“BORIA” MEJO DI BERLUSCA! – L’ULTIMA IDEA “GENIALE” DI JOHNSON, PER MANTENERE IL REGNO ANCORA UNITO, È UN PONTE CHE COLLEGHI IRLANDA DEL NORD E SCOZIA: PROPRIO LUI CHE, DA SINDACO DI LONDRA, VIENE RICORDATO PER AVER BUTTATO NEL CESSO 50 MILIONI DI STERLINE PER IL FALLIMENTARE “GARDEN BRIDGE” - IL PONTE NON SEMBRA FATTIBILE E SI STA RIPIEGANDO PER UN TUNNEL DA 11 MILIARDI - SIMON HOARE, PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE SULL'IRLANDA DEL NORD LO SFOTTE: “BASTA ALLUCINOGENI…”
Antonello Guerrera per "la Repubblica"
È il fantasma del Ponte sullo Stretto che ora si aggira anche nel Mar d' Irlanda. In Italia l' idea fu di Berlusconi, qui in Regno Unito di "Borisconi", come lo chiamano gli esegeti politici, e cioè Boris Johnson. Che ha un' idea secondo lui geniale: un tunnel tra Scozia e Irlanda del Nord, per collegare quest' ultima, fisicamente, alla Gran Bretagna. In origine, la suggestione era in realtà un ponte, come propose tre anni fa l' attuale primo ministro.
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Che già da sindaco di Londra si era distinto per il fallimentare "Garden bridge" sul Tamigi, un ponte-parco pedonale à la newyorchese "High Line" che bruciò 50 milioni di euro dei contribuenti. E così, nel 2018, anche il visionario ponte di Johnson tra Scozia e Irlanda del Nord ricevette sprezzanti rifiuti degli esperti: «Impossibile».
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Già. Il Mar d' Irlanda nei mesi freddi è spesso in tempesta, un ponte sarebbe chiuso tre mesi all' anno, i costi sarebbero di circa 25 miliardi di euro. Invece, un tunnel ferroviario e con navette per le autovetture, simile a quello della Manica, è possibile: basterebbe passare dalla scozzese Straener alla nordirlandese Larne, evitando la fossa del Beaufort' s Dyke profonda quanto lo Shard di Renzo Piano a Londra (fino a 310 metri).
Una galleria di lunghezza pari a circa 30 chilometri e il conto non sarebbe nemmeno così elevato: almeno 11 miliardi di euro, la metà del ponte. Il progetto, che deve essere approvato da autorità nazionali e devolute, sarà sottoposto a breve dalle Ferrovie Britanniche al governo Johnson.
Il problema è che questo tunnel, dai giornali conservatori, è già stato ribattezzato "Boris' Burrow". Ovvero "il cunicolo di Boris".
Per molti, un imperdonabile peccato originale. Per il ministro dei Trasporti scozzese Michael Matheson è un progetto che «trasuda vanità ».
Per la ministra nordirlandese dei Trasporti, Nichola Mallon, «non abbiamo bisogno del glamour dei conservatori». E tra gli stessi tories ci sono critici, come il presidente della commissione parlamentare sull' Irlanda del Nord e deputato a Westminster Simon Hoare, che ha affondato l' idea citando unicorni, il Dottor Dolittle e «basta allucinogeni, please».
Ciononostante, il tunnel potrebbe presto diventare realtà. Perché, oltre alla sua praticità, avrebbe un enorme significato simbolico: tenere il Regno ancora Unito, visto che si sta spezzando proprio in Scozia, dove i venti di indipendenza sono tornati a spirare forte dopo la Brexit, ma più urgentemente in Irlanda del Nord, dove l' accordo di divorzio firmato dallo stesso Johnson con l' Ue prevede un confine invisibile e controlli preventivi per beni e merci tra Gran Bretagna e Irlanda del Nord, per non "inquinare" il mercato unico europeo in cui Belfast è rimasta e per preservare la pace.
Una pace però fragilissima. In Irlanda del Nord gli estremisti unionisti, proprio per questa frattura tra Belfast e Londra sancita dall' accordo Brexit, hanno recentemente ripreso vigore e minacciato i doganieri, che per giorni non sono andati a lavorare. Potrebbe ritornare l' incubo dei troubles ed è per questo che Johnson, oltre a provare a rinegoziare l' accordo con l' Ue, vuole il tunnel. Proprio lui, Boris. Che, come ha scritto il Sunday Times , ha ideato e ottenuto la Brexit che potrebbe far risprofondare l' isola d' Irlanda nel caos.