CHE RAPPORTO AVEVA LA JUVENTUS CON GLI UOMINI DELLE ‘NDRINE? - BOTTA E RISPOSTA, IN COMMISSIONE ANTIMAFIA, TRA IL LEGALE DEI BIANCONERI (“NON C’E’ INTERCETTAZIONE CHE RIGUARDI ANDREA AGNELLI”) E ROSY BINDI: “IL FENOMENO ESISTE E VOI LO NEGATE, AGNELLI VERRA' ASCOLTATO”
"C'è la totale e piena disponibilità del nostro presidente a essere qui e dare suo contributo". Lo ha detto davanti alla Commissione parlamentare antimafia, Luigi Chiappero, legale della Juventus, ascoltato nell'ambito dell'approfondimento sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nel calcio professionistico. Il tutto su sollecitazione del vicepresidente Claudio Fava e l'ex coordinatore del comitato mafia e sport, Angelo Attaguile, che ha spinto per ascoltare il presidente bianconero Andrea Agnelli.
"Non c'è una intercettazione che riguardi il presidente della Juventus, mai un riferimento ad un incontro, mai - ha proseguito Chiappero -. Ci sono due telefonate tra il presidente e d'Angelo, il security manager, e sei telefonate in cui terze persone parlano del presidente in modo irrilevante relativamente ai biglietti".
"E' necessario distinguere tra quanto avvenuto fino a luglio 2016 e quanto avvenuto dopo, quando dipendenti della Juve sono stati ascoltati, intercettati e rivestono il ruolo di testimoni, ruolo sottoposto a vaglio invasivo meticoloso e mai mutato. Il processo penale racconta di una persona attualmente sottoposta a processo per associazione ndranghetista il cui nome è Rocco Dominello, e racconta che il nostro security manager, Alessandro D'Angelo, deputato con l'uomo della biglietteria a rapportarsi con coloro che rappresentavano la tifoseria.
A un certo punto una persona, Rocco Dominello, è entrata in contatto con d'Angelo: questa persona era ed è al momento incensurata", ha proseguito Chiappero. "Non ci sono inviti a matrimoni, battesimi o qualcosa di più. Alessandro d'Angelo, il security manager della Juve, parla con un signore che viene dalla curva, che ha un certificato penale pulito", ha proseguito il legale.
"La procura di Torino da sempre non ha fatto favori alla Juve. Se vedete i processi di falso in bilancio tutte le procure hanno archiviato, Torino è l'unica che ha fatto un processo per falso in bilancio ai dirigenti. Voglio eliminare qualunque pensiero che ci possa essere un retro-pensiero di qualche favoritismo".
"D'Angelo non pensava lontanamente di parlare con un soggetto che non fosse altro che un esponente della curva", ha concluso. "Doveva accorgersi d'Angelo che Rocco Dominello aveva caratteristiche diverse da quelle che rappresentava?".
BINDI: "IL FENOMENO ESISTE E VOI LO NEGATE, AGNELLI VERRA' ASCOLTATO"
"Ci preoccupa che venga negato il fenomeno, che voi lo neghiate, il fenomeno c'è, esiste: i biglietti continuate a darglieli?". Ha chiesto a Chiappero la presidente della commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi. "Certo che no", ha risposto l'avvocato.
"Occorre pertanto trovare gli opportuni strumenti - ha proseguito Rosy Bindi - per rendere tutti i soggetti della filiera sportiva consapevoli del rischio, e quindi attrezzati per fronteggiarlo insieme alle Istituzioni a tutela dell'intero sistema del calcio professionistico, che comprende società sportive ormai anche quotate in Borsa le quali costituiscono parte rilevante della storia sociale e imprenditoriale del nostro Paese, e che sono pertanto una risorsa nazionale da preservare contro ogni rischio di aggressione illegale".
Poi la notizia più attesa, la conferma della presenza del presidente bianconero: "Abbiamo chiarito che il presidente della Juventus verrà, non lo avevamo mai dato per certo", ha detto Bindi. "Tutta la vicenda denota che la forza delle mafie sta nella sua sottovalutazione". Mercoledì prossimo tornerà in Antimafia l'avvocato Chiappero per concludere l'audizione.
I FATTI PREGRESSI - Nel memoriale che lo scorso luglio inoltrò alla procura di Torino nel quadro dell'inchiesta Alto Piemonte, Andrea Agnelli assicurò che non ci sono stati "né sconti né omaggi" in occasione della cessione di biglietti della Juve a gruppi ultras. Il presidente spiegò che ad occuparsi della questione fu Alessandro D'Angelo, capo della sicurezza del club. Ma dalle indagini è emerso che un ex capo ultras (che compare fra i 23 indagati per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio) avrebbe messo in contatto un componente della
famiglia Dominello con la dirigenza della Juventus. Fu definito, secondo gli inquirenti, un vero e proprio patto: il boss avrebbe fatto da portavoce ad alcuni gruppi della tifoseria organizzata, mantenendo "la pace nella curva", e in cambio avrebbe ricevuto quote di biglietti da distribuire ai tifosi o da trattenere per sé e destinare al bagarinaggio. A carico della società bianconera non sono emersi tuttavia reati penali ma le carte sono passate alla procura della Figc.