IL CALCIO UCCIDE: BORGONOVO SI ARRENDE ALLA ‘’STRONZA’’

Leonardo Bardazzi e Federica Sanna per Corriere.it

Addio a Stefano Borgonovo,49 anni, ex attaccante di Fiorentina e Milan. Era da tempo malato di Sla, ha lottato fino all'ultimo. E fino all'ultimo ha cercato di accendere i riflettori sulla condizione dei malati di Sla, che lui chiamava scherzosamente «la stronza». La Nazionale ha giocato contro la Spagna, per la Confederations Cup, con il lutto al braccio in suo ricordo; è stata fatta anche richiesta di un minuto di silenzio prima del match, ma la Fifa alla fine non ha acconsentito.

LA CARRIERA
Elegante, svelto e col gol nel sangue. Borgonovo è stato un centravanti di talento, capace di segnare quasi 100 gol in carriera e di vincere, col grande Milan di Sacchi, scudetto, Coppa Campioni e Coppa Uefa. Agli esordi Stefano è un promettente attaccante del Como, ad un passo da casa sua, maglia con la quale esordisce in serie A il 14 marzo 1982, a pochi giorni dal suo diciottesimo compleanno.

Nell'83/84 i suoi 10 gol fanno drizzare le orecchie agli osservatori dei club maggiori: a prenderlo, per 4 miliardi di lire, è il Milan, che però, avendo già Van Basten, Gullit e Virdis, preferisce lasciarlo in prestito al Como e poi alla Fiorentina. In viola conosce Roberto Baggio e dà il via alla fase più bella della sua carriera. La B2 infatti, nel campionato 88/89 dà spettacolo e segna a raffica, trascinando la squadra alla qualificazione Uefa: la coppia viola segna 29 dei 44 gol totali, di cui 14 firmati da Stefano.

Per i tifosi della curva Fiesole però, «Borgogol» diventa un idolo nel giorno del suo colpo di testa vincente al 90' contro la Juventus (il pallone di quell'impresa è ancora conservato come un cimelio dai tifosi): non basta, perché la B2 si ripete anche con l'Inter capolista, sconfitta 4-3 a Firenze proprio grazie ad un gol di rapina di Borgonovo. L'Italia intera si accorge di lui e infatti, il 22 febbraio dell'89, Stefano esordisce in azzurro contro la Danimarca.

Al termine della stagione il Milan, proprietario del cartellino, richiama l'attaccante a Milano. Borgonovo vuole restare a Firenze, città alla quale è ormai legatissimo, i rossoneri però resistono e lui ripaga con una tripletta al Galatasaray e con un paio di guizzi degni della sua fama. Gli infortuni e la concorrenza però ne fermeranno l'ascesa: nel '90 così Stefano, innamorato di Firenze, città nella quale si fece anche operare al ginocchio, torna alla Fiorentina.

Cecchi Gori per lui sborsa 8 miliardi di lire, ma stavolta la risposta del campo (42 presenze e 7 gol in 2 anni) non sarà la stessa del passato. Stefano così chiude la carriera tra Pescara, Udinese e Brescia, per poi intraprendere una (breve) carriera di allenatore nelle giovanili del Como, chiusa nel 2005 per motivi di salute, poi trasformatisi in una battaglia a viso aperto contro la stronza.

LA LOTTA CONTRO LA MALATTIA
Il 5 settembre 2008 Borgonovo ha annunciato di essere malato di sclerosi laterale amiotrofica. La notizia raggiunse presto anche il ritiro della Nazionale, che era impegnata nella preparazione a due incontri di qualificazione ai Mondiali di Calcio del 2010. Da allora ha creato una Fondazione che ha raccolto fondi per la ricerca.

Lui stesso in carrozzina è sceso più volte in campo insieme alla sua inseparabile compagna Chantal. Il mondo del calcio e non solo è in lutto: «Voglio ricordarlo come quando in semifinale della Coppa Campioni segnò contro il Bayern Monaco - dice l'ex portiere Giovanni Galli - Ho pensato che Stefano fosse immortale, per la sua forza, la sua determinazione, per il suo stare attaccato alla vita. Purtroppo non è così, ma di immortale ha lasciato la sua lotta e il suo grande messaggio».

Tre anni fa gli era stato consegnato Fiorino d'oro di Firenze, la sua massima onoreficenza: «La città piange Stefano Borgonovo. Con lui se ne va un amico, un campione, un fiorino d'oro, ma soprattutto un grande Uomo. Un abbraccio a Chantal, Andrea, Alessandra, Benedetta e Gaia», scrive il sindaco Matteo Renzi su Facebook.

IL CORDOGLIO
«Ciao Stefano, Eroe» dice il suo grande amico Baggio. La Fiorentina lo ricorda con le parole di Andrea Della Valle: «Stefano è stato e continuerà ad essere un esempio per il coraggio, la tenacia e la serenità con cui fino all'ultimo ha combattuto la sua malattia sul campo e vorremmo ricordarlo sempre con lo stesso sorriso e la serenità che ci ha trasmesso in occasione del nostro incontro a Firenze, in una indimenticabile serata».

Parole toccanti anche dal Milan: «Il campione di Giussano resterà sempre con noi. La sua scomparsa di oggi ci fa stringere alla moglie Chantal e ai figli Andrea, Alessandria, Benedetta e Gaia, una splendida famiglia. Forza e dignità, tutto questo è stato Stefano e tutto questo sono stati i suoi cari». Stefano era un grande amico di Carlo Ancelotti, di Mauro Tassotti, di tutto il Milan.

«Tutta Fondazione Milan ha lavorato e lavorerà ancora con Chantal, per fare ancora di più oggi che Stefano non sarà più fisicamente con noi. L'eroe di Monaco di Baviera (suo il gol decisivo per la qualificazione alla Finale di coppa dei Campioni del 1990 contro il Bayern), è diventato un esempio di vita. Tutte le visite di Roberto Baggio, di Pippo Inzaghi, di David Beckham, di tanti altri non sono state inutili. Sono state vita. Vita vera, vita sentita e vissuta. Fino in fondo. Ciao Stefano! Ciao Caro! Sempre con Te!».

 

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