BISI E RISI - GLI INTRIGHI IN VATICANO DOPO LE DIMISSIONI DI MONSIGNOR VIGANÒ CHE HA TAROCCATO LE LETTERE DI BENEDETTO XVI - LA GENDARMERIA INDAGA: CHI HA DATO IL TESTO INTEGRALE A SANDRO MAGISTER? - OCCHI PUNTATI SU PADRE GEORG CHE IL PAPA NON HA ANCORA RINNOVATO COME PREFETTO DELLA CASA PONTIFICIA - IL “CERCHIO GAUCHO” DI BERGOGLIO PERDE SEMPRE PIÙ PEZZI…
Luigi Bisignani per “Il Tempo”
Non sempre tutti i salmi finiscono in gloria. L’affaire delle clamorose dimissioni di don Dario Viganò, rais della comunicazione vaticana, è ancora tutto da scrivere e s’intreccia con i veleni dei Sacri Palazzi e dei grandi broadcaster internazionali, all’ombra di quello che è ormai definito il cerchio gaucho di Papa Francesco.
Il Pontefice ha perso tre dei suoi più fidati collaboratori: Monsignor Balda, arrestato, condannato ed oggi esiliato per divulgazione di documenti, il Cardinale George Pell, rispedito in Australia per difendersi dalle accuse di pedofilia, e da pochi giorni Dario Viganò, rimosso dal suo incarico di Prefetto ma lasciato negli stessi uffici, nonostante l’irritazione di due figure importanti come Benedetto XVI e il segretario di Stato Pietro Parolin. Francesco, però, non poteva fare altrimenti, anche perché è sempre l’ex potente prefetto alla comunicazione vaticana che deve destreggiarsi per rispettare gli impegni milionari presi, tra gli altri, con la Sony e con Sky.
Partiamo da lontano, dunque, per capire come si sviluppa la galassia Viganò. La scintilla imprenditoriale, che fa nascere l’idea magistrale di un Bergoglio superstar mediatico, prende l’avvio quando Paolo Sorrentino decide di girare “The young Pope”. Risale a quei giorni anche la teorizzazione di un “sistema comunicativo globale” intorno alla figura di Francesco, a immagine di quello che la Walt Disney è nel mondo dell’entertainment con il brand “Pope”. E visto che il motu proprio istitutivo della “Segreteria della comunicazione vaticana” sembrava sposare questa tesi, in tanti ci hanno puntato.
Per prima la Sony, fornendo (sulla fiducia) il costoso materiale per un sistema televisivo che voleva diventare “amerikano”: alta definizione a 4K, trasmissioni 3D e tutto l’arsenale mediatico più avanzato. Poi è stata la volta di Sky, certa di diventare il provider mondiale delle immagini del Papa e di eventi megagalattici. E infatti, per due anni, Sky Uno ha trasmesso h24 ogni viaggio papale.
Dopo le dimissioni di Viganò, a Sky sono in frenetica attesa di sapere con chi dovranno ora interloquire. Prima delle dimissioni del monsignore erano tranquilli, perché gli intrecci tra Sky e la struttura di Viganò erano sempre più coinvolgenti. Fiore all’occhiello, anche un corso di giornalismo web all’Università del Laterano che lo stesso Viganò dirige insieme all’ormai ex direttore delle news di Sky e neo parlamentare 5 stelle, Emilio Carelli.
Viganò-Carelli diventa un binomio affiatatissimo per il lancio di alcune iniziative fortunate, come la distribuzione dei cd del Coro della Cappella Sistina e di prodotti che hanno trovato entusiastica accoglienza pure in Rai. Infine sono iniziati gli “eventi culturali”, come quello in corso sulla genesi della cappella Sistina dove entrano in gioco alcune aziende, tipo “l’officina della comunicazione” e nel quale, forse per la fretta di concludere i lavori, gli esperti hanno riscontrato alcuni errori, come la cronologia dei Papi sbagliata o Michelangelo messo a lavorare sulla cupola di San Pietro l’anno in cui è nato.
Anche in Vaticano, come dappertutto, quando qualcuno cade in disgrazia sono tutti pronti ad ogni tipo di maldicenze. Ed ecco che ora la Segreteria di Stato si vede costretta, in seguito a segnalazioni anonime, ad esaminare bilanci e documentazione su collaboratori di alcune società di comunicazione che si ritrovano sempre, accanto al logo della Segreteria della Comunicazione, come partecipanti o azionisti di opere ed eventi, compreso il film-intervista sul Papa diretto da Wim Wenders.
Ma i veleni non finiscono qui e, visto che questo cataclisma nasce da una missiva taroccata, tutti ora a chiedersi di chi è la manina che ha allungato al principe dei vaticanisti, Sandro Magister, via Osservatore Romano, la lettera integrale scritta da Benedetto XVI. Ancora una volta è un documento che esce dalla scrivania di Benedetto, ma Gabriele, il maggiordomo infedele, non c’è più e non può essere incolpato.
Chi è stato allora? Negli ambienti della Gendarmeria stanno cercando di capire. E c’è qualcuno, anche in Segreteria di Stato, che vuole chiedere lumi ad un personaggio chiave, anello di congiunzione tra i due Papi, molto amato dai media e straordinariamente efficiente: Padre Georg, Prefetto scaduto della Casa Pontificia, non ancora rinnovato, che certamente non gradiva l’intraprendenza di Viganò. In attesa di trovare la manina, Viganò, nonostante le dimissioni resta la star della comunicazione , capace perfino di licenziare, due giorni prima dello scandalo, i poveri salesiani dalla tipografia vaticana, senza neppure avvertire il Segretario di Stato. La stagione dei corvi sembra non avere mai fine.