno i notabili e i miliardari che lasciano il ghetto dorato vicino Mosca per trasferirsi all'estero sembrano essere in aumento. Qualcuno lo fa per maggiore sicurezza, qualcun altro per uno stile di vita diverso. Certo i negozi di alta moda del Barvikha Luxury Village - la cittadina del lusso della Rublyovka - sono tutt'altro che pieni. La nuova Rublyovka? “Londra”, scherza lo scrittore.