TOGHE ROTTE – E BRUTI FECE PEGGIORARE LA PAGELLA DI ROBLEDO – NELL’INFINITA GUERRA TRA IL PROCURATORE CAPO DI MILANO E IL SUO AGGIUNTO ORA SPUNTANO ANCHE LA “CORREZIONE” DELLE VALUTAZIONI PROFESSIONALI
Luigi Ferrarella per “il Corriere della Sera”
Carta vince, carta perde, e, in mezzo, una lettera del procuratore Edmondo Bruti Liberati al suo vicario Pietro Forno: in mezzo alla sostituzione di un primo rapporto «positivo» sulla professionalità 2009-2013 del procuratore aggiunto Alfredo Robledo (steso da Forno il 14 ottobre 2014) con un secondo peggiorativo rapporto di Forno il 10 dicembre, «positivo ma tenuto conto di una valutazione comparativa tra gli aspetti positivi e le criticità sopra rilevate».
Nella lettera il procuratore Bruti Liberati additava al suo vicario Forno 7 «criticità» che questi non aveva messo nel primo rapporto. E adesso Robledo chiede al Consiglio Giudiziario di verificare perché il rapporto sia stato dal vicario «inspiegabilmente sostituito» e «strutturalmente modificato nei contenuti» in una maniera «orientata da una missiva del Procuratore» per «marcatamente sminuire la compiuta descrizione delle valutazioni positive» iniziali.
Le quadriennali valutazioni di professionalità dei magistrati al Csm sono diventate uno dei fronti dello scontro acceso da Robledo nel marzo 2014 con l’esposto contro Bruti su questioni tuttora irrisolte sia dal Csm sia dalla Procura generale di Cassazione, che in sede disciplinare ha invece appena chiesto al Csm (udienza il 5 febbraio) il trasferimento cautelare di Robledo (via da Milano e da pm) per le intercettazioni del 2013 con l’avvocato della Lega Domenico Aiello.
Base delle valutazioni quadriennali è il rapporto del capo dell’Ufficio sulla toga sotto esame. Per opportunità l’8 ottobre 2014 Bruti lo delega al suo vicario Forno, il quale il 14 ottobre lo invia «positivo» al Consiglio Giudiziario, che il 21 novembre glielo rimanda indietro chiedendogli di adattarlo all’apposita modulistica.
E’ in questa fase che si inserisce la lettera di Bruti a Forno il 26 novembre: «Nel riconfermarti la delega per la redazione del rapporto, ti trasmetto documentazione rilevante di cui non hai avuto cognizione». Sono 8 allegati, tra i quali la revoca il 3 ottobre a Robledo della guida del pool tangenti (con anche l’accusa di aver mal gestito somme in sequestro, poi ampliata il 23 ottobre e 5 novembre), il verbale dell’assemblea di tutti i pm convocata il 6 ottobre da Bruti, la sua segnalazione al Csm il 6 novembre dell’incarico della moglie di Robledo nell’ufficio legale Expo, la relativa delibera del 18 novembre del Consiglio locale.
CAMERA ARDENTE DI GERARDO DAMBROSIO ALFREDO ROBLEDO
Quando il 10 dicembre Forno rideposita il rapporto su Robledo, a cambiare però non è solo la modulistica. Alla voce «merito», scende da 3 pagine a 6 righe la citazione delle caratteristiche di Robledo elogiate nel 2006 dall’allora capo Minale. Al capitolo «attitudini», scendono da 6 pagine a 1 pagina e mezza gli apprezzamenti vergati da Bruti nel Bilancio 2013. Spunta invece una pagina e mezza di Forno su 7 «criticità, anche alla luce delle recenti osservazioni del Procuratore: mancato coinvolgimento dell’intero pool in riunioni periodiche, mancata assegnazione dei casi più delicati con criteri trasparenti e condivisi, mancata informativa al Procuratore, mancato coordinamento con altri pool, gestione di somme in sequestro, rapporti con la polizia giudiziaria, menzione di atti coperti dal segreto di indagine in atti diretti al Csm», benché qui Forno aggiunga che «lo scrivente non conosce i dati e non può quindi apprezzare il grado di riservatezza».
La valutazione di Robledo cessa così di essere del tutto «positiva», e scolora: «Il quadro che emerge dalle evidenziate criticità deve essere valutato comparativamente con gli aspetti positivi dell’operato dei risultati conseguiti».
Robledo, in una lettera al Consiglio Giudiziario datata 18 dicembre (quindi prima dell’incolpazione disciplinare martedì) lamenta allora il trapianto nel secondo rapporto di «diversi punti di criticità fatti propri del tutto acriticamente da Forno, il quale li inseriva nel rapporto con affermazioni del tutto apodittiche, prive di ogni riferimento di riscontro e con adesione a dir poco fideistica alle affermazioni del Procuratore».
Robledo rileva come la versione-bis del 10 dicembre di Forno, nell’accogliere «l’implicito suggerimento di Bruti», non abbia invece «fatto alcuna menzione alla rilevantissima circostanza» che il Consiglio Giudiziario il 28 ottobre avesse bocciato il provvedimento del 3 ottobre di Bruti di revoca di Robledo dalla guida del pool, in quanto «modo improprio» e «non consentito dall’attuale sistema ordinamentale per risolvere l’esistenza di un conflitto».
E per Robledo neppure è vero che le «novità» indicate da Bruti a Forno il 26 novembre fossero prima ignote a Forno, visto che la revoca del 3 ottobre era già «parte integrante e allegato al “primo” rapporto di Forno il 14 ottobre. Devo ritenere - ironizza - a sua insaputa».
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