papa bergoglio all ilva di genova

“BISOGNA DARE LAVORO E NON I SUSSIDI A TUTTI” - BERGOGLIO-GUEVARA TRA GLI OPERAI DI GENOVA SI SCHIERA CONTRO IL REDDITO DI CITTADINANZA E CONTRO LA RIVOLUZIONE “JOB-LESS” IMPOSTA DALLA SILICON VALLEY: “UN ASSEGNO STATALE NON RISOLVE I PROBLEMI. TOGLIERE IL LAVORO ALLA GENTE O SFRUTTARE CON UN LAVORO INDEGNO È ANTICOSTITUZIONALE”

Paolo Rodari per “la Repubblica”

 

PAPA BERGOGLIO ALL ILVA DI GENOVA  PAPA BERGOGLIO ALL ILVA DI GENOVA

Come Giovanni Paolo II che nel 1985 iniziò la sua visita a Genova incontrando i lavoratori dell' Italsider, così Francesco, appena atterrato in aereo nella mattinata di ieri nel capoluogo ligure, entra nello stabilimento dell' Ilva di Cornigliano per dedicare agli operai parole non di circostanza: «L' obiettivo da raggiungere non è il reddito per tutti ma il lavoro per tutti!», dice.

 

Nella Genova di Beppe Grillo che una settimana fa ad Assisi aveva marciato per il "reddito di cittadinanza" definendosi «vero francescano», Bergoglio invita al contrario a «non rassegnarsi all' ideologia che immagina un mondo dove solo la metà dei lavoratori lavoreranno e altri saranno mantenuti da un assegno sociale». Anche perché «un assegno statale, mensile, che ti fa portare avanti una famiglia non risolve il problema! Va risolto col lavoro per tutti».

 

PAPA BERGOGLIO ALL ILVA DI GENOVA   PAPA BERGOGLIO ALL ILVA DI GENOVA

Parole che scatenano il mondo politico e che vengono lette da una parte e dell' altra come coerenti con il proprio programma. A Matteo Renzi che elogia il Papa e che chiede «crescita» e «lavoro» senza «assistenzialismo» replica Beppe Grillo che dice: «Oggi Francesco ha parlato dei due temi che sono al centro del dibattito per il futuro del nostro Paese e della nostra civiltà: reddito e lavoro. I piccoli leader in cerca di visibilità e i piccoli giornalisti hanno subito strumentalizzato alcune sue parole a fini politici, ma non si sono soffermati a capire e hanno ascoltato solo quello che pareva a loro».

 

Applaudono alle parole del Papa i 1.550 dipendenti dell' Ilva. Erano più di tremila fino a pochi anni fa. Circa 400 sono in cassa integrazione. Lottano insieme all' azienda per mantenere e conquistare nuove quote di mercato, rendendo compatibile la produzione d' acciaio con l' ambiente.

 

PAPA BERGOGLIO ALL ILVA DI GENOVA PAPA BERGOGLIO ALL ILVA DI GENOVA

La chiusura di cokeria e altoforno ha reso la produzione sostenibile, ma servono altri investimenti per completare la fase di bonifica. Francesco conosce le loro fatiche. E senza ideologie si pone dalla loro parte ricordando anche che è l' articolo 1 della Costituzione a dire che l' Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro: «Togliere il lavoro alla gente o sfruttare la gente col lavoro indegno è anticostituzionale», spiega.

 

Genova non è una città qualunque per il Pontefice argentino. Figlio di migranti, dice ai lavoratori come il porto della città gli ricordi «da dove è uscito il mio papà», emigrato dal Piemonte in Sudamerica. E si chiede se sia normale «che il Mediterraneo sia diventato un cimitero». E ancora: «È normale che tanti Paesi, e non lo dico dell' Italia perché l' Italia è tanto generosa, chiudano la porta a gente piagata, che sfugge dalla fame e dalla guerra?».

 

PAPA BERGOGLIO ALL ILVA DI GENOVAPAPA BERGOGLIO ALL ILVA DI GENOVA

Fu anche per mancanza di lavoro che il padre e i nonni di Francesco lasciarono l' Italia. Eppure, se l' economia fosse in mano a imprenditori «buoni», ogni cosa sarebbe diversa: «Quando l' economia passa nelle mani degli speculatori tutto si rovina, l' economia perde il volto e i volti e una economia senza volti è astratta». E ancora: «Dietro delle decisioni dello speculatore non ci sono persone. Diventa un' economia senza volto e quindi un' economia spietata». Tuona, il Papa, anche contro la meritocrazia: «È una parola bella perché usa il merito», ma che «sta diventando una legittimazione etica della diseguaglianza».

 

PAPA BERGOGLIO ALL ILVA DI GENOVA    PAPA BERGOGLIO ALL ILVA DI GENOVA

E mettere in competizione i lavoratori all' interno di un' impresa «sfilaccia la coesione e alla prima crisi s' indebolisce anche l' impresa stessa», dice. La giornata a Genova vede anche Francesco incontrare nella cattedrale di San Lorenzo clero e religiosi, poi i giovani e un centinaio tra migranti, detenuti e senzatetto al santuario della Madonna della Guardia e ancora una visita ai piccoli pazienti dell' ospedale pediatrico Gaslini.

 

Infine, l' arrivo in piazzale Kennedy con 100mila persone ad accoglierlo per la messa finale. In cattedrale è presente anche Alfredo Maiolese, presidente della Lega musulmani europei, invitato fra i rappresentanti delle "altre confessioni". Al termine dell' incontro col Papa piange. «Le parole di Francesco - dice - mi hanno emozionato sino a farmi piangere perché sono il miglior strumento per avvicinare tutte le persone. Lui abbatte tutti i muri. E per sconfiggere gli estremisti».

Ultimi Dagoreport

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI SU MEDIOBANCA: TRACOLLO DELLA BANCA SENESE - SE IL MEF DI GIORGETTI, CHE HA L’11,7% DI MPS, LO PRENDE IN QUEL POSTO (PERDENDO 71 MILIONI), IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI FA BINGO: 154 MILIONI IN UN GIORNO - INFATTI: SE I DUE COMPARI PERDONO SU MPS 90 MILIONI, NE GUADAGNANO 244 AVENDO IL 25,3% DI MEDIOBANCA - E DOPO IL “VAFFA” DEL MERCATO, CHE SUCCEDERÀ? TECNICAMENTE L’OPERAZIONE CALTA-MILLERI, SUPPORTATA DALLA MELONI IN MODALITÀ TRUMP, È POSSIBILE CON UN AUMENTO DI CAPITALE DI MPS DI 4 MILIARDI (PREVISTO PER APRILE) - PER DIFENDERE MEDIOBANCA DALL’ASSALTO, NAGEL DOVRÀ CHIEDERE AL BOSS DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, DI CHIAMARE ALLE ARMI I POTENTI FONDI INTERNAZIONALI, GRANDI AZIONISTI DI MEDIOBANCA E DI GENERALI, PER SBARRARE IL PASSO AL “CALTARICCONE” ALLA FIAMMA (FDI)

dario franceschini elly schlein matteo renzi carlo calenda giiuseppe conte

DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: IO CI SONO. E’ INUTILE CERCARE IL FEDERATORE, L’ULIVO NON TORNA, E NON ROMPETE LE PALLE ALLA MIA “CREATURA”, ELLY SCHLEIN, “SALDA E VINCENTE” AL COMANDO DEL PARTITO – AMORALE DELLA FAVA: “SU-DARIO” NON MOLLA IL RUOLO DI GRAN BURATTINAIO E DAVANTI AI MAL DI PANZA INTERNI, CHE HANNO DATO VITA AI DUE RECENTI CONVEGNI, SI FA INTERVISTARE PER RIBADIRE AI COLLEGHI DI PARTITO CHE DEVONO SEMPRE FARE I CONTI CON LUI. E LA MELONI GODE…

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)